Il Teatro la Ribalta presenta la Rassegna “Corpi eretici” 2025/26 e ci invita in uno spazio in cui l’arte si fa ascolto, sguardo, opportunità
Pinocchio nel ventre della balena, Teatro la Ribalta, © Marzia Rizzo
Un cuore anatomico vivido e pulsante e un’unica scritta emblematica che recita “USALO”.
È questa l’immagine che introduce la nuova Rassegna “Corpi eretici” 2025/26 del Teatro la Ribalta, presentata a inizio ottobre con un chiaro invito: guardare (e guardarci) con il cuore aperto, stare in ascolto, lasciarci trasformare dalla bellezza, dalla forza e dalla fragilità dei racconti che incontreremo.
Una rassegna che affronterà temi come autismo, immigrazione, emarginazione sociale, rottura e riparazione, famiglia e femminismo. Ci attende un teatro che non offre risposte preconfezionate, ma pone domande; che ci invita ad immergerci completamente nelle storie proposte e a riconoscerci in esse.
La proposta è quella di vivere l’esperienza teatrale come un “rito laico” che ci spinge a guardare fuori per guardarci dentro e lasciare che l’arte, in una vita tanto frenetica, ci permetta di mostrare chi siamo nel profondo.
“In questo tempo di guerra, conflitti e paure, la cultura e il teatro devono essere luoghi che rigenerano il senso dell'umano, che ci mostrano le ferite per aiutarci ad osservarle e comprenderle. Luoghi in cui la diversità e l'Altro sono riflessi di una parte di noi, quindi non estranei, non nemici.”
Come ricorda ancora Antonio Viganò: “Non vogliamo essere un teatro a parte, ma parte del teatro”, parlando della ricerca di una bellezza che va oltre il patinato e si può trovare anche tra le crepe più profonde.
La Rassegna Corpi eretici 2025/26 ha inaugurato la stagione teatrale giovedì scorso 9 ottobre con lo spettacolo Pinocchio nel ventre della balena per la regia di Paolo Grossi.
Nata da un percorso di improvvisazione tra l’attore del Teatro la Ribalta Mathias Dallinger e suo padre (in scena interpretato da Michele Fiocchi), la produzione esplora il complesso e profondo rapporto padre-figlio in tutto il suo crudo realismo, attraverso la lente della storia di Pinocchio e Mastro Geppetto. All’interno del ventre della balena, uno spazio onirico di raccoglimento e riflessione, i protagonisti incontrano personaggi come il grillo parlante, la fata turchina, il gatto e la volpe (interpretati da Sara Menestrina e Stefania Mazzilli Muratori), e raccontano il processo di decostruzione e ricostruzione del loro legame, tra scontri e silenzi, incertezze e conquiste. È la rappresentazione profondamente umana del processo di accettazione reciproca tra un padre e un figlio: un percorso di scoperta, di crollo delle aspettative e di meravigliosa comprensione di sé e dell’altro. Lo spettacolo affronta alcuni dei temi più cari alla compagnia, la cura, il desiderio, il pietismo, tentando di modificare lo sguardo di chi assiste. Il tema del corpo è presente in maniera dirompente: il teatro è una questione fisica, e questo lavoro ne è la dimostrazione, i corpi vengono mostrati, toccati, spostati, svestiti e rivestiti senza paura. Ci insegna che sotto i riflettori tutto è visibile, nudo, esposto, dai sentimenti alla materia umana.
Il teatro, gremito di spettatori, ha assistito ad un debutto difficile da dimenticare, e le mie non sono parole di circostanza. Pinocchio nel ventre della balena scava nel profondo e colpisce dritto allo stomaco. Racconta i rapporti familiari in modo diretto ma aperto, lasciando spazio a riflessioni e interpretazioni personali. Fa ciò che il teatro dovrebbe sempre fare: mandarti a casa cambiato, pieno di pensieri, stravolto da ricordi che riemergono e domande a cui trovare risposta. E’ uno spettacolo che ti coinvolge in tutti i sensi, lasciandoti in testa le canzoni, i suoni, i colori, le luci, le parole.
Pinocchio, alla fine, lascia la scena ormai trasformato, in tutta la sua consapevolezza e voglia di libertà. Geppetto rimane solo, anche lui cambiato, ormai cosciente dell’identità definita (e forse inattesa) del figlio che ha creato.
Un consiglio spassionato? Tirate fuori l’agenda, segnate le date dei prossimi spettacoli della rassegna Corpi eretici 2025/26 del Teatro la Ribalta e andate a teatro. Fatevi questo regalo, non ve ne pentirete.
Ecco alcuni dei prossimi appuntamenti: Vorrei una voce (23.10.25, ore 20:30, Teatro Gries, Bolzano), Tindaro Granata, attraverso le canzoni di Mina, restituisce luce e visibilità alle storie di vita delle detenute del carcere di Messina, strappate da un buio invadente e a volte rassicurante. Poi Re Lear è morto a Mosca (12.11.25, ore 20:30, Teatro Gries, Bolzano), uno spettacolo corale pieno di storia, poesia, canto e danza per la regia César Brie, che ripercorre la carriera di Solomon Michoels e Venjamin Zuskin, due attori giustiziati dal regime staliniano nel 1948 a causa della loro arte. E ancora Vizita (11.12.25, ore 20:30, Teatro Gries, Bolzano) per la regia di Davide Iodice, che ci parla di intolleranza verso lo straniero e difficoltà di accettazione del diverso. Che tu sia un immigrato o un angelo non importa. Se non sei come me, allora sei un pericolo.
A seguire: Studi teatrali del La Tempesta, C’è urgenza d’azzurro, Quando gli dei erano tanti, Edipo Re… trovate tutti i dettagli sul sito www.teatrolaribalta.it/2025-corpi-eretici
Buon teatro.