Cultura sull’orlo di una crisi di nervi?

Lo spettacolo andato in scena mercoledì 20 giugno 2012 al Centro Trevi è stato come un cerino acceso per far luce in una cisterna di benzina. Oppure una parodia alla Franco e Ciccio di Almodovar, della serie “operatori culturali altoatesini sull’orlo di una crisi di nervi”. Tante le “ragioni” in gioco, quasi tutte fuori tempo massimo ed esposte sopra le righe. Con la minoranza del “quasi” a fare quasi tenerezza. Innanzitutto i 50 minuti introduttivi dell’assessore Tommasini che si sarebbero potuti sintetizzare nei 5 necessari all’illustrazione delle slider ufficiali sui “numeri” dei contributi. La lunga introduzione e la blanda intervista hanno quindi gettato benzina sul fuoco di fila che ne è seguito e dove, a ben vedere, si è sentito tutto e il contrario di tutto. Due esempi su tutti. 1) La battaglia di alcune associazioni sulle “sacrosante” rendite di posizione e l’appello lanciato da altre sull’impossibilità di inserirsi ex novo con progetti validi in un panorama cementificato. 2) La affermazione da parte della politica della volontà di ottimizzare le risorse in tempo di crisi coinvolgendo e responsabilizzando le realtà locali, non riuscendo poi a spiegare ai cittadini operazioni come quella adottata con la cooperativa 19. Senz’altro la politica ha anche da farsi perdonare il ritardo che ha caratterizzato la produzione di informazioni cruciali e l’apertura a momenti di confronto. Per non parlare della reticenza manifestata nel rispondere ad alcune domande pungenti ma inderogabili, visto il livello del contrasto in essere. I membri delle associazioni più battagliere, al di là dell’opportunità del “tono” adottato, hanno invece oscillato pericolosamente nelle loro argomentazioni tra la difesa a spada tratta del loro orticello e un una sterile e categorica critica del “sistema”, arrivando quasi a mettere in dubbio la legittimità dei loro interlocutori. I tecnici dal canto loro sono rimasti nell’ombra quando invece avrebbero avuto parecchie cose da dire, sia alle associazioni che alla politica. Il confronto ha un ruolo cruciale e ci siamo arrivati, finalmente. E’ ora da sperare che l’assalto a senso unico andato in scena al Trevi si trasformi molto presto in un incontro costruttivo. Sarà possibile? Forse sì, ma è facile a dirsi, molto meno a farsi. Ognuna delle parti dovrebbe fare un’autocritica pubblica e mettere sul tavolo le proprie carte, riconoscendo ed accettando per quello che è il ruolo del proprio interlocutore. Per poi passare prestissimo ad una fase propositiva. Come hanno esortato i due grandi vecchi presenti all’incontro, Menapace e Bertoldi: non mortificare il livello “culturale” del confronto della cultura, ponendosi obiettivi alti. Solo ponendosi quegli obiettivi, tutti – sia associazioni, che politica, che funzionari – potranno finalmente scendere dai loro piedistalli dai quali proclamano senza sosta “avrò ben il diritto di […]!”. E allora forse potranno trovare risposta anche molte domande imbarazzanti che al momento ancora si rivolgono vicendevolmente le parti in causa.