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December 23, 2014

Oltre la facciata – Hinter der Fassade. Backstage #10 [il progetto continua]

Sarah Trevisiol

Giacomo Pellegrini, studente alla Facoltà di Design dell’Università di Bolzano, ha creato un’installazione in cui ha ricostruito il giaciglio di una persona senza dimora accompagnandola con la storia personale già usata nel progetto “Oltre la facciata“. Rendere visibili coloro che vengono ignorati non solo durante il periodo natalizio, ma ben oltre, affinché cresca comprensione e sostegno per la sorte di persone meno fortunate.

Come nasce il tuo progetto e quali erano gli obiettivi prefissati? 

Tutto nasce da un compito universitario in cui dovevamo sviluppare un progetto attorno alla tematica della quotidianità. Fin dall’inizio volevo fare qualcosa che rompesse la quotidianità delle persone, che provasse a far avvicinare la gente a temi che solitamente non affrontano. Così, anziché pensare ad un qualcosa di vicino a me o di personale, ho rivolto il mio sguardo verso la città e le problematiche che tutti i giorni passano inosservate sotto gli occhi della maggior parte dei cittadini. Ecco perché ho deciso di lavorare sui senzatetto, che a Bolzano mi sembravano non esistere, invisibili. Grazie a Francesco Campana dell’Associazione Volontarius ho capito invece che i senza dimora ci sono eccome e non sono così pochi come si pensa.
Prendendo ispirazione dalle installazioni dell’artista contemporaneo Richard Hammons, ho sviluppato l’idea di “costruire” un giaciglio per senzatetto. La mia intenzione è stata così di far avvicinare le persone a questa tematica, facendogli trovare davanti agli occhi la presenza indiretta di queste persone, per poter prendere atto della loro esistenza.Oltre la facciata – Hinter der Fassade - Giacomo PellegriniChe effetto ha avuto confrontarti con la realtà delle persone senza dimora, ha cambiato qualcosa in te? 

Mi sembra d’aver allargato molto i miei orizzonti e d’aver guardato alla nostra società da una prospettiva diversa. Per esempio, quando ho messo la mia opera in strada sono stato a filmarla in un angolo così da non essere visto e in quei momenti, in cui stavo lì a guardare il mio stesso lavoro sperando che le persone lo notassero, credo d’aver intuito la solitudine che provano queste persone e l’invisibilità che le circonda agli occhi degli altri cittadini.

Che reazioni ha suscitato nei passanti? 

L’opera è rimasta piuttosto ignorata: in molti sono passati di fianco, l’hanno guardata e hanno tirato dritto. Poche persone si sono fermate a leggere la storia (tratta dal vostro articolo) e per questo motivo ho deciso di filmare l’indifferenza delle persone, lasciando una telecamera fissa in un punto più o meno nascosto. Nelle prime tre o quattro si sono fermate complessivamente quattro o cinque persone a leggere, di cui tre facevano parte dell’università. Ma va bene comunque, credo d’aver avuto l’opportunità di constatare qualcosa: che per smuovere una persona dalla sua quotidianità bisogna davvero sconvolgerle la routine. Mi ha però rallegrato vedere che qualcuno aveva appoggiato un euro sui cartoni che avevo disteso al suolo. 

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