People + Views > Portraits
May 4, 2012
People I know: Eva Ritter. Generazioni a confronto, dal lavoro alla famiglia
Anna Quinz
Essere madre, lavorare a tempo pieno, essere moglie e mantenere vive le proprie amicizie e passioni. Quante donne si trovano impegnate in questa ardua impresa? Moltissime. Una di queste donne, capace di muoversi con grazia e charme tra tutti gli impegni del quotidiano, è la bolzanina Eva Ritter, giovane titolare di uno storico negozio del centro di Bolzano, Rubatscher, che da ben 5 generazioni appartiene alla sua famiglia. Madre di due piccoli biondissimi bimbi, la biondissima Eva è anche moglie, e donna piena di energia ed entusiasmo, di idee nuove e di amore per le cose belle della vita. Anche quelle più piccole e apparentemente insignificanti, o sottovalutate. Come bere un the con le amiche, stare in famiglia una domenica mattina o passeggiare nel verde. Laurea in Economia a Parma, tante esperienze professionali di successo, Eva, 30 anni appena compiuti, ha scelto per la sua vita la terra natia, l’amato Alto Adige, ha scelto la tradizione e la famiglia, ha scelto di impegnarsi in tutto a capofitto, mantenendo sempre il suo sguardo dolce e delicato di bambina. Un piccolo segreto, per sopravvivere con grazia, alle mille incombenze della vita quotidiana.
Il suo negozio ha 150 anni. Perché ha deciso di perpetuare il progetto di famiglia, invece di inventare un percorso personale completamente nuovo?
Ho a lungo sottovalutato l’importanza di avere in eredità una tradizione così lunga. È una grande responsabilità per me portare avanti un progetto che ha ben 4 generazioni di lavoro dietro di sé. È una storia di famiglia, sarebbe stato un peccato interromperla, ed è anche una storia della città, che conosce e riconosce questo luogo come parte della propria tradizione e della vita cittadina. E così, ho deciso di perpetuare la tradizione, cercando però di metterci del mio. Della tradizione voglio conservare esperienza e valori positivi, adattandomi però ai tempi e alle mie esigenze di donna di oggi. Quando ho capito che potevo abbinare queste due anime, antica e moderna, non ho più avuto dubbi e mi sono lanciata nell’avventura.
A Bolzano, un dibattito è in corso da anni: grandi catene vs negozi della tradizione. Lei, da commerciante, come vive questa questione, e soprattutto, quali prospettive vede per il “salotto” della città, il centro storico di Bolzano?
Io sono positiva. È vero che il centro sta perdendo di specificità e si sta abbassando il suo livello qualitativo, ma credo che prima o poi ci sarà un’inversione di tendenza, che il pubblico tornerà a cercare, in centro, le cose particolari, uniche e irripetibili del negozio “storico”. L’individualità tornerà a farsi valere, e il centro rifiorirà. Tornerà la voglia di un’esperienza della città diversa, fatta di charme, storia, cultura. Il centro di tutto, sarà l’emozione.
Problema di molte giovani donne oggi, è quello di conciliare le due “identità”, di madre e di lavoratrice. Lei come ci riesce?
Fare un lavoro che mi permette di autogestire il mio tempo, è fondamentale. Il desiderio di diventare madre, è stato uno dei motori che mi ha portato a tornare a Bolzano. Io qui da bambina sono stata bene, sono cresciuta in mezzo al verde, in un luogo dove non manca nulla, e voglio poter garantire gli stessi inestimabili privilegi anche ai miei figli. E poi, proprio perché sono mamma qui e non altrove, so che posso “fare tutto”. Certo la maternità ti cambia, e cambia le prospettive e le aspettative, ma Bolzano mi concede, anche da genitore, di avere del tempo per me, di fruire della cultura, degli amici, delle piccole cose che amo fare al di fuori degli impegni quotidiani di lavoratrice e di mamma.
Quali i luoghi o le “cose” altoatesine che le piacciono e che la supportano nel suo ruolo di mamma?
Amo molto i prati del Talvera. Sono una risorsa fondamentale per le famiglie, un luogo vicino alla città, ma pieno di verde e di strutture per lasciare i bambini liberi di sfogarsi all’aria aperta. Poi amo portarli in montagna, un dono unico che abbiamo qui. Con i bimbi, le stagioni si vivono in modo più intenso, in particolare in Alto Adige, dove ogni mese dell’anno offre possibilità uniche. La neve in inverno, la castagnata in autunno, i laghi in estate… così non ho bisogno di andare troppo spesso in vacanza, qui c’è già tutta la natura che serve, per me e per i miei figli.
Quali valori vorrebbe tramandare ai suoi figli? E cosa vorrebbe che l’Alto Adige donasse loro?
Vorrei trasmettere loro la bellezza della semplicità. Il contatto con la natura, l’importanza degli amici, e dello stare insieme, come famiglia. Cose semplici, ma non scontate e davvero importanti per vivere bene. E poi vorrei che imparassero la perseveranza. La crisi in cui viviamo ora, prima o poi passerà, e i bimbi di oggi, adulti di domani, dovranno essere aperti ai tanti stimoli proposti, ma anche e soprattutto pieni di coraggio e di voglia di farsi strada nella vita, senza paura. Dall’Alto Adige invece, vorrei avessero una maggiore facilità nell’apprezzare le ricchezze offerte dal bilinguismo e dalla multiculturalità di questa terra. Spero che un domani si possa vivere meglio tutto questo. Con più semplicità.
Pubblicato su Corriere dell’Alto Adige del 29 aprile 2012
Comments