Da bambino prodigio a stella del piano, a Bolzano anche il giovane Trifonov

Poco più che ventenne, Daniil Trifonov è già una stella del pianismo internazionale. Bambino prodigio, da anni sulle scene, si è imposto negli ultimi tempi con la vittoria di importanti concorsi. Prima il terzo premio allo Chopin di Varsavia del 2010 e poi la medaglia d’oro al Concorso Tchaikovsky nel 2011. Ed è proprio a questi due traguardi che il programma del concerto bolzanino sembra essere legato. Si inizia infatti con una summa del repertorio russo, per poi lasciare il posto al padre del pianismo moderno, per l’appunto Chopin. La Terza Sonata di Skrjabin apre il concerto e ci fa rivivere i diversi Stati d’animo, come recita il sottotitolo. Da un primo movimento ieratico, passando per momenti di gioia e dolore, giungiamo al turbinio del finale, che ci porta alla deriva, persi nell’infinito. Seguono pagine di Medtner, di poco più giovane rispetto a Skrjabin e decisamente meno conosciuto, almeno in Italia. Trifonov ci presenta una selezione dei suoi Märchen, piccole fiabe che ci conducono idealmente all’Uccello di Fuoco di Stravinskij. Basato su un racconto tradizionale, il celebre balletto viene qui eseguito nella funambolica trascrizione curata dallo storico pianista italiano Guido Agosti. Virtuosismo allo stato puro. Dopo i fuochi d’artificio russi, si riparte con la cullante melodia della Barcarolle di Chopin. Preludio alla maratona finale del giovane Trifonov: i Dodici Etudes op. 25. Ogni problema tecnico viene affrontato di petto e tradotto in un mirabile quadro poetico. Che si tratti di doppie seste, di ottave o quant’altro, ogni studio si trasforma in un’immagine sonora sempre nuova, ora intima e, quasi senza soluzione di continuità, subito dopo travolgente. Ottimo banco di prova per Daniil Trifonov, alle prese con un programma in grado di esaltare tanto le sue doti tecniche, quanto quelle interpretative.
Articolo di Marco Cosci