Cradle Rockers #05. Ero la tranquillità fatta persona

19.06.2012
Cradle Rockers #05. Ero la tranquillità fatta persona

Ero la tranquillità fatta persona. (Adesso sfioro la santità, come ogni mamma, del resto). Non avevo nessuna paura del parto, nessuna domanda sul dolore, nessun pensiero negativo. Pensavo “Da secoli le donne partoriscono, è una cosa naturale, voglio sentire tutto, oggi non si muore mica di parto!” . Mi hanno consigliato il the con le foglie di lampone, le goccine omeopatiche per la dilatazione, le creme per la pelle, i globuletti per la stanchezza e quelli per le contrazioni. Ho preso tutto, attentamente.

Ci siete? Mi state seguendo?

Ebbene, “che parto meraviglioso avrai fatto!” penserete voi, ignari.

Invece.

Ora mi trovo davanti a un bivio: non raccontare niente di ciò che ho vissuto (che tristezza, però, tralasciare un’esperienza così forte!) oppure svelare che il mio fine diabolico è avvisare tutte le donne che fare figli è una tragedia: voglio salvare la terra e fare estinguere l’essere umano.

Anche se non fossi un’ecologista convinta, e lo sono, vi ricordo che i Maya danno come data di scadenza del nostro pianeta la fine di quest’anno. Quindi, estinguiamoci insieme. Appassionatamente.

Il mio travaglio è durato 24 ore.

Lunghissime.

Intervallate da una vomitata colossale e da miriadi di “stai tranquilla” detti da Tesorini. Insomma le contrazioni diventano sempre più forti, più vicine, e tu pensi “più di così non si può” invece oltrepassi -a grandi falcate- la soglia di sopportazione del dolore psicofisico, e quando pensi di morire… ecco: quello è il punto di non ritorno.

L’ostetrica che mi ha seguito il giorno del parto è una signora tedesca gentilissima. Il fato ha deciso per il tedesco con la ginecologa-killer, e rimarca la sua volontà con l’ostetrica-gentile. Va bene. Non ho nulla in contrario, pure il mio Tesorini è tedesco. Però. E’ l’accento che mi perseguita. Nel momento clou in cui bisogna spingere, tutta sudata e urlante, arenata come una balena su un lettino a gambe divaricate (con un’enorme luce da studio dentistico puntata lì), stanca come non mai, incazzata col mondo, vogliosa di morte, ecco la gentilissima ostetrica tedesca che mi esce con un: “Tai Cloria spinci, fai la cacca!!”

No, cribbio.

Non puoi dirmi mentre penso di morire che devo fare la cacca. Qui sta nascendo una persona, e nascere con una che ti da dello stronzo così, aggratis, te le fa un po’ girare. O no?

Comunque.

Appena nata questa creaturina (grigiastra, unticcia, grinzosa, rachitica), me la mettono in braccio e nemmeno il tempo di un sospiro che “guardate quì!” CLICK. Prima foto.

10 secondi dopo la nascita di Amelia io avevo un viso sollevato (da “sopravvissuta” a una calamità naturale di inaudite proporzioni) e Tesorini una faccia assolutamente distrutta (da non sopravvissuto), manco avesse partorito lui!

Fatto sta che il mio ultimo ricordo di quel giorno è Mike Buongiorno che esclama “Allegriaaahhh!” perché? Perché dopo avermi dato una mezzora di punti qua e là, sono letteralmente svenuta.

(L’allegro presentatore, invece, era morto pochi giorni prima…).

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