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March 8, 2012

Con Valentina Miorandi, l’arte (che fa riflettere) è alla fermata del bus

Anna Quinz

Da ieri è iniziato ufficialmente “l’assalto” dell’arte a Bolzano. Sta per inaugurare la KunStart e la città inizia davvero a respirare aria di arte in ogni angolo e in ogni spazio. Anche le fermate dell’autobus cittadine si fanno vestire dagli artisti, ed ecco comparire, al posto delle solite campagne pubblicitarie, frasi e scritte che fanno riflettere su temi caldi della situazione politico/economica di questa particolare frase storica. Si tratta di un lavoro dell’artista trentina Valentina Miorandi, che attraverso il suo progetto Post Italy, porta l’arte (e sopratutto la riflessione) sulle strade, nelle piazze e nei luoghi pubblici normalmente ad altro votati, come appunto i cartelloni pubblicitari.
Riproponiamo l’intervista fatta qualche tempo fa all’artista che ci ha parlato proprio dell progetto Post Italy, un vero work in progress ad alto coinvolgimento. Ma anche del suo personale rapporto con l’arte, la comunicazione, i media…

Chi è Valentina Miorandi?

Una chimica: combino gli elementi e osservo le reazioni.

Fotografia, video, installazioni sonore… qual è il tuo modo di fare, vedere, concepire, sentire l’arte?

A seconda delle intenzioni e del messaggio che intendo comunicare scelgo il supporto, il mezzo per diffonderlo. Concepisco l’arte come un detonatore di contenuti e messaggi. Tutto inizia con un’idea, una pulsione che emerge e che si costruisce sempre più precisamente man mano che si procede. Un lavoro funziona quando innesca un dialogo, un incontro, uno scambio con chi osserva ma anche con le persone che prendono parte alla costruzione del processo. Penso che l’arte possa creare confusione, cortocircuiti volti alla crescita del pensiero e dell’azione.

Qual è il tuo legame – o il tuo stato di conflittualità – con i mezzi di comunicazione di massa? Nei tuoi lavori entrano spesso, anche visti come elementi critici della contemporaneità. Sono per te un mezzo o un fine?

I mezzi di comunicazione di massa mi affascinano. Li osservo, li analizzo, studio i raffinati meccanismi su cui si basano. L’ultimo progetto che ho presentato (Post Italy) parte da un blog, per poi diffondersi su affissioni pubbliche e poi su un canale digitale, è un processo dove invito tutti a partecipare e a interagire attivamente con i mezzi di comunicazione, che per quanto mi riguarda spesso sento distanti e irraggiungibili e che invece dovrebbero essere a nostra disposizione.

Spesso nei tuoi lavori c’è una componente sociale, politica, civica. Analizzi la società, anche attraverso il dialogo con il “tuo pubblico”, e ti fai portatrice di messaggi e riflessioni. Credi che sia impegno dell’artista quello di confrontarsi con questi temi? Pensi che l’arte abbia un ruolo fondamentale, in questo senso, per, con e verso la società?

Non posso generalizzare ma per quanto riguarda i lavori che elaboro hanno come punto di partenza una mancanza; il lavoro procede cercando gli strumenti per colmare quel bisogno. Quando questa “mancanza” è condivisa allora si crea un dialogo con il pubblico,  un confronto, in quel momento si varcano i confini, la cornice, il monitor scompaiono, l’energia potenziale diventa cinetica, getti la pietra nell’acqua e le onde si propagano.

Come nasce il progetto Mad in Italy? Come ha risposto, fin’ora il pubblico a questo lavoro, che lo coinvolge direttamente, e che, molto semplicemente, parla “la sua lingua”?

Mad in Italy è un’etichetta che firma i progetti che nascono e si costruiscono attraverso collaborazioni e che presuppongono una partecipazione da parte della collettività. Progetti aperti, in progress, che si evolvono nel tempo. Alla Fondazione Galleria Civica di Trento, in occasione di Opera Civica, avevo proposto Post Italy, un progetto sulla libertà di informazione e su come si possa interagire con i mass media. Il progetto parte da un blog al quale le persone possono inviare informazioni, statistiche, notizie che ritengono necessario diffondere. Dopo la verifica delle fonti, i dati vengono diffusi su affissioni pubbliche 6 metri per 3 in tutta la città. I feedback sono stati positivi, le partecipazioni sono sempre più numerose, penso che l’ingrediente indispensabile per progetti come questi sia riuscire a costruire la credibilità necessaria affinché le persone prendano parte e si espongano in prima linea.

Come vivi il tuo essere “Artista trentina”? Hai un legame forte con il tuo territorio? Come artista, come ti muovi nel panorama internazionale?

Per alcuni anni ho studiato e lavorato all’estero ora sono stabile a Trento da 2 anni. E’ un territorio dove si può investire e avere dei riscontri molto positivi, ma penso di non potermi adagiare ed è per questo motivo che sono sempre alla ricerca di nuovi confronti. Le mostre e le residenze fatte all’estero mi hanno formata e arricchita, mi piace pensare di poter creare anche qui occasioni di scambio internazionali.

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