Food
November 12, 2011
Eccellenza enogastronomica a Merano e dintorni
Jimmy Milanese
Spesso, i nostri ricordi più belli sono legati a un bicchiere di vino. Una serata con i vecchi compagni di scuola; l’addio a un fratello che ha deciso di andare a vivere lontano, una festa con gli amici di università o una sbornia cercata solo per dire a quella, che non l’avevi mai dimenticata. Quel succo color rosso opaco e variopinto, buono in qualsiasi occasione e dentro il quale è così facile trovare rispecchiati tutti i nostri tormenti, per una settimana è diventato il simbolo di un Made in Italy d’eccellenza al Meran/o Wine Festival 2011.
Ad onor del vero, sarebbe già perfetto così come madre natura l’ha fatto, il grappolo d’uva, con quei chicchi disposti a piramide rovesciata che crescono a portata della mano d’un bambino in lunghe distese di campi inclinati, su vigne ben ordinate e delicatamente curate. Invece, chissà quando nel tempo, quanto lontano da questo presente, un giorno, qualcuno, in quelle bacche selvagge raccolte in graspi ci ha visto un succo amarognolo, buono per dissetare il palato e rifocillare la mente.
Piedi di giovani vergini sono state usate per estrarre il nettare da acini rossi e bianchi: profetico quel tipo che chissà quando ha inventato il vino, pestando l’uva e raccogliendo la polpa, perbacco!
Così, in qualche modo il vino è stato riversato prima in anfore di argilla o terracotta, poi in botti di legno, bottiglie di vetro e cartoni di tetrapak.
Il vino viene creato sotto il sole e trasportato fin dove la neve non si scioglie mai; ha padroni importanti e servitori devoti; ispira gli artisti e il barbone che vive nei bar; è premiato da intenditori qualificati e sputato da poeti laureati. Almeno in principio, il mondo che girava attorno al vino era assolutamente democratico, al punto che fu il Messia stesso ad ordinarne il consumo. Col tempo, questa arte contadina è cresciuta, proprio come il grappolo d’uva che piano piano sistema nella sua cima i chicchi migliori. I locali malfamati sono diventati enoteche di degustazione e le feste dell’uva, Festival per un’élite selezionata.
Tra le diverse kermesse – se ne contano a decine – quella organizzata da ormai due decenni dal nostro concittadino Helmuth Köcher è sicuramente una delle più riuscite, perché raduna nello stesso luogo non solo chi il vino lo produce, ma chi lo esporta in tutti i luoghi del mondo e chi, alla fine della fiera, il vino lo consuma. Il Wine Festival, con le sue innumerevoli manifestazioni di contorno, è ormai diventato un marchio registrato, che gira per il mondo per ritrovarsi ogni prima settimana di novembre a Merano.
Helmuth è una persona gentile e garbata che alla fine degli anni ottanta ha avuto una intuizione sulla quale ha costruito il suo futuro: riunire in un circolo produttori/intenditori/consumatori di vino e a partire da questa semplice quanto geniale idea, creare un evento culturale. Ha intuito che tra le varie figure attorno a questo succulento prodotto, mancava una specie di cinghia di trasmissione. Da quella prima edizione sono passato venti anni, coincisi con un graduale e costante incremento sia della qualità del suo Wine Festival sia dell’interesse accordatogli da chi di vino si occupa per professione. La sede è di quelle che hanno fatto la storia del Sudtirolo: il Kurhaus di Merano, con le sue sale neoclassiche tempestate da stucchi d’orati e onorate da dipinti che molto spesso riportano alla cultura contadina di questo popolo.
Oggi, il Merano Wine Festival vive come di moto proprio, aumenta ogni anno il numero di visitatori, nonostante il discreto investimento necessario per accedere ai padiglioni che ospitano la crème de la crème delle produzioni internazionali, selezionate dallo Staff del Festival sparso in tutto il mondo. Accanto alle migliori “bottiglie di vino”, come da diversi anni ormai, il Festival presenta una ristretta ma puntuale selezione dei migliori prodotti tipici del Made in Italy. Non parliamo certo del classico stand alimentare allestito su commissione, ma delle vere e proprie bancarelle dietro le quali, in giacca e cravatta i produttori stessi ti spiegano le qualità organolettiche, i criteri di produzione dell’olio di qualità, piuttosto che del salume sapientemente stagionato. Il tutto per un imperdibile mix di successo!
Parlar di alimenti, sapori, fragranze e gusti esclusivi con un tratto di penna o un movimento del cursore, pare un’impresa di ardua fattura, quindi, in luogo di tante parole, Franz ha preferito frequentare il festival e realizzare un breve videoclip. Infine, si passi ogni imprecisione al redattore; in questo articolo, si badi bene, tutti i refusi son questione di tannini eccedenti!
A FRANZ PRODUCTION
Shooting & editing: Jimmy Milanese Motion graphic: Matteo Moretti
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