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June 21, 2012

Macello Butch-ennial + FranzPlatz creative fields: un seme, per cominciare

Anna Quinz

Spesso mi sono chiesta…

Quanto è veramente libera l’arte contemporanea oggi, in particolare nei territori piccoli, come il Trentino Alto Adige? Quanto davvero è e tempo luogo di espressione indipendente di un’artista, e quanto invece spazio di infiltrazioni politiche e strumento di propaganda istituzionale?

Gli artisti locali, sono locali perché sono nati qui? E se vivono a Berlino o New York, restano artisti locali oppure no? E soprattutto, esiste un concetto di “artista locale”?

L’arte, ha bisogno di spazio per nascere e per prodursi? Ma di quale spazio? Uno spazio fisico, come il museo o la galleria, o ha bisogno soprattutto degli spazi mentali in cui infilarsi e attraverso i quali penetrare nelle teste della gente, che non è solo “gli artisti”?

Quanto e fino a dove il pubblico deve interferire nella produzione e nell’esposizione dell’arte?

Quanto costa, al territorio, il suo sistema artistico? Troppo, o troppo poco? E i soldi poi, sono davvero motore fondamentale, quando si parla di arte?

Poi, dopo che mi sono fatta queste domande di carattere mediamente generale, mi chiedo anche…

Che fine ha fatto (o farà) la Galleria Civica di Trento, luogo che tanto ha dato al territorio (cittadino, ma anche regionale) in termini di produzione, importazione ed esportazione dell’arte contemporanea territoriale?

Panorama4 a Fortezza, mostra collettiva “istituzionale” promossa dalla Provincia di Bolzano appena aperta, è capace, da sola, di mettere davvero in luce quella che è l’arte nuova in Alto Adige?

Riuscirà Museion nell’intento non certo semplice, di portare alla città e al territorio, il messaggio e il linguaggio dell’arte contemporanea, così spesso difficile da comprendere?

Ultimamente però, dopo essermi posta anche questi interrogativi, penso a una cosa nuova, a un progetto inedito per il nostro territorio, un piccolo seme importante gettato nella nostra terra: Macello Butch-ennial.

Un seme perché Butch-ennial, mostra collettiva che unisce le opere artisti trentini e altoatesini in uno spazio non deputato, né istituzionale, è un “progetto dal basso”, nato e realizzato senza un budget, ma dalla voglia di questo gruppo di persone che lavorano e si esprimono attraverso l’arte, non solo di mostrare il proprio operato, ma soprattutto di lanciare un segnale, un piccolo grido, che, lo posso garantire, ha un suono molto forte.

Comune denominatore degli artisti “da Macello”, è l’amicizia. La mostra non ha curatore (solo un bravo ed attivissimo coordinatore), non ha finanziatori, non ha sponsor, non ha gallerie alle spalle, non ha istituzioni che patrocinano l’iniziativa. L’amicizia, dunque, che collega persone e luogo, mettendo in atto però una mostra che oltre ad essere qualitativamente degna di nota, è soprattutto una dichiarazione di intenti. Libertà innanzitutto, la volontà di slegarsi da vincoli e legami, il desiderio forte di dichiarare a gran voce che se si vuole si può.

In una terra dove tutto sembra dovuto, dove i soldi ancora circolano liberi e indisturbati, un progetto come questo oltre ad essere una rarità è anche e soprattutto uno stimolo e un invito. Un primo passo e un punto fermo in un sistema confuso e troppo poco capace di mettersi in rete, e soprattutto, in discussione.

Le domande che mi ponevo prima, le ho spesso poste ai ragazzi di Butch-ennial. Ne abbiamo parlato e abbiamo sviscerato le questioni. Poi ci siamo detti che farlo tra noi, non basta. Ecco il perché del creative field/campo creativo, che insieme occuperemo sabato 23 alle 17.30, poco prima del finissage della mostra stessa.

Un cerchio sarà il punto di partenza. Chi vorrà partecipare alla discussione entrerà nel cerchio, ed al suo interno potrà dire e portare sul piatto comune il proprio pensiero. Potrà ascoltare e entrare in relazione con altri sguardi e altri pensieri. Scambio e relazione, non per muovere una rivolta, ma per costruire, nuove prospettive e nuove energie possibili. Non per dare risposte, ma per cercare altre domande che possano innestare meccanismi virtuosi, per la crescita del territorio, in una prospettiva sempre più aperta e condivisa.

Il Trentino Alto Adige è terra d’arte privilegiata, ma ancora, anche qui c’è molto da fare, migliorare, costruire. I semi vanno seminati nella terra fertile e feconda, e poi, anche grazie a progetti come questo, i frutti si raccoglieranno, e faranno bene a tutti, ne siamo certi.

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