Franz TV

April 15, 2013

Che succede con questa Capitale della Cultura? Ne abbiamo parlato con Fabrizio Panozzo

Anna Quinz

Fabrizio Panozzo è di Venezia, insegna a Venezia all’Università Cà Foscari, ma insegna anche Strategic Management in the Public Sector alla Libera Università di Bolzano. Per le sue materie di studio e per questa sua personale geografia, ha seguito fin dall’inizio “la questione Nordest”, per la creazione di un’idea di candidatura a Capitale della Cultura 2019. Ora che la situazione è in pieno ribaltone, ora che Venezia pensa di tirarsi indietro, ora che Trieste pensa di andare avanti da sola, ora che Bolzano si trova in una delicata situazione tra dentro e fuori e pensa di candidarsi come capofila insieme a Trento e forse a Innsbruck, Fabrizio sembra essere un interessante interlocutore, per capire un po’ che succede e cosa potrebbe succedere. O cosa doveva succedere in questi 2 anni di lavori fatti che ora sembrano essere – almeno un po’ – 2 anni buttati all’aria o nelle acque torbide della laguna veneziana.

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  • c.speranza · 

    Credo sia necessario puntualizzare ed evidenziare il significato di “fare cultura”.
    La cultura puó essere trasmessa, discussa e metabolizzata, ma precedentemente deve essere creata da qualcuno: non si tratta di un esercizio vuoto e fine a se stesso in cui la trasmissione della cultura è subordinati ai contenuti della stessa o addirittura ai suoi autori.
    Se parliamo di cultura contemporanea dobbiamo necessariamente prendere in considerazione il soggetto direttamente coinvolto nell’atto della creazione. Non sto parlando di strutture vuote in cui lo status quo intellettuale si esibisce nell’ennesimo esercizio di stile vuoto e scadente mediando una miriade di offerte culturali che nulla hanno ha che fare con un’idea organica, contemporanea e non rigida rispetto al territorio in cui dovrebbe essere consumata: è inutile definirsi “capitale culturale” se poi non siamo in grado di creare in primis la cultura. Prima bisogna essere grado di produrla, perché solo in un territorio che riesce a creare cultura si puó trovare terreno fertile per fruirne. Sarebbe come se la capitale europea della cinematografia avesse migliaia di cinema e records di incassi ai botteghini, ma sul suo territorio non trovassimo ne registi, ne attori, ne produttori, ecc ecc, sarebbe molto strano e in qualche modo avrebbe il retrogusto di tanto fumo e niente arrosto, tanto business per gli addetti alle vendite ma nulla di fatto per coloro che i film materialmente li fanno. E allora, uno scenario del genere cosa suggerisce? Prima di vedere la provincia di Bolzano capitale europea vorrei vedere i suoi addetti ai lavori (non i mediatori copia-incolla, ma coloro direttamente coinvolti nella produzione culturale) lavorare tranquillamente per poter produrre bene, poi combinare il nuovo con l’esistente, senza frontiere regionali e/o comunque geografiche, e allora si che si potrebbe candidare tranquillamente e, secondo me, anche con il nuovo record di consensi.