Montanari: “riappropriarsi del patrimonio culturale. Lo dice anche la costituzione”

28.02.2012
Montanari: “riappropriarsi del patrimonio culturale. Lo dice anche la costituzione”

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Questo recita l’articolo 9 della Costituzione italiana, unica nel mondo a parlare di cultura e patrimonio artistico. Un messaggio dunque significativo che pone l’accento su due concetti fondamentali: il legame che intercorre tra cultura e ricerca, e il patrimonio come bene della Nazione, dunque della comunità che nel concetto di nazionalità si riconosce. Troppo spesso però, nel corso della storia italiana recente, questo principio di promozione e tutela, non è stato applicato e come ben sappiamo tutta la politica culturale ha disatteso questi principi, portando l’Italia a diventare (o a voler diventare) una Disneyland dell’arte e della cultura. Questi sono solo alcuni dei fondamentali spunti e stimoli lanciati ieri da Tomaso Motanari, storico dell’arte che ha intrattenuto il vasto pubblico intervenuto nella sala di Rappresentanza del Comune di Bolzano, per ascoltare il dibattito dal titolo “A cosa servono Michelangelo e il Museo Civico di Bolzano?”. Partendo dal titolo del suo provocatorio libro che appunto si chiede dell’utilità di Michelangelo (a seguito della vicenda assolutamente grottesca, ora arrivata forse ad una svolta, del crocifisso erroneamente attribuito al Buonarroti), Montanari stupisce il pubblico con una serie di attente osservazioni sul sistema arte in Italia, ribadendo più di ogni altro il concetto del patrimonio che è di proprietà dei cittadini, e che ad essi deve tornare. Ma come contrastare un sistema nazionale di mala gestione del patrimonio, che punta ai grandi eventi per monetizzare l’arte invece che fare, come sarebbe etico, il contrario? Montanari paragona il modus operandi italiano verso l’arte a quello verso il petrolio: invece che tutelare il patrimonio attraverso il denaro pubblico, si fa sì che il patrimonio generi denaro (come succede, appunto, con il petrolio), ma l’arte si sa, non può essere un giacimento a cui attingere per fare cassa, l’arte va protetta e sostenuta, attraverso interventi mirati e non attraverso il marketing strumentale, che porta, appunto, alla creazione di uno Stato-Disneyland dove con la cultura ci si deve divertire ed arricchire. La cultura serve a formare opinioni, a formare i cittadini, ad educare e stimolare dibattiti e discussioni, a sviluppare un pensiero, non ad arricchire le casse di pochi, mentre le infinite bellezze di cui l’Italia dispone vanno in rovina. Dunque, è necessario riportare il sistema nei giusti binari, e sottolinea Montanari, non è – ahimè – una questione di destra o sinistra. Serve ridare il patrimonio ai cittadini, che ne sono legittimi proprietari e che dovrebbero indignarsi (come per la malasanità, ad esempio) della mala gestione e della dabbenaggine che la classe dirigente italiana da circa un trentennio dimostra. Con una parte minima dei soldi che si spera si possano recuperare dall’evasione fiscale, il patrimonio artistico italiano potrebbe essere tutelato e mantenuto, attraverso il lavoro di professionisti, come gli storici dell’arte appunto, che accusa lo stesso Montanari, in molti casi, come in quello emblematico del crocifisso “di Michelangelo”, non hanno lavorato secondo i dettami della serietà professionale e del rigore della ricerca.

Come si inserisce in questo quadro il Museo Civico bolzanino? Anch’esso, ricorda lo studioso, fa parte del patrimonio italiano, in particolare di quello dei cittadini di Bolzano e come tale, dai cittadini va rivendicato. Il Museo come mezzo per ricreare una coscienza civile verso le cose dell’arte, che sono le cose della storia e della cittadinanza. Perché arte, storia e cittadinanza sono un fatto civile. Montanari cita Pasolini, che in una visita bolzanina visitò il museo: “Questo di Bolzano è uno dei più bei musei che abbia visto: ero quasi commosso durante la visita; anzi ero addirittura commosso. C’è una grazia straordinaria in quelle sale”. E se lo diceva Pasolini, il più civile dei poeti civili, come rimanere impassibili, come non desiderare fortemente, da cittadini di Bolzano, di riappropriarsi di questo museo, che fa parte del nostro – di ciascuno di noi, come ricorda, tra le righe, la nostra stessa costituzione – patrimonio?

nella foto: interni del Museo Civico di Bolzano

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