© Roberto Moiola
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Nel cuore della Val Gardena, Judith Sotriffer porta avanti una tradizione secolare con la dedizione silenziosa di chi conosce a fondo la memoria del proprio territorio. Nel suo laboratorio artigianale, tra profumi di resina e segatura, prende forma un mondo fatto di bambole intagliate, cavallini a dondolo e giocattoli lignei, realizzati seguendo metodi e modelli tramandati da generazioni.
Quella di Judith non è semplice nostalgia, ma una pratica viva, radicata nella storia profonda delle valli dolomitiche. L’arte del giocattolo gardenese nasce nel Seicento, quando gli abitanti della valle, durante i lunghi inverni, iniziarono a scolpire figure in legno per integrare il reddito familiare. I primi oggetti erano semplici: presepi, figure religiose, bamboline stilizzate, piccoli animali su ruote. Ma con il tempo, l’abilità degli artigiani si affinò e i giocattoli divennero più complessi, colorati, ricchi di espressione.
Un tratto distintivo di questa produzione era la colorazione a colla, una tecnica antica che conferiva ai manufatti una particolare lucidità e profondità cromatica. Già nel XIX secolo, la fabbricazione dei giocattoli coinvolgeva interi nuclei familiari: uomini, donne e bambini contribuivano a un'economia domestica che rendeva la Val Gardena uno dei principali centri europei del giocattolo artigianale. Un’attività che proseguì fiorente fino agli anni Trenta del Novecento, prima dell’avvento della produzione industriale su larga scala.
Oggi, Judith Sotriffer recupera quella memoria e la trasforma in gesto contemporaneo. Ogni pezzo che nasce nel suo atelier è un unicum: non solo per l’irregolarità della materia e la lentezza del lavoro manuale, ma per il valore simbolico che porta con sé. Ogni bambola, ogni figura in legno racconta una storia: quella di una valle che ha saputo trasformare la semplicità in bellezza, il bisogno in arte.
Attraverso il suo lavoro, Judith non si limita a preservare una tecnica, ma restituisce voce a una cultura materiale fatta di sapienza, identità e senso del tempo. In un mondo sempre più digitalizzato e standardizzato, i suoi giocattoli rappresentano un gesto radicale: un ritorno all’essenziale, alla bellezza che nasce dal fare, al legno che prende vita tra le mani.