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December 12, 2011
Cinema, cineforum, finanziamenti. Molte questioni e… una proposta
Luca Sticcotti
A Bolzano qual è lo stato di salute del mondo del cinema? E’ vero che esiste un “problema cineforum”?
L’apertura del Cineplexx come sappiamo è stata una sorta di chiave di volta per il panorama locale della “cultura cinematografica”, non essendo riuscita in questo settore la città di Bolzano a mantenere in piedi le barricate tutt’ora operative, ad esempio, contro i mega centri commerciali.
Dunque il Cineplexx ha aperto, senza riscuotere grandi successi per altro, e la conseguenza è stata che ora anche la multisala vivacchia, mentre il resto del comparto cittadino del cinema è andato progressivamente in crisi, con qualche eccezione di qualche rassegna, che però conferma la regola. Si tratta di una crisi che non ha attanagliato solo le piccole realtà (ma dalla storia gloriosa, come Cineforum, Cineclub, ecc.) ma anche il Capitol/Filmclub che fino all’apertura del Cineplexx per anni aveva fatto la parte del leone nel settore, giocando spregiudicatamente sul doppio terreno commerciale/d’essai.
Il problema che si pone allora oggi è duplice, lo ribadiamo. Nell’ambito della cultura il cinema ha ancora oggi un ruolo cruciale che va salvaguardato e sostenuto, anche dall’ente pubblico ed anche in tempi di crisi economica? E in particolare qual è il ruolo che assume oggi nell’ambito della cultura cinematografica l’esperienza del cineforum, ossia dell’”incontro, o più spesso ciclo di incontri, a carattere culturale, in cui alla proiezione di un film fa seguito un dibattito”? Ci riferiamo, sia ben chiaro, non a quelle iniziative estemporanee – anche di grande spessore e successo, come festival e rassegne – ma nello specifico alle programmazioni su lungo periodo.
Di questo tema ho riflettuto recentemente con Andrea Beggio, che fa parte dello staff di critici cinematografici di Franz e si è occupato spesso, a livello locale, anche del problema cruciale dei rapporti che il cinema ha con altre forme d’arte come la musica e il fumetto.
Insieme abbiamo convenuto che di per sé l’attività dei cineforum è oggi ancora molto importante, perché risulta necessario riflettere sul cinema di qualità e sui corsi e ricorsi che, nel cinema come nelle altre arti si verificano. Inoltre il cinema – costosissima forma espressiva in una fase di transizione/ibridamento nei confronti dei nuovi media – è stato ed è ancora oggi spesso concepito con chiari intenti propagandistici, a causa della sua forza ed immediatezza. Per carità, anche oggi il cinema è spesso utilizzato con le più pure finalità artistiche, ma è senz’altro soprattutto sul cinema che contiene (o nasconde) messaggi politici che occorre oggi riflettere. E visto che molti film sono prodotti e finanziati con tali intenti, la discussione in merito appare quindi come una sorta di contrappasso necessario.
Passando ad un caso specifico, paradigmatico, il cineforum bolzanino, sodalizio storico, come sappiamo prende molto sul serio questo compito, fino al punto di essere tacciato, esso stesso, di “fare politica”, entrando quindi in una vivace dialettica con gli enti pubblici (comune di Bolzano e, soprattutto, provincia) che da anni consentono la sopravvivenza del sodalizio.
Secondo Andrea Beggio – e su questo mi trovo perfettamente d’accordo – in realtà il problema che si pone in questo senso è più ampio e riguarda l’intero orientamento, soprattutto della provincia, in merito al finanziamento concessi alle attività delle associazioni.
Riteniamo infatti che i cospicui finanziamenti, del passato e anche del presente, abbiano da una parte permesso alle associazioni culturali di svolgere la loro attività sulla scia di una serenità economica altrove invidiabile nel resto d’Italia, ma da una altra abbiano costretto le stesse in una sorta di circolo vizioso che spesso si traduce purtroppo in un vicolo cieco.
Non ce lo nascondiamo, molte associazioni sono nate in definitiva proprio per accedere ai finanziamenti, divenendo piccoli ducati autonomi votati alla sopravvivenza ad ogni costo, anche oltre i limiti naturali della motivazione culturale e personale degli aderenti. Tali associazioni si sono poi dovute dotare, giocoforza, di organismi in grado di gestire la burocrazia dei contributi, spesso tutt’altro che semplice da espletare.
Il panorama venutosi a creare ha un altro difetto di fondo: non favorisce la collaborazione tra le associazioni stesse, spesso più concentrare nel difendersi rispetto alla “concorrenza”, finanziata dai medesimi enti pubblici, che a collaborare in sinergia.
Questo meccanismo – per molti versi positivo perché all’origine della grande ricchezza del panorama culturale locale, sia ben chiaro – ha però prodotto anche un altro problema: la grande difficoltà, da parte delle associazioni, di rendersi per lo meno in parte autonome dal punto di vista finanziario, investendo oltre che energie personali anche denari privati e identificando sponsor per le varie iniziative.
Tutto ciò è all’origine di un ulteriore equivoco, potenzialmente letale, e cioè che l’ente pubblico (e la politica che lo gestisce) utilizzino i soldi pubblici per “comprare la libertà” delle associazioni.
Secondo noi da questi vicoli ciechi – che riteniamo essere ben chiari a politica, pubblica amministrazione e responsabili delle associazioni – occorre uscire alla svelta.
In questo senso forse varrebbe la pena di rilanciare un’idea, forse datata, ma che invece potrebbe a questo punto diventare un interessante sbocco per tutti.
Stiamo parlando di una “casa della cultura”, una struttura che – una volta realizzata – costerebbe molto meno all’ente pubblico rispetto ai finanziamenti annuali, ordinari e straordinari, facendo dialogare fra loro realtà diverse creando quelle sinergie che potrebbero anche portare ad abbattere i costi. Ciò potrebbe valere non solo per il mondo del cinema, naturalmente, interessando molte altre forme d’arte e di spettacolo. Vedasi il recente dibattito relativo ad un “luogo” per il rock a Bolzano.
Una libera casa delle associazioni a Bolzano potrebbe essere oggi tutt’altro che una prospettiva utopica ed invece l’unica strada per continuare a fare cultura in periodo di vacche magre come quello che si prospetta.
Che ne pensate?
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