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March 13, 2012

A Trento, creata una prima password, per le arti sceniche

Anna Quinz

A Trento, il Comune deve creare il nuovo piano culturale 2012-2020, e ha deciso di farlo non dall’alto, ma coinvolgendo attivamente gli attori culturali, così da costruire un sistema di dialogo e confronto positivo che non necessariamente metterà tutti d’accordo, ma che almeno ci proverà. Il processo inizia con incontri suddivisi per aree tematiche, dove tutti gli operatori di settore del territorio sono invitati a dire la loro, a segnalare mancanze e proposte, a dare idee e condividere esperienze. Ieri il primo incontro di Password (così si chiama il progetto, che vuole dare, appunto, una – o più – password a “talenti, passioni e creatività” del Trentino), a tema spettacolo dal vivo. La sala degli affreschi della Biblioteca comunale di Trento era gremita, segno che il teatro e i suoi derivati è particolarmente sentito nel territorio, e che gli operatori sono tanti e impegnati. Ci sono un po’ tutti, dalla filodrammatica di Gardolo a Centrale Fies, per citare diciamo così gli estremi opposti. Non, ma già lo percepivo, che Trento ha un sistema teatrale molto variegato, direi più variegato del nostro bolzanino. Ci sono infatti diverse realtà “sotterranee” (Spazio Off, Centro Teatro…) che da noi – ahimè – mancano (a parte sporadici esempi, come Cratere), ci sono gli spazi teatrali alternativi, che si affiancano a quelli istituzionali, così da creare un substrato importante per avvicinare “dall’alto” e “dal basso” alle bellezze dei linguaggi teatrali. In generale però, agli intervenuti sono state poste alcune domande, a cui rispondere brevemente: cosa manca sul territorio? Quali le prospettive di crescita proposte? Quale la propensione a fare rete? Quale la relazione con lo sponsoring privato? Quale il rapporto con i linguaggi del contemporaneo?
Le risposte e le esperienze riportate, sono le più varie, e quel che colpisce è come, nonostante evidenti differenze, molte delle richieste siano comuni a quelle degli operatori altoatesini… C’è chi sogna il polo delle arti, chi invece non lo vuole proprio. Chi vorrebbe la divisione tra “professionisti” e “amatori”, e chi invece pensa che questa distinzione non esista (anche perché, se per professionista si intende chi di arte guadagna e vive, beh, allora di professionisti ce ne sono davvero pochi…). Che chi crede nel fare rete (quasi tutti) e chi invece crede nell’importanza del mantenere vive e ben distinte le diverse identità. La mancanza però maggiormente espressa (e varrebbe anche qui a Bolzano) è quella di un sistema organizzato e di una regia istituzionalizzata, così da non disperdere risorse (anche perché, sottolinea Francesco Nardelli neodirettore del Centro Santa Chiara, a cosa serve fare rete se non a razionalizzare le risorse?). Dino Sommadossi di Centrale Fies specifica che però un sistema teatro a Trento, può funzionare se e solo se messo in relazione (e in rete) con altre realtà esterne, come la provincia, la regione, la nazione ecc. Dunque, e condivido, rete sì, purché non finisca ancora una volta nel malato meccanismo dell’autoreferenzialità e purché sia capace di guardare, con la qualità come fil rouge (anche nella diversità delle proposte e dei linguaggi, naturalmente), al di là dei confini, creando così anche maggiore attrattiva e voglia di mettersi in gioco, per gli operatori locali, ma anche per quelli “fuori”, che al Trentino (e Alto Adige) potrebbero guardare con maggiore interesse. Per importare ed esportare meglio, in sostanza, perché i “linguaggi del contemporaneo” come il curatore di Password Paolo Della Sega ha voluto chiamarli, non hanno senso se non si muovono continuamente, se non creano scambi e cortocircuiti. E qui di nuovo puntuale, l’appunto di Sommadossi, che di contemporaneo se ne intende. Il contemporaneo, dice, ha senso se e solo se è un continuo oltrepassare i propri limiti, un continuo cambiare prospettive, perché quelle presenti ormai arrivate al proprio massimo livello. Non stancarsi mai, non smettere mai di cercare, stufandosi anche, perché no, di quel che si fa, e guardare a novità da proporre, in “patria”, ma anche altrove. A Trento, dunque, nelle arti sceniche c’è fermento, vedremo cosa restituirà alla città il progetto iniziato ieri, io intanto però ho captato molti stimoli, che credo, avrebbe senso riproporre anche a Bolzano. O meglio, a Bolzano in rete con Trento, e viceversa.

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