Alla Galleria Civica di Bressanone, Jacopo Benassi e Alessandro Di Giampietro scavano nell'identità
© Jacopo Benassi
© Jacopo Benassi
L’aria della Val d’Isarco si fa densa di attesa. Alla Galleria Civica di Bressanone inaugura questa sera, martedì 12 agosto, una doppia personale che promette di scuotere le convenzioni e di sondare le profondità dell’identità e della percezione. I protagonisti sono due figure centrali della scena artistica contemporanea italiana: Jacopo Benassi e Alessandro Di Giampietro. A unire le loro visioni, apparentemente distanti ma visceralmente connesse, è la curatela di Marco Pietracupa, direttore artistico della galleria, il cui programma annuale si muove tutto intorno e al di là della fotografia.
“Il concetto è quello di non avere una sola fotografia esposta in tutto l’anno, però trattare tutto l’anno di artisti che nella loro personale indagine partono in qualche modo dalla fotografia”, spiega Pietracupa. Benassi e Di Giampietro sono due maestri di questo paradosso: due ex fotografi che hanno trasceso il medium per creare linguaggi nuovi, crudi eppure profondamente umani. “Li ho messi insieme perché sono totalmente diversi, però in qualche modo si incontrano - continua il curatore -. Sono tutti e due graffianti, non troppo mainstream: degli spiriti liberi”.
Questa affinità “graffiante” affonda le radici in un passato condiviso. Entrambi cresciuti artisticamente a Milano negli anni ’90, hanno fatto parte di una generazione che ha sviluppato un linguaggio fotografico basato sull’uso diretto del flash. “Non era uno stile, ma proprio un linguaggio in sé - ricorda Pietracupa -. Benassi flash diretto bianco e nero, Di Giampietro flash diretto colore. È un po’ questo che li accomuna: questo linguaggio che però al tempo stesso li differenzia”.
L’opera di Benassi è una dichiarazione di guerra al sentimentalismo. Il suo manifesto programmatico è tagliente come uno sparo: "Fai la guerra. Non fare l’amore. / Rompi. Distruggi. Odia. / La dolcezza non serve a niente. / I fiori sono in sciopero e i cieli sono marroni. / Le foto non ci sono – senza immagini forse si torna a pensare! / Anche all’amore". Con “Make War No Love” Benassi si spoglia non solo di vestiti, come fa spesso nelle sue performance, ma anche delle convenzioni. Le undici opere esposte, realizzate appositamente per le volte della Galleria Civica, sono una sorta di collage fotografici. Come anticipato da Pietracupa, potremmo trovare fotografie di nuvole sporche con sotto scene pornografiche coperte da queste foto”. Un’estetica cruda, istintiva, che cerca di portare il caos e la provocazione dentro l’immagine.
Di Giampietro, dal canto suo, indaga l'identità umana come un archeologo dell'anima. La sua ricerca si concentra su come la nostra immagine pubblica, stratificata e spesso filtrata, allontani o riveli il nostro “io dimenticato”. Il testo di Alberto Mugnani, che accompagna il materiale della Galleria, è eloquente: “Viviamo in un tempo in cui l’identità si rifrange come in uno specchio moltiplicato all’infinito. Ma quale parte di noi resta dietro, silenziosa, quando il mondo osserva solo ciò che scegliamo di mostrare?”.