E il conservatorio iniziò a tirarsela…

Libretti professionali con tanto di curriculum per i protagonisti della serata di venerdì 25. L’orchestra del Conservatorio Monteverdi di Bolzano, ha presentato una doppietta di concerti per pianoforte e orchestra, precisamente il terzo di Beethoven e il celebre primo di Tchaikovsky. Al pianoforte due alunne con una considerevole esperienza sulle spalle, la coreana Sung Won Yang e l’italiana Maddalena Giacopuzzi. La prima, allieva del Maestro Cabassi ha studiato a Seoul, a Stoccarda e a Düsseldorf, la seconda, allieva del Maestro Burato, ha iniziato il suo percorso da Verona e ha partecipato a masterclass con svariati pianisti famosi che non staremo a enumerare. Per quanto riguarda il programma, sorprende la scelta di due concerti pianistici, con gran dispiacere degli altri strumentisti, e soprattutto del terzo di Beethoven, già presentato l’anno scorso con un altro pianista.
È stato comunque l’ennesimo successo per il conservatorio, che da un anno ormai fa il pienone a ogni concerto dell’orchestra. La fama dei due brani ha riempito la Sala Michelangeli, anche se ha senza dubbio contribuito al numero di spettatori, la presenza del parentado di quasi ogni singolo giovane orchestrale. Orchestrali che hanno, tra l’altro, dato un’ottima prova di sé, mostrando con giovanile esuberanza una certa solidità e più convinzione del solito. Quest’ultima dote è purtroppo mancata alla prima pianista, che nel suo grazioso Beethoven è stata penalizzata dalla forte agitazione. Che, però, facilmente si perdona a una giovane interprete, nonostante tutto premiata con una pioggia di applausi. Più fortunata è stata invece la seconda giovane solista, che, impegnata in un concerto che sì, copre più facilmente di un limpido Beethoven, ma che presenta difficoltà tecniche più imponenti e non dà tregua al pianista per oltre 40 minuti, ha brillantemente domato la nobile fiera. L’unione di un’ottima maturità espressiva da parte della giovane Giacopuzzi e di un’orchestra che finalmente riesce a districarsi in un brano piuttosto esigente anche per quest’ultima ha originato una meravigliosa esecuzione che ha splendidamente concluso il concerto, al termine del quale la pianista si è giustamente goduta i numerosi “bravo” e l’incessante scroscio degli applausi. Sarà difficile ripetere un concerto di tale livello, ma chissà, ogni tanto questo caro vecchio Conservatorio ci stupisce con delle occasioni di vera poesia musicale.