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June 14, 2013

I ragazzi del Liceo Gandhi rileggono Euripide e ne fanno (anche sul palco di Siracusa) una “cosa nostra”

Luca Di Bari
Un gruppo di ragazzi del Liceo Gandhi di Merano ha preso "per mano" Ifigenia in Aulide, testo classico di Euripide, riadattandolo al linguaggio contemporaneo e portandolo in scena, oltre che in Provincia anche al prestigioso Festival Internazionale del Dramma Antico di Siracusa.


La tragedia greca si è trasferita per una sera al teatro Puccini di Merano. I ragazzi dell’istituto Gandhi hanno infatti portato in scena “Ifigenia in Aulide” di Euripide, testo classico tra i classici, riadattandolo alle loro esigenze contemporanee e mostrando quello che loro stessi hanno percepito, utilizzando immagini e scene del tutto inedite.
I ragazzi alternano al clima tipico della tragedia euripidea alcuni flash nei quali, narrando di eventi e personaggi contemporanei, lasciano percepire ed intendere il senso della tragedia, il sacrificio delle donne che spesso si dimostrano molto più forti degli uomini, “alla faccia” del sesso debole. Con l’utilizzo di due attrici per il ruolo di Ifigenia, i giovani teatranti hanno dato una loro personale chiave di lettura alla tragedia. Ifigenia, che prima si mostra come una donna soggiogata dagli eventi, poi – grazie alla sua forza ed al carattere ferreo – mostra la sua vera natura, prendendo per mano la morte ed accettandola, venendo abbracciata alla dea alla quale è stata sacrificata. 

Per l’occasione ho avuto il piacere di intervistare Francesca Carotta, una delle ragazze che ha partecipato al progetto per due anni, l’anno scorso con il riadattamento dell’Odissea e quest’anno con la messa in scena della tragedia di Euripide.

Francesca, hai partecipato alla messinscena sia nella parte legata alla rappresentazione, che in quella di “modernizzazione” e attualizzazione del testo. Quanto è importante per te questo metodo di lavoro per avvicinare i giovani alla forma d’arte teatrale?

Indubbiamente partecipare alla stesura di un testo facilita l’avvicinarsi al teatro, ma non penso che sia l’unico metodo, o il più efficace. L’anno scorso non ho partecipato alla stesura di “Ifigenia in Aulide”, spettacolo messo in scena quest’anno, tuttavia ho apprezzato comunque l’esperienza teatrale fatta durante il periodo scolastico. In linea generale può risultare un buon metodo in quanto si può osservare lo sviluppo completo del proprio lavoro, dalla lettura dell’opera al vedere in scena gli attori in carne ed ossa, ma penso che l’avvicinamento dipenda molto dagli interessi delle singole persone: per fare un esempio, ci sono ragazzi che non hanno partecipato alla stesura del copione l’anno scorso e che comunque quest’anno sono entrati nel gruppo per recitare, e viceversa. 

Vari passaggi dello spettacolo citavano persone più o meno vicine al nostro contesto storico, quale il messaggio che si vuole far passare?

Il coro, costituito da personaggi “moderni”, serviva principalmente ad evidenziare lo sviluppo psicologico dei personaggi tragici, specialmente di Ifigenia, proiettando le sue emozioni in un contesto storico più vicino a noi, dimostrando che determinate situazioni si ripropongono nel corso del tempo. Tema centrale di tutto è quello della scelta che per quanto possa sembrare la via migliore, porta sofferenza al personaggio. Inoltre, si tratta di una scelta condizionata, anche in modo oppressivo, da vari fattori come la famiglia (Ifigenia), i valori (Aung San Suu Kyi ), la persecuzione (Rita Atria), l’amore (Eva Braun). Questo, come detto prima, per dimostrare che alcune situazioni sono proprie dell’essere umano e non si limitano al mondo dell’antica Grecia, bensì sono riscontrabili tutt’oggi.

Salire su un palco è sempre difficile, farlo a Siracusa in un evento importante come il Festival Internazionale del Dramma Antico quali emozioni ti ha provocato? 

Partecipare al Festival è stato splendido, soprattutto perché ci ha dato la possibilità di confrontarci con altri ragazzi provenienti da tutte le parti d’ Italia e con altri metodi di lavoro. Eravamo tutti elettrizzati ed emozionati, anche perché per noi, essendo quellaprima dello spettacolo, è stato la prova del nove di tutto il nostro percorso, durato due anni.

Inviteresti altri studenti a partecipare in futuro a un progetto come questo? 

 Certo, è stata davvero una bella esperienza e la consiglierei a tutti: mi ha permesso di conoscere persone nuove ed imparare a lavorare con loro, mi ha avvicinata al mondo del teatro, che ho sempre trovato molto affascinante, e mi ha fatto mettere da parte la mia timidezza naturale, arricchendomi e permettendomi di crescere interiormente.

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