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People I Know. Cingiz Aaron Flame Überbacher Yawar: Innsbruck e la sua pizza

17.02.2012
Anna Quinz
People I Know. Cingiz Aaron Flame Überbacher Yawar: Innsbruck e la sua pizza

Al di là e al di qua del Brennero, due città si guardano, Bolzano e Innsbruck, sud e nord Tirolo, Austria e Italia. Molti sono i bolzanini (e gli altoatesini in generale) che oltrepassano il Brennero, e che, per studio o per lavoro, si trasferiscono nella vicina città nordtirolese. Uno di questi altoatesini è Cingiz Aaron Flame Überbacher Yawar, che a Innsbruck vive da un anno. Ma è un ritorno di fiamma, perché lì ha già vissuto prima, come però in tanti altri posti in Europa e nel mondo (in Messico, ad esempio). Già dal suo nome, è chiara la natura meticcia di Cingiz, classe 1980, che, cittadino del mondo, nel mondo si sposta con leggerezza e semplicità. Figlio di una bolzanina e di un afghano di origini mongole, ha una compagna spagnola, una nonna che in Spagna è espatriata negli anni ’60 e una madre traduttrice che l’ha portato con sé nella sua vita di viaggiatrice e gli ha insegnato la padronanza delle lingue e delle culture diverse. Ma l’Italia delle origini, con la sua tradizione culinaria, è stata la guida che ha tracciato la vita professionale di questo giovane bolzanino che oggi, a Innsbruck appunto, dirige Die Pizzerei, una pizzeria tutta italiana, nella forma e nei contenuti. “Un luogo sincero”, dice Cingiz, come, aggiungo io, chi la gestisce.

Cingiz, come è arrivato dove si trova ora?

Quando avevo 15 anni mi sono trasferito a Innsbruck dove ho frequentato una scuola alberghiera. Lì ho imparato e visto molte cose. Mi si sono anche aperte molte porte nel mondo alberghiero e gastronomico e ancora oggi posso approfittare delle conoscenze fatte in quegli anni di studio e di apprendistato. Negli anni poi ho fatto diversi lavori in giro per l’Europa, un anno fa sono tornato a Innsbruck, e da poco sono riuscito a realizzare il mio sogno di sempre: aprire un ristorante mio, fatto proprio come voglio io.

Italiano all’estero, ha deciso di esportare la pizza. Anche se la pizza non è proprio un piatto tipico altoatesino…

Ho vissuto per anni a Innsbruck e mi è sempre mancata la cucina italiana e soprattutto i suoi prodotti. Nonostante Innsbruck sia solo a mezz’ora dall’Italia, qui la cucina è molto diversa. Cambia la qualità, anche nelle cose più semplici, come il caffè, la pasta e appunto la pizza. Qui la pizza viene vista e vissuta più come uno snack, un cibo da prendere al volo. La mia idea era di riportare una piccola realtà italiana in questa città, non solo con i prodotti, ma anche nel modo di consumarli. In Italia andare “a farsi una pizza” può essere quasi un evento… portare fuori la prima fidanzata a cena, festeggiare con la squadra di calcio il campionato, pizza e birre con gli amici, prima di fare serata… e se si prende una bottiglia di buon vino con la pizza, perché no? L’austriaco e soprattutto il tirolese del nord conosce bene la cucina italiana e la apprezza molto. Ripeto, l’Italia è molto vicina e qui c’è chi va ogni fine settimana al lago di Garda o a Verona. Poter fare rivivere, a Innsbruck, emozioni vissute in vacanza è il nostro obiettivo.

Da ristoratore, cosa ama mangiare, a parte, naturalmente la pizza?

Io amo il cibo e amo sperimentare sempre sapori nuovi. Però per un bel piatto di affettati, formaggi artigianali, un po’ di mostarda e pane fatto in casa, potrei rinunciare a un filetto. A parte la cucina italiana, che penso sia la più completa e sincera, mi piace anche molto la cucina spagnola, soprattutto quella del nord. In Spagna la cucina viene vissuta in un’altra maniera ancora rispetto a Italia e Austria: gli spagnoli sono molto creativi.

Italia, Afghanistan, Mongolia, e poi la Spagna… lei è un vero melting pot culturale! Cosa le dà in più, questa molteplicità di origini, e cosa di questo vorrebbe trasmettere a suo figlio?

La mia compagna è spagnola mentre io in Spagna ci sono sempre stato d’estate a trovare lei e i parenti. Anche lei ha un “sangue misto”, irlandese e spagnolo, e penso che questo permetta a entrambe di trovarci bene in qualunque luogo e in qualunque contesto. L’importante è fare sempre stare bene la famiglia e vedere un futuro per nostro figlio. Avremo molte cose da trasmettergli e da raccontargli, dato che ha, appunto, così tante origini diverse. Sicuramente io, e questo va al di là delle origini e delle provenienze culturali e geografiche, vorrei trasmettergli l’amore per il cibo. In realtà è già molto appassionato della cucina pur essendo così piccolo, e già adesso lo porto spesso al ristorante insieme a me.

Innsbruck, vicina di casa di Bolzano. Com’è vivere lì? Le manca qualcosa della sua terra?

Noi a Innsbruck viviamo molto bene. Poi avendoci già vissuto prima, mi muovo come a casa. È bella e piena di energia, si evolve in continuazione e offre tantissime cose per gente giovane. Penso che sia anche il motivo per cui è così ricercata da studenti stranieri che vengono qui per il progetto Erasmus (un anno di studio all’estero N.d.r.). È una città molto internazionale e anche da stranieri non si ha alcuna difficoltà a integrarsi.
Forse della mia terra, l’Alto Adige, mi manca un po’ la stagione estiva, che qui è molto corta e decisamente meno calda.

 Pubblicato su Corriere dell’Alto Adige del 12 febbraio 2012

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