Contemporary Culture in the Alps
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Segantini, il vate riscoperto

Al Museo Civico di Bassano del Grappa, la Rivoluzione divisionista oltre il mito della vetta solitaria

25.11.2025
Silvia M. C. Senette

Giovanni Segantini "Ritorno dal bosco" 1889-1890 © Segantini Museum St. Moritz

Per molto tempo il racconto su Giovanni Segantini è rimasto prigioniero di una retorica romantica e monolitica: quella del genio solitario, l’eremita delle vette consumato dalla sua ossessiva ricerca della luce eterna e stroncato dalla peritonite a soli quarantun anni su un alpeggio di Schafberg. Oggi, a oltre un decennio dall’ultima grande retrospettiva italiana, il Museo Civico di Bassano del Grappa, in piena risonanza con l’Olimpiade Culturale di Milano-Cortina 2026, smantella questa narrazione per consegnare al pubblico un Segantini nuovo, audace sperimentatore, perfettamente integrato nei dibattiti figurativi della sua epoca. La grande mostra curata da Niccolò D’Agati, inaugurata lo scorso 25 ottobre per rimanere allestita fino al 22 febbraio 2026, non è una mera celebrazione ma un’operazione di rigore scientifico che, attraverso un centinaio di capolavori rintracciati tra le massime collezioni pubbliche e private internazionali, ricolloca il pittore di Arco nel firmamento dell'Ottocento europeo.

@ Museo Civico di Bassano del Grappa
About the authorSilvia M. C. SenetteSono stata una bambina “multipotenziale” ante litteram. Ora sono una donna “multicomunicativa”: giornalista per curiosità e per una [...] More
Il percorso, declinato in quattro sezioni cronologiche e geografiche, si apre negli anni della formazione tra un’infanzia milanese travagliata e la frequentazione dell'Accademia di Brera. È la fase "scapigliata", segnata dall’incontro cruciale con il gallerista Vittore Grubicy De Dragon: sodale che ne indirizzerà l’evoluzione estetica e la fortuna critica. Sin da questi esordi tra ritratti, nature morte e vedute urbane come "Naviglio a Ponte San Marco", si manifesta quella propensione innata allo studio del colore e della luce che segnerà il suo destino pittorico.

La svolta avviene con il trasferimento in Brianza alla fine del 1880, dove Segantini abbandona il tradizionalismo di genere per abbracciare una pittura pastorale intrisa di un crescente interesse per la Natura come elemento di comunione tra uomo, animale e paesaggio. È in questa fase che la mostra dispiega la sua tesi più innovativa: per la prima volta, l’opera di Segantini viene messa a diretto confronto con l'arte coeva che lo influenzò. Si svela così il legame con la cultura artistica di fine secolo, evidente nel dialogo con Jean-François Millet, nel confronto esplicito con la produzione grafica di Van Gogh - come si vedrà nell'accostamento tra i rispettivi "Seminatori" - e con gli artisti della Scuola dell’Aja. L’artista, spesso mitizzato nel suo isolamento, riacquista qui una dimensione internazionale.

La pittura approda alla sua apoteosi tecnica e simbolica con la fase svizzera, iniziata a Savognin nel 1886. È lì che Segantini spicca come massimo esponente del Divisionismo italiano, non solo per la tecnica del colore puro applicato a pennellate filamentose ma per la sua capacità di infondere nella rappresentazione della vita montana un profondo panteismo. Lo si vede nel primo autentico capolavoro divisionista, "Ave Maria a trasbordo", eccezionalmente avuto in prestito dal Segantini Museum di St. Moritz, e nella superba tela "All’ovile" del 1892, dove la tecnica raggiunge il massimo fulgore spingendosi all'uso sperimentale di lamine metalliche e polveri d'oro per catturare l'effimero scintillio alpino.
Giovanni Segantini "Ritratto di Vittore Grubicy De Drago @ Museo Civico di Bassano del Grappa"; Giovanni Segantini "Ave Maria a trasbordo" @ Museo Civico di Bassano del Grappa

Nell'ultimo decennio, a Maloja, la ricerca di Segantini si condensa nel "simbolismo naturalistico": la natura non è solo descritta, ma assolutizzata e resa eterna, carica di poesia e sentimento, come nelle opere "Le due madri", "L’ora mesta" o "La vanità", dove la fanciulla non si specchia nella propria beltà, ma scorge un dragone che incarna l'invidia. L'ossessiva tensione a catturare lo spirito della montagna si concluse tragicamente sulle alture di Schafberg, in un estremo tentativo di completare il pannello centrale del suo grande trittico.

Giovanni Segantini "Sole d'Autunno" @ Museo Civico di Bassano del Grappa

Questa rilettura di Segantini non sarebbe stata possibile senza il rigore scientifico che ha preceduto la mostra, con indagini non invasive che hanno svelato inediti dettagli sulla tecnica pittorica e sui materiali impiegati, in particolare su opere chiave come l'"Ave Maria a trasbordo". L'allestimento di Mustafa Sabbagh amplifica questa intensità: un palcoscenico drammatico di luci e ombre in cui i colori vibranti delle tele risplendono, trasformando la visita del pubblico in un'esperienza emozionale e unitaria. La mostra di Bassano del Grappa è oggi un nostalgico tributo, ma soprattutto la definitiva affermazione di Segantini come figura di modernità laica la cui celebrazione della montagna, in un'epoca di repentino cambiamento climatico, si rivela oggi più attuale e ineludibile che mai.

@ Museo Civico di Bassano del Grappa

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