Patrick Rampelotto, Joachim, © Roland Ferrigato
Patrick Rampelotto, Joachim, © Roland Ferrigato
Nato in Alto Adige, Patrick Rampelotto si è laureato presso l'Università di Arti Applicate di Vienna sotto la guida di Borek Sipek e Ross Lovegrove. Dopo aver lavorato per lo studio Eoos a Vienna, nel 2009 ha fondato il proprio studio “Ideas of Patrick Rampelotto” e nel 2016 la galleria collettiva “Spazio Pulpo”. Nel 2022 ha dato vita a PolyOkay, un’azienda che propone prodotti per l’edilizia sostenibile realizzati con plastica riciclata.
Rampelotto lavora principalmente con i residui della cultura: prodotti di massa scartati, prototipi mai entrati in produzione, oggetti di lusso archiviati, macchine senza funzione, citazioni celebri o motivi decorativi. Che si tratti di collaborare con aziende di design o istituzioni artistiche, il suo approccio parte sempre dal riuso di frammenti della tradizione, estrapolati dal loro contesto e resi astratti. Attraverso una sottile reinvenzione delle tecniche artigianali e industriali, crea oggetti poetici in cui estetiche arcaiche e futuristiche si fondono armoniosamente.
Tra i progetti più significativi di Patrick Rampelotto c'è The Trophy Project. Dal 2005, Rampelotto realizza lampade e lampadari, assemblando e riassemblando vecchi trofei. Una di queste lampade/scultura, sarà presente a Napoli.
"I trofei hanno ben poco a che fare con il funzionalismo: come oggetti, sono funzionalmente inutili – coppe che non sono vere coppe. La loro funzione è invece simbolica. Per celebrare un risultato speciale e straordinario, adottano un linguaggio dell’eccezionalità che associamo alla vittoria: brillantezza, riflessi, curve e superfici che rifrangono la luce. Dietro questo scintillio decorativo, però, si scopre che i trofei – almeno quelli che noi comuni mortali potremmo vincere – sono letteralmente assemblaggi di effetti. Sono costruiti a partire da una gamma di componenti modulari e prodotti in serie, che vengono combinati tra loro per formare specifiche “forme” di celebrazione attraverso l’aggiunta di determinati elementi. Questa industrializzazione dell’individualità non dovrebbe sorprenderci. Davvero pensiamo che i nostri modesti traguardi meritino qualcosa di fatto a mano? Il riassemblaggio di questi componenti, ordinati in bacchette di somiglianza, ci permette di osservare (e apprezzare) il linguaggio decorativo della “trofeità”". (Sam Jacob)
L’uso creativo e improprio che Rampelotto fa delle coppe da trofeo consente di poetizzare un oggetto spesso considerato banale, kitsch, vacuo, se non addirittura superato.
Come un pirata che depreda gli scarti della nostra società dei consumi e scompiglia i codici della fabbrica del successo, Rampelotto scorge tesori dove noi vediamo solo rifiuti, intravede possibilità dove altri vedono soltanto futilità.