La Siria non è un festival

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Parlare di Siria, a Trento, durante i giorni caotici del festival dell’economia, è una scelta forte. Una scelta che, facendo affidamento sugli argomenti a proprio favore, sfida il rischio del silenzio mediatico e dell’oblio che ne consegue. Su scala ridotta, questa forma di silenzio è immagine e figura di ciò che avviene, a livello globale, sui media in rapporto alla situazione siriana. Silenzio e oblio.

Il merito di questa coraggiosa iniziativa va ad Enrico Oliari, direttore di NotizieGeopolitiche, un’associazione culturale e di promozione sociale, che vuole incentivare la diffusione della cultura geopolitica, in modo libero e senza orientamenti ideologici e che trova nel proprio sito web di riferimento l’espressione quotidiana dei propri intendimenti.

Nella Sala della Circoscrizione S. Giuseppe a Trento, la sera del 1 giugno 2012, si è svolto un incontro dal titolo: Siria: Primavera araba in corso fra emergenza umanitaria e interessi internazionali.

Il dialogo, introdotto e moderato da Enrico Oliari, ha visto alternarsi alla parola Aboulkheir Breigheche, medico italo-siriano, presidente della Comunità Islamica Trentino-Alto Adige, Giorgio Holzmann, deputato Pdl e membro della Commissione parlamentare Difesa e Michele Nardelli, consigliere provinciale Pd e presidente del Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani.

La Siria è diventata recentemente attuale, anche sulla stampa locale, in seguito alla terribile strage di Hula, dove sono morte 108 persone di cui 35 bambini. Prendendo spunto da questa orrenda ed emblematica notizia, Oliari introduce il discorso sulla Siria prendendo come coordinate di riferimento fonti storiche, geografiche e politiche. La tesi di fondo è che in realtà parlare di primavera araba non abbia molto senso e sia una comoda semplificazione, quando in realtà bisognerebbe parlare di primavere arabe, tenendo in considerazione le specificità culturali del paese di riferimento. In estrema sintesi le questioni critiche del “problema” Siria sono da Oliari ricondotte a tre punti chiave o detti in altro modo “fattori problematici di stallo”: il ruolo della Russia sullo scacchiere internazionale e specificamente mediorientale, il problema dell’acqua legato all’occupazione israeliana delle alture del Golan e la questione del gas, legata anch’essa allo stato di Israele.

L’intervento di Breigeche si concentra sulla ricostruzione storica della rivolta popolare in Siria, che nasce da una richiesta di democrazia e cui fa seguito una feroce repressione. Le proteste di massa vengono represse dalle forze militari. I massacri si succedono trovando nei casi più eclatanti un’eco nella stampa internazionale, ma più spesso si ripetono nel silenzio. Breigeche traccia un quadro della situazione attuale siriana senza chiaroscuri, evidenziando come l’ormai incontrollata ed incontrollabile dittatura di Assad stia compiendo sulla propria popolazione un autentico genocidio.

L’onorevole Holzmann, membro della Commissione parlamentare Difesa della Camera, entra nel dettaglio dell’operatività istituzionale italiana in merito alla questione siriana. L’atto più recente che è stato deliberato dall’Italia è quello del sostegno all’invio di osservatori internazionali. Dalle parole di Holzmann sembra comunque di capire che la comunità internazionale stia, in queste ultime ore, considerando come sempre più attendibile la possibilità di un intervento militare in Siria.

Evidentemente l’ostacolo principale in questo senso è rappresentato dalla Russia, che nutre forti interessi verso la Siria, considerata questa come l’ultimo baluardo prima dell’estromissione russa dall’area mediorientale.

L’intervento di Michele Nardelli si focalizza sul concetto di primavera araba e sul rapporto tra prezzo della libertà e velocità dell’informazione.

Nardelli ripercorre a ritroso gli eventi legati alla primavera araba e arriva ad evidenziarne il nucleo originario nel concetto di rivolta non violenta. A questo proposito il consigliere provinciale ricorda come tutto ebbe inizio con il gesto di Mohamed Bouazizi, l’attivista tunisino che divenne il simbolo delle sommosse popolari dopo essersi dato fuoco in segno di protesta per le condizioni economiche del proprio paese.

Negando la tesi di Huntington in merito allo scontro di civiltà, Nardelli offre il proprio contributo, maturato nella lunga esperienza in ambito di cooperazione internazionale, sottolineando come il fattore più importante sia sempre la conoscenza del contesto, facendo così quadrare il cerchio e riallacciandosi alle riflessioni di partenza di Oliari volte a dare un contributo in termini di conoscenza geopolitica al momento di grave crisi internazionale.

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