L’uragano Chicks on speed in arrivo al Halle, parola di Melissa

24.01.2012
L’uragano Chicks on speed in arrivo al Halle, parola di Melissa

L’uragano Chicks on speed in arrivo al Halle, parola di Melissa

24.01.2012

Irriverenti, anarchiche, coloratissime, folli. Le Chicks on speed sono un mare di creatività in piena. Inarrestabili. Interpreti originali del credo punk do it yourself, si muovono con disinvoltura tra le arti (musica, moda, arti figurative, performance), cancellando completamente il confine tra l’alto e il basso, tra il bello e il brutto. Provocatorie, sfrontate, sperimentali e al tempo stesso pop, sono l’avamposto impazzito della musica dance contemporenea. Due anni fa avevamo scambiato due chiacchiere con Alex Murray-Leslie, la biondina australiana del trio originario: “Ci piace l’idea di educare il pubblico attraverso grande musica prodotta da donne giovani e ispirate”. Quest’anno, in prossimità della loro esibizione all’Halle 28 (venerdì 27 gennaio), abbiamo contattato Melissa Logan, statunitense di origine trapiantata ad Amburgo. La democrazia? Una parolaccia. Lady Gaga? Un fenomeno divertente. Le Chicks tra dieci anni? Sicuramente non delle gentildonne. Esplosiva!

Da differenti continenti, dall’Usa e dall’Australia, ad Amburgo. Perché Amburgo è un posto interessante in cui vivere?

Io non mi sento di vivere ad Amburgo, potrei stare a Bruxelles o altrove… Ma qui ho una bella famiglia, il porto è grande e il treno veloce che ti porta a Berlino in un’ora e mezza è molto comodo. Lo so, Amburgo gode di una cattiva reputazione, freddi, schivi, di cattive maniere… Ma in realtà ci sono molte belle persone qui anche e c’è un forte sentimenti di attaccamento. A volte mi sento come se fossi su un’isola in un mare agitato.

Il vostro ultimo album è di tre anni fa. So che state tate lavorando al nuovo disco, ci puoi raccontare qualcosa a proposito?

Il nuovo album sta attraversando diverse fasi. Noi siamo da sempre innamorate del mix di “pop & difficult sounds”. Cos’è davvero stimolante è lavorare con nuovi collaboratori, al momento con grandi artisti dell’Islanda. Non voglio citare i loro nomi ora, siamo solo a metà del lavoro, sono molto eccitata però. In uscita quest’anno c’è anche la nuova compilation Girl Monster con altri tre esplosivi cd, l’antologia di musica femminile continua. E infine un nuovo progetto con Maral Salmassi chiamato Return of the Amazons, occhio!

Nel frattempo, in questi tre anni, sono accadute molte cose. La Primavera araba, il movimento Occupy Wall Street negli Stati Uniti, gli Indignatos in Europa… Ci sono molte connessioni tra la politica e la vostra arte, quindi come giudicate questi nuovi venti di rivolta? Hanno una qualche influenza sul vostro lavoro?

È un periodo incredibile in cui vivere e i musei sono ancora più morti adesso, quando è la strada il posto dove sta esplodendo il cambiamento. La democrazia sta diventando una parolaccia, cambiando significato in “elites che ingannano le non-elites e le non-elites non se ne accorgono”. I quartieri poopolari non sono più così spaventosi, sono molto vivi e artistici. C’è un fermento di eventi interessanti, diverse immagini, cospirazioni che sono rese note attraverso fughe di notizie… Ma poi poi uno si chiede, perchè certe informazioni sono lasciate trapelare? Il puzzle si sta facendo sempre più interessante e certamente questo cambia il nostro lavoro.

Un’altra connessione che intrattiene la vostra arte è quella con la moda. In relazione al Objeckt Instruments Project, i vostri esperimenti hanno prodotto fantastiche creazioni, tra cui una chitarra a forma di scarpa col tacco, indossata da Lady Gaga. Vedi una relazione tra la vostra visione artistica e quella di Lady Gaga? C’è chi dice che artisticamente le Chicks sono le sue sorelle maggiori, sei d’accordo?

Penso che Gaga sia un fenomeno davvero divertente… Ho già sentito fare questo accostamento, ma non vedo molto dello Chicks’ style da quelle parti. Mi piace che lei sia così mainstream e così sopra le righe, però non mi fa emozionare, strano. Alex comunque è molto presa da Lady Gaga.

In alcune vostre canzoni si possono leggere delle allusioni agli effetti delle droghe. C’è una relazione c’è tra la vostra arte e l’uso di droga?

Non capisco cosa intendi. Sai, noi siamo pulcini che lavorano molto veloci (“very fast working chicks”), cosa ti stai immaginando? Di cosa stai parlando?

Come ti immagini le Chicks tra dieci anni?

L’ultima volta che qualcuno ce lo ha chiesto erano quattro anni fa a Berlino… Chi chiesero se potevamo immaginarci di crescere diventando delle gentildonne. Allora pensai che sarebbe stato uno stupido compromesso per sistemarsi. Adesso vedo l’Amazzonia, insegnante impaziente e studente semi-concentrata che suona, organizza, dirige, inventa, produce compilation, collabora, compone, progetta… Non penso esista ancora una parola adatta per questo, non penso comunque che la parola gentildonna sia appropriata.

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