Contemporary Culture in the Alps
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Design

La seconda vita dei parapendio

In dialogo con Elena Kostner, la giovane designer altoatesina, che trasforma il tessuto dei parapendio usati in accessori.

15.09.2025
Claudia Gelati
La seconda vita dei parapendio

© Elena Kostner

© Elena Kostner

Upcycling è un termine difficilmente traducibile in italiano, eppure sono tante le esperienze di questo genere negli ultimi tempi. Sostanzialmente indica una pratica di riciclo creativo, con la quale progettisti e creativi recuperano materiali destinati allo scarto per realizzare nuovi prodotti, elevando il loro status da rifiuto a risorsa. Oggi, c’è una consapevolezza sempre maggiore su temi come sostenibilità ambientale e sociale, materie riciclate o rigenerate, produzione circolare e i consumatori sono sempre più attenti a non cadere nelle trappole di green-washing. Nello sterminato mondo del design, di progetti che riflettono su queste tematiche ce ne sono moltissimi e sono una testimonianza tangibile del genio umano e di come le persone, se vogliono, posso far fiorire idee incredibili. 
Nel settore fashion, una delle esperienze più note di upcycling è forse quella di Freitag, il brand zurighese di borse dei fratelli Markus e Daniel che, a partire dal 1993, introdussero sul mercato qualcosa di impensabile, rendendo così estremamente cool materiali di scarto, sporchi e non esattamente profumati come teloni di camion, camere d’aria di biciclette e cinture di sicurezza dismesse. In poco tempo le loro borse hanno raggiunto il successo mondiale e già nel 2003 il MoMa di New York inseriva la borsa F13 TOP CAT, l’iconica borsa Messenger, nella sua collezione di design. Oggi sono talmente un classico che vengono copiate (anche a livello regionale!) quasi quanto le sorellastre d’alta moda: 2.55, Birkin, Kelly, Speedy e via dicendo. Tuttavia, sono tanti gli esempi virtuosi di upcycling In Italia ed è grazie a brand più o meno noti se possiamo acquistare, tra le altre cose,  jeans rigenerati (Rifò), maglieria prodotta con filati di giacenza (Gaia Segattini Knotwear) o, ancora, coloratissime borse realizzate con il tessuto dei vecchi ombrelloni del mar Adriatico (Rimini Rimini Bags). 

A parlare il linguaggio dell’upcycling è anche Elena Kostner, la giovane designer originaria di Ortisei, trasferitasi in Olanda dopo il Liceo Artistico per frequentare la prestigiosa Design Academy di Eindhoven. Dopo un semestre all’estero a Zurigo e un’esperienza lavorativa presso Atelier Öi a Biel (CH), è tornata in Val Gardena dove e ha lavorato come product designer per una ditta di lampadari. Oggi è mamma di un bimbo di un anno e può dedicarsi alla produzione di accessori a partire da un materiale di recupero estremamente insolito: il tessuto dei parapendio usati. 

Alpinista; © Elena Kostner

Elena, la materia prima delle tue creazioni è il tessuto recuperato dai parapendii usati. Come e quando nasce l’interesse per questo materiale? 
L’interesse per il materiale è nato un po’ per caso durante il periodo Covid, quando eravamo tutti costretti in casa e non c’era molta possibilità di acquistare prodotti e materiali nei negozi, e bisognava prediligere quello che c’era a casa. Alcuni amici avevano dei parapendio usati o rotti, ormai non più utilizzabili per il volo e ho deciso di provare a recuperare il tessuto per creare qualcosa. Il primissimo esperimento è stato un bucket hat. Quando poi ho dovuto scegliere l’argomento della mia tesi, non ho avuto dubbi: ho recuperato questo materiale e iniziato a progettare giacche outdoor. Per il progetto, scelsi il nome di ALPINISTA, combinando “alpino” alla desinenza “ista” di fashionista: volevo creare prodotti in grado di connettere la mia montagna alla città moderna in cui abitavo, ragionando su forme e colori che potessero comunicare sia la dinamicità e l’adrenalina degli sport d’alta quota, ma anche un lato più fashion e contemporaneo. 

About the authorClaudia GelatiMi chiamo Claudia e sono quella con la frangetta, gli occhiali tondi e le calze a pois. Qualcuno [...] More
Ho letto che il tessuto dei parapendio è composto da fili intrecciati in una proporzione tra trama e ordito che può variare in base al tipo di utilizzo che se ne verrà fare. Quali caratteristiche del materiale ti hanno maggiormente attratto e entusiasmato? 
Sicuramente la leggerezza è una delle sue caratteristiche più interessanti: indossare una giacca resistente ma non opprimente o portare con sé una borsa che non pesi troppo è fantastico. 
Un’altra cosa che mi ha attratto del tessuto dei parapendio è la resistenza. Un parapendio può sostenere fino a 200, 300 ore di volo e, naturalmente, dovendo sostenere la persona fino all’ultimo volo, anche se molto usati sono ancora bellissimi. Sperimentando con il tessuto, ho potuto osservare che più il parapendio è usato più il materiale è fino, liscio; mentre tessuti più nuovi sono più rumorosi. In questo senso, per realizzare delle giacche è meglio un parapendio più usato e quindi si tratta di un riciclo ancora maggiore. Attualmente ne ho una decina a casa e ognuno è un pezzo unico, con un colore particolare. Anche la vivacità dei colori mi ha entusiasmato da subito; il colore nero è utilizzato solo per le scritte e quindi si trova davvero poco. Ogni prodotto che riesco a realizzare è un pezzo unico, irripetibile e anche questo è un fattore interessante per la creatività. 
I parapedio utilizzati nel progetto; © Elena Kostner

Come riesci a raccogliere il materiale? Sul tuo sito ho visto che c’è anche la possibilità di donare il proprio parapendio usato. 
Al momento ne ho ricevuti tanti dalla Val Gardena, anche per il fatto che ci sono due aziende che propongono voli biposto con il parapendio e quindi amici, ma anche piloti, sanno che li riciclo e mi contattano. Naturalmente devo anche fare una cernita in  base ai colori su cui vorrei lavorare e, attualmente, non possono immagazzinare troppo materiale; però idealmente mi piacerebbe estendere la raccolta anche fuori regione. 

Siamo abituati a vedere i parapendio volare indisturbati in cielo ed è quindi difficile rendersi conto di quando siano grandi questi tessuti. Quanti prodotti idealmente riesci a realizzare con un parapendio e come funziona il processo creativo? 
Di parapendii ce ne sono di grandi e piccoli, ma in media hanno una superficie di 20 m2 per parte, per un totale di 40m2 circa. Non ho mai fatto questo conto ma essendo estremamente grande potrei idealmente realizzare 10 giacche o 50 borse, buste. Poi certamente dipende dal modello, dalle misure e anche dalle forme e dai colori. Il processo creativo parte sempre dal disegno perchè mi piace molto fare schizzi con colori e forme. Poi passo provo subito a cucire, faccio qualche prova e vede se mi piace, e correggo le misure e le proporzioni direttamente alla macchina da cucire. 
Partecipando ai mercatini, poi, è stato molto interessante non solo presentare e vendere i prodotti ma anche ricevere i feedback della gente. Alcuni prodotti sono nati proprio recependo i desideri e gli input delle persone. Un esempio è una borsa meno sportiva, a due manici, bordeaux,  utilizzabile anche la sera; non sarei mai arrivata alla creazione di questo modello senza gli input di persone esterne. Trovo questo aspetto molto stimolante. 

Le borse e buste di Studio Elle; © Elena Kostner

Hai appunto parlato di borse e buste: ultimamente ti stai dedicando anche ad accessori più piccoli. Hai abbonato il progetto delle giacche outdoor? 
Le giacche sono sempre nel mio cuore, però attualmente le ho dovute mettere un po’ da parte perchè si tratta di pezzi unici ed è un po’ complicato gestire il discorso taglie. Magari una persona, viene e vede un colore che gli piace ma vorrebbe una taglia diversa o alcune modifiche custom. Per questo avrei bisogno di un aiuto, ma al momento sono da sola a cucire. Realizzare accessori più piccoli mi perfette di essere autonoma dall’inizio alla fine del progetto e posso gestirmi con i miei tempi. Inoltre mi da soddisfazione vedere che anche ai mercatini, borse e buste sono più facili da vendere, non solo perchè più accessibili ma anche perchè ne serve sempre una in più! Forse tra qualche anno, se trovo un partner di progetto, magari qualche azienda in Alto Adige o Trentino, riprenderò anche il discorso giacche. Insomma è un sogno nel cassetto pronto per essere realizzato. 

Dove possiamo trovare e acquistare i tuoi articoli? 
L’estate scorsa ho partecipato al mercatino locale di Ortisei e ora sto ragionando sul partecipare anche al mercatino di Natale. Attualmente ho allestito un piccolo reparto con le mie borsettine presso il negozio di Judith Sotriffer che realizza le tradizionali bambole in legno della Val Gardena. Inoltre, anche se non ho ancora uno shop online, accolgo volentieri le richieste di acquisto sia per email che su Instagram, e poi posso spedirle dove richiesto. A richiesta realizzo anche articoli interamente custom, come nel caso di due laptop case che mi hanno commissionato. 

Le borse e buste di Studio Elle; © Elena Kostner

Nata in montagna ma hai studiato in Olanda, in un luogo dove sono stati capaci di vedere terra dove c’era solo acqua. Il materiali che ricicli e recuperi nei tuoi prodotti è ampiamente utilizzato in montagna e alta montagna. Allora Elena, vorrei chiederti qual è il tuo rapporto con la montagna? 
La montagna è parte di me, sono nata qui in Val Gardena e andare per monti è un passatempo per cui mi ritaglio sempre del tempo. Mi piacere andare a camminare o correre in montagna, ad esempio. L’esperienza olandese è stata bella e formativa, volevo vedere un’altra parte di mondo, ma dentro di me sapevo che sarei tornata a casa, altrimenti mi sarebbero mancate troppo le  montagne. 

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