Culture + Arts > Architecture

February 13, 2012

19×19 ospita gli architetti a Bressanone. Architettura, fucina di creatività

Luca Sticcotti

L’architettura – protagonista della tappa di 19×19 che viene inaugurata a San Valentino – offre un punto di vista di assoluto interesse nell’ottica delle carte che la provincia di Bolzano può giocare nella candidatura del Nordest a capitale europea della cultura 2019. Nello specifico non vi sono “grandi manovre” già in atto ma, a dire il vero, il nostro territorio può vantare un know how che non solo è di tutto rispetto ma può puro giocare fin da subito un ruolo in gran parte riconosciuto, non solo a livello nazionale. Le modalità con cui il territorio sudtirolese da anni si pone nei confronti della progettazione architettonica sono senz’altro all’avanguardia, come ha mostrato nei giorni scorsi il grande interesse suscitato dalla mostra “Architetture recenti in Alto Adige 2006-2012″, organizzata dall’associazione Kunst Merano Arte in collaborazione con la Fondazione Architettura Alto Adige e il Südtiroler Künstlerbund. A Merano per l’occasione è accorso il gotha nazionale degli editori del settore ed è la seconda volta che avviene dopo la “prima” celebrata 6 anni orsono.

La capacità che finora la nostra terra ha avuto nel valorizzare i professionisti che si sono distinti per la loro attitudine innanzitutto a non violare il paesaggio, ma anche e soprattutto nel coniugare i beni storici con le più attuali concezioni relative al riuso- soprattutto nelle strutture ricettive ma non solo – è senz’altro un dato assodato, sul quale nessuno discute.
Un altro aspetto che ha permesso all’architettura altoatesina sudtirolese di crescere e imporsi scaturisce dalla combinazione vincente tra la molteplicità delle scuole a cui hanno attinto gli operatori del settore e la grande sensibilità dimostrata dagli enti pubblici nel promuovere con costanza concorsi di progettazione per le opere più importanti, al posto di “chiamate dirette” rivolte ai grandi professionisti affermati a livello internazionale. Proprio quest’ultimo atteggiamento lungimirante dunque è stato in grado di promuovere una specifica capacità di innovazione che è il migliore viatico affinché la cultura architettonica locale possa affermarsi come uno dei punti di forza nell’ipotesi della candidatura del Nordest a capitale europea della cultura. Come poi queste specifiche attitudini del nostro territorio possano poi coniugarsi con analoghe tendenze nel più vasto territorio che raggruppa Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia, con Venezia a fare da ovvio catalizzatore, sarà senz’altro una delle più interessanti questioni oggetto di riflessione nella tappa brissinense di 19×19.

Nella foto Weincenter, Caldaro.
Dalla Mostra Architetture recenti in Alto Adige 2006-2012, Kunst Merano Arte

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There are 8 comments for this article.
  • Mattia Ravelli · 

    Che coincidenza…proprio visitando la mostra citata nel tuo articolo, mi interrogavo sulle strategie e le motivazioni culturali che hanno portato l’architettura altotesina così in alto, a livello nazionale ed internazionale. Sono contento che tua abbia approfondito l’argomento!

    La domanda che invece non trova ancora risposta è perchè il Trentino sia ancora così fortemente legato a quello che mi piace chiamare “sistema delle archistars” (di cui ho parlato tempo fa in un articolo su Trento 2.0, relativamente al Quartiere delle Albere di Renzo Piano…ecco il link: http://www.trentoduepuntozero.it/?p=167) !

    Rispetto a questo tema credo che non si possa far altro che imparare dai cugini altotesini!

  • Barbara Breda · 

    Proprio a questo proposito ci sarebbe da augurarsi, qualora si riuscisse a diventare capitale europea della cultura, un generoso ricorso ai professionisti locali, una volta capito il ruolo dell’architettura in questa grande sfida -aspetto di certo non secondario. Sarebbe importante che il felice esempio dell’alto adige tornasse utile anche per gli altri territori del nordest coinvolti, e che questa occasione potesse servire, magari grazie alla costruzione o la ristrutturazione di nuovi spazi della cultura, per il ritorno dei concorsi di progettazione aperti, diventati rari ormai persino da noi.

  • Fabio Gobbato · 

    caro mattia, è incredibile come mutino le prospettive a seconda dei luoghi. L’altro giorno, durante una riunione di Franz in cui progettavamo un numero cartaceo dedicato ai musei, facevamo i complimenti (soprattutto io) ai trentini per i grandi progetti museali affidati a archistar … .

  • Mattia Ravelli · 

    Caro Fabio, la valutazione della qualità di un progetto è un’operazione abbastanza delicata.
    Ovviamente non mi permetto di entrare nel merito analizzando un caso specifico, come potrebbe essere ad esempio il MART di Rovereto progettato da Botta. Una cosa però è certa…non credo che questa valutazione possa essere fatta a priori, basandosi esclusivamente sulla fama dell’archistar, che nonostante la sua esperienza, talvolta può sbagliare.

  • Carlo Calderan · 

    esasperando, il concorso di architettura sta ad un incarico diretto come la democrazia alla dittatura, nessuno può escludere a priori che ci possa essere un dittatore illuminato, magari anche più efficiente di un governo democraticamente eletto, ma è molto più frequente il contrario.

  • Davide Fusari · 

    Trentino ed Alto Adige hanno sperimentato, a partire dagli anni Cinquanta in avanti, l’immissione sulla scena professionale di una serie di architetti che avevano avuto, in precedenza, importanti esperienze formative, basti pensare a Salvotti con Adalberto Libera o a Zoeggeler con Stirling. Anche in Trentino non è mancata l’architettura di qualità, fino ad un certo punto, poi tutto si è spento.
    Pare evidente come le strategie della committenza pubblica, in Alto Adige, abbiano sempre fatto della qualità del progetto un requisito fondamentale e imprescindibile privilegiando lo strumento del concorso. Questo è stato, forse, il motore che ha risvegliato l’attenzione per l’architettura anche da parte della committenza privata (cantine, ecc.) e ha reso evidente come, in fondo, la questione sia sempre il livello culturale di chi sta alla regia.
    Seppur con tutte le differenze dovute agli incarichi da loro ricoperti, chi ha conosciuto Silvano Bassetti, riguardo al comune di Bolzano, e chi conosce l’architetto March, provincia di Bolzano, sa quale sia stata e sia la loro passione per il progetto, per l’architettura e per l’urbanistica.
    Chi ha delle qualità simili in Trentino?
    Del resto la pochezza e la vacuità dei progetti presentati al premio Costruire il Trentino ha del ridicolo nei confronti della mostra di Merano!