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April 19, 2012
Il diario dei Bozner Filmtage. Giorno #01: buona la prima
Anna Quinz
È vero, lo sappiamo, i cinema chiudono, i cinema si svuotano, i cinema soffrono del passaggio al digitale, e via discorrendo. Ma quando a Bolzano arrivano i Bozner Filmtage, si ha come l’impressione che nulla sia perduto, che la speranza – anche per il cinema – è l’ultima a morire, che la gente ama ancora il cinema e le sue atmosfere, ama la sala buia e i titoli di testa formato gigante, ed è pure disposta a fare lunghe file per assicurarsi il biglietto del film preferito.
E così è stato anche ieri, giorno di inaugurazione dei Filmtage 2012. Il foyer del Filmclub era stipato di persone già dal primo pomeriggio, le file alle casse erano corpose, e le facce dei presenti erano perlopiù sorridenti, cosa che, nell’approccio alla cultura, non è scontata e riempie gli animi. Noi di Franz abbiamo montato la nostra “piazza”, la FranzPlatz, e da lì, come in ogni piazza che si rispetti, abbiamo ascoltato e osservato, chiacchierato e salutato, incontrato e curiosato.
Il primo momento da segnalare della prima giornata di festival è stata la proiezione del delizioso documentario “Italy love it or leave it” di Gustav Hofer e Luca Ragazzi (qui l’intervista che abbiamo fatto ai due registi). Un viaggio in 500 lungo l’Italia di oggi, per decidere se restare o andarsene all’estero. Ironia e leggerezza nei toni, per raccontare amarezze del Bel Paese, attraverso 12 “eroi” che raccontano le loro storie di ordinaria italianità. A seguito della proiezione, un lungo sentito applauso, e un bel dibattito tra Gustav, orgoglioso di presentare a casa (è altoatesino) il suo lavoro, Luca e il pubblico in sala, commosso e colpito da questo piccolo gioiellino (che peraltro ha già vinto premi ovunque nel mondo, compreso uno a Honolulu).
Segue poi la doverosa apertura ufficiale, la sala è gremita, si alternano i discorsi ufficiali, si presenta e si apre in pompa magna un’edizione della kermesse che di certo animerà il lungo week end bolzanino. Martin Kaufmann, anima del Filmclub e del festival (a cui è anche dedicato un documentario, in proiezione domani) è soddisfatto di questo inizio doverosamente festoso ed è pronto a godersi lo spettacolo, di film e di personaggi che si alterneranno in questi giorni.
Dopo l’inaugurazione, il film di apertura, ”Die Summe meiner einzelnen Teile”, con l’attore Hans Weingartner, che si aggira per tutto il pomeriggio per il Filmclub in attesa di interviste, fotografie e incontri.
Nella sala accanto intanto, “Diaz” di Daniele Vicari. In sala anche il regista e il produttore Domenico Procacci. Il film, che narra le vicende della scuola Diaz durante il G8 di Genova, è forte e violento, e anche stomaci resistenti, non reggono a tanto sangue, botte e violazioni dei diritti umani più basilari. All’uscita del film, i tantissimi che hanno affollato la sala hanno facce sconvolte e provate, ma di certo – anche solo per conoscere più da vicino un pezzo della nostra storia recente – il film va visto, magari mettendo, come i bambini, la mano davanti agli occhi nei momenti più crudi.
Per alleggerire un po’ l’atmosfera, si passa poi tutti nel rinnovato e minimale Capitol Café per il brindisi di rito. Chi esce da Diaz ha lo stomaco un po’ sottosopra e lo consolano con un buon Lagrein, gli altri, mangiano anche un boccone. Chiacchiere e strette di mano sono il comune denominatore dell’evento mondano ormai di rito, che sigla l’inizio di questo festival che tanto ci piace e che di certo, anche nei prossimi giorni darà a Bolzano una buona immersione nel cinema dei nostri giorni.
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