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June 26, 2012
NatureCulture Special #02: Bolzano, il Parco delle Rive. Che non c’è
Barbara Breda
Da oltre un secolo Bolzano è regolata nei suoi processi di crescita e trasformazione da piani urbanistici che si configurano come strumenti per la gestione delle trasformazioni urbane e come regola e modello per tutelare le sue qualità architettoniche e ambientali.
Nel 2007, ad un gruppo di 10 architetti altoatesini è stato affidato il compito di elaborare un documento preliminare al nuovo Masterplan, un interessante passaggio propedeutico soprattutto per la possibilità di discutere lo strumento in ambito sociale e politico già in fase di formazione delle scelte, e quindi privilegiando un ampio spettro di direzioni possibili piuttosto che delle soluzioni definitive.
In contrapposizione alle usuali logiche della pianificazione urbanistica di Bolzano, dove centrale era soprattutto la questione della scarsità del suolo cittadino, il nuovo documento ha guardato al territorio nella sua interezza e ha proposto un disegno complessivo di città, forte delle relazioni tra spazio verde, costruito e pendici.
Senza entrare nel merito degli svariati temi discussi, che spaziano dalla mobilità, alle attività economiche, alle trasformazioni future, alla creazione di nuove centralità fino alle regole normative e procedurali, in relazione al tema affrontato da franz per lo speciale sui luoghi naturali per la cultura, é giusto porre attenzione soprattutto alle proposte che interessano il verde urbano.
Le priorità individuate dipingono uno scenario che molti di noi si augurerebbero per Bolzano: lo spostamento del viadotto autostradale e del tracciato dell’arginale in modo che la città possa recuperare il rapporto col fiume su entrambe le rive -un fiume che diventerebbe cosí elemento di unione e anziché di cesura tra le parti di città-, la conseguente consolidazione del parco fluviale in un grande sistema lineare continuo di verde e servizi da collegare al verde diffuso e con gli spazi pubblici di quartiere attraverso una capillare trama di percorsi pedonali, la valorizzazione delle pendici (prime fra tutte quelle del Virgolo), con azioni in grado di preservarle dalla speculazione edilizia, e di immetterle nel ciclo della fruizione civica come luoghi votati al godimento di natura, cultura, tempo libero.
Le rive del Talvera e dell’Isarco, oltre a individuare nel loro punto d’incontro il centro orografico di Bolzano, sono al contempo struttura portante ed elemento unificante di tutte le zone della città. Per questo è stata indicata un’estesa opera di riqualificazione di tutte le superfici delle sponde, così come l’eliminazione di ogni impedimento per la loro libera accessibilità e fruizione, fosse esso strada (come ad esempio l’arginale), muro o recinzione. Il Parco delle Rive rappresenterebbe così l’ambito strategico della forma della città: ambito di qualità urbana, paesaggistica e ambientale da cui fa partire i raggi verdi urbani verso i quartieri.
Certo, il piano è ambizioso e l’operazione non di semplice realizzazione, si tratta appunto di “visioni” -come vengono definite in gergo urbanistico-, di scenari verso cui tendere e direzionare le scelte, con la libertà di prefigurare i possibili assetti urbanistici futuri senza essere legati sin dal principio alle norme che li regoleranno.
Se ci si lascia cullare da queste immagini, però, è facile quanto la cittá avrebbe da guadagnarci. Non solo un lungo, generoso affaccio sull’acqua, con nuove visuali emergenti sul fiume grazie allo sviluppo e all’espansione dei parchi lungo la sponda sinistra dell’Isarco, ma anche la possibilità di creare nuovi spazi per la cultura e per l’incontro affacciati sull’acqua e che dall’acqua assimilino una specifica identità di carattere urbano e architettonico. Il ridisegno delle sponde del Talvera in corrispondenza del ponte omonimo permetteva la realizzazione di un’isola attrezzata come spazio per il tempo libero e l’intrattenimento direttamente sul fiume. Una nuova torre per la ricerca, posta alla confluenza tra Talvera e Isarco, si aggiungeva alle strutture dell’Eurac per segnalare, come landmark, la sua funzione di centralità urbana. La balneazione libera nel fiume era resa possibile grazie a gradoni verdi di raccordo tra il retro del campo Druso e il piccolo corso d’acqua delimitante l’isola sul fiume, a sua volta collegata con delle leggere passerelle in legno.
Un nuovo edificio-ponte pedociclabile collocato tra via Roma e via Palermo, con l’appoggio centrale su un’ampia isola dell’Isarco, favoriva un altro acceso sicuro all’acqua e un importante collegamento tra le due sponde. Infine, nel tratto tra ponte Palermo e ponte Resia, venivano pensati sulla sponda destra una Casa della Musica con sale da concerto, sala registrazioni, locali di prova per gruppi bandistici, una scuola di musica, una biblioteca audio-video e un bar ristorante, mentre sulla sponda sinistra, collegato da un nuovo ponte pedonale e da una ciclabile, il centro di arte e di design, legato all’università e alla scuola professionale di grafica Gutenberg.
Nel provare ad immergersi nel fascino immaginifico di questi scenari, é piuttosto facile rendersi conto dell’importanza strategica del nostro parco fluviale, giá oggi vissuto e apprezzato da tutta la cittá, ma con un grande potenziale ricreativo e culturale la cui esplorazione sarebbe in grado non solo di aggiungere maggior vivacitá e fruizione, ma anche un fondamentale servizio alla collettivitá.
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