Music
May 4, 2012
L’instant composition di The Secretaries questa sera al Museion. Intervista a WJM
Marco Bassetti
The Secretaries è una formazione nata a Berlino che si muove “composta e concentrata” tra pratiche oblique e perturbanti come plagiarismo, instant composition, cut-up, riprese ambientali, uso improprio della consolle… Tre forti personalità, con background ed esperienze diversi alle spalle, si incontrano e scontrano sul palco per riprodurre e manipolare materiale registrato e i contributi di ciascuna “si coniugano, quasi magicamente, in un unico flusso rumoristico musicale”, creando qualcosa di nuovo, affascinante e “non propriamente rassicurante”. Questo avverrà anche questa sera nell’ambito della rassegna MuseRuole (Museion, ore 21). Dove sta la magia? L’abbiamo chiesto a Roberta WJM Andreucci, una delle tre The Secretaries.
Chi sono The Secretaries? Raccontami la genesi del progetto?
The Secretaries siamo io Roberta WJM Andreucci, Jd Zazie e Felicity Mangan. JD Zazie e Felicity Mangan vivono a Berlino ed io in Italia. Negli ultimi 5 anni mi sono recata spesso nella città tedesca dato che il mio socio Mat Pogo della Burp publications (etichetta/collettivo artistico musicale di cui condividiamo la direzione) e di Jealousy Party (band di cui siamo i membri fondatori dal 1995) vive lì. Un altro forte motivo per le mie residenze berlinesi sono stati i live set e registrazioni con Jd Zazie per il nostro duo Semerssuaq, attivo dal 1998. Nel 2011 ho trascorso la maggior parte dell’anno a Berlino, questo mi ha dato modo di esplorare e sperimentare musicalmente con altri musicisti, performer e videoartisti. Tra le esperienze più stimolanti sul piano musicale quella con JD Zazie e Felicity Mangan che mi hanno invitato ad unirmi a loro (Zazie e Felicity suonano insieme da un paio di anni in un altro loro progetto, Wet ‘n Wild). L’occasione di suonare dal vivo si è presentata raccogliendo l’invito di partecipare ad una serata organizzata alla galleria Limbus Europae con sede a Berlino, nel vivacissimo quartiere di Neukolln.
E cosa rappresenta questo nome?
Proprio in quella serata, dopo il sound check, in un clima divertito osservavamo che durante le prove eravamo state molto composte, concentrate, sedute attorno ad un tavolo apparecchiato con ‘macchine’ (cdjs, cd players, mixer) e che avremmo potuto sembrare delle perfette segretarie operanti in un ufficio. Così abbiamo pensato di chiamarci proprio ‘The Secretaries!
Per descrivere la vostra musica è stata usata la formula “microcosmi pieni di risonanze ed evocazioni costruiti sull’istante”. Esiste un’estetica precisa alla base del progetto?
Personalmente anche se ho tentato di suonare vari strumenti (chitarra, basso, batteria, percussioni) ho sviluppato una personale estetica prevalentemente ‘percussiva’. Avendo praticato attività di dj e speaker radiofonica per più di vent’anni, e avendo sempre ascoltato molta musica, ho iniziato a sperimentare vie parallele al tradizionale djset, sia dal vivo che in studi radiofonici. All’inizio degli anni ’90 l’incontro con musicisti dell’area improvvisativa e di ricerca mi ha ulteriormente stimolata in questa indagine tra plagiarismo, uso proprio ma anche improprio della consolle e con l’elaborazione di materiali pre-organizzati sulla base di registrazioni da me stessa effettuate. Questa pratica mi ha dato occasione, negli anni, di aprirmi a nuovi orizzonti compositivi utilizzando anche il metodo dell’instant composition in musica. Jd Zazie e Felicity Mangan, con approcci diversi, si confrontano da molto tempo con le ‘prese ambientali’ e Zazie vanta una lunga carriera di dj. Queste nostre caratteristiche e un’innata sintonia e attenzione durante le sessioni improvvisative ci ha arricchito nella possibilità di elaborare materiale sonoro dove i nostri singoli contributi si coniugano, quasi magicamente, in un unico flusso rumoristico musicale.
In campo estetico/musicale quali sono i vostri riferimenti fondamentali?
Sarebbe semplice fare un elenco di figure ispiratrici per il proprio fare estetico. Oltretutto la mia risposta personale non può essere esaustiva per ogniuna di noi tre. Sicuramente lavorando su cascami di musica pre-esistente, riciclando, tagliando e rimontando anche materiale altrui, esistono molti riferimenti ma il tentativo è proprio quello di partire da pratiche già sperimentate per ricreare nuovi territori musicali. Naturalmente non nel senso di novità, quanto nella direzione d’indagine per esplorare nuove possibilità del linguaggio musicale.
Esiste un’istanza politica, oltre che poetica, dietro al vostro lavoro?
L’istanza politica è proprio nella pratica, non propriamente rassicurante, dell’avanzamento linguistico.
La questione posta alla base della rassegna è: “Nell’ambito della musica di ricerca, in questo frastagliato sovrapporsi e intrecciarsi di prospettive, linguaggi e percorsi, è possibile e utile individuare una specificità di un linguaggio femminile?”. Qual è la tua opinione in merito?
He…qui un sospiro, lungo. La questione è estremamente dibattuta, almeno per me, e credo anche per le mie colleghe The Secretaries. Per quanto mi riguarda, nei primissimi anni di università questo argomento era molto cocente. In quel tempo, negli anni della mia formazione, avevo posizioni un po’ più blindate e forse cocciute, come spesso avviene nei giovani. Luce Irigaray e la Filosofia della differenza erano fortissime fascinazioni per sostenere una differenza tra i singoli generi. Oggi, e da molti anni, sono più dialettica, dubbiosa e scettica davanti a letture così drastiche… Credo che sia utile però far emergere i generi, giocare sulle contraddizioni, usare anche una certa ironia ed intanto praticare, anche esclusivamente al femminile, per far emergere un qualcosa (pensiero/linguaggi) che magari è sempre stato un po’ schiacciato e sommerso nel corso della storia.
Musica adatta per iniziare bene la giornata?
Raccogliere tutta la musica che si possiede in un unico riproduttore domestico e attivare l’opzione random!
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