Contemporary Culture in the Alps
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Fashion + Design

Come ti indosso la montagna sulla T-Shirt

I giovani brand Maie e Seiser Alpe raccontano la montagna attraverso un capo evergreen

28.07.2025
Claudia Gelati
Come ti indosso la montagna sulla T-Shirt

T-Shirt Albergo Bellavista; © Seiser Alpe

T-Shirt Albergo Bellavista; © Seiser Alpe

Girocollo, cropped, oversize, scollo a V, stampata, slim fit, a maniche lunghe o corte, in cotone, sintetica: la T-shirt continua ad essere il capo più universale e democratico nel guardaroba di tutti. Facile da indossare, spesso unisex, chic senza sforzo e perfetta in diversi contesti; ce n’è una per ogni taglia, vestibilità e prezzo. Eppure, come per tanti altri oggetti della quotidianità, dimentichiamo che si tratta comunque di un pezzo di design e ne ignoriamo la storia. 
La maglietta è un capo relativamente giovane: risale al 1904, la pubblicità della Copper Underwear Company in cui viene presentata al pubblico la “Bachelor Undershirt”. Sì, avete letto bene: una maglietta da intimo, elastica e pratica, perfetta per gli scapoli di inizio secolo che, senza una moglie, avevano poca dimestichezza con il cucito e il farro da stiro. Ma è solo nel 1920 che verrà coniato il termine T-Shirt, utilizzato per la prima volta in assoluto —secondo l’Oxford English Dictionary— da Francis Scott Fitzgerald nel suo romanzo d’esordio Di qua dal paradiso, in riferimento alla sua caratteristica forma a “T”, rendendola così subito riconoscibile ai lettori. 
Entrata dunque nel guardaroba maschile come capo di abbigliamento intimo e da lavoro, bisognerà aspettare gli anni ’50 per assistere alla diffusione totale della T-shirt e alla definitiva consacrazione come capo outerwear per il tempo libero. E questo avviene anche grazie anche a Hollywood e alle sue stelle nascenti, tra cui figurano Marlon Brando e James Dean, che renderanno la T-shirt (rigorosamente bianca) il capo dei giovani ribelli e della controcultura.
In seguito, la T-shirt diventerà anche uno strumento per veicolare messaggi politici e sociali. Ne sanno qualcosa Vivienne Westwood e Katharine Hammett. La prima, regina del punk in grado di definire l’estetica di questa sottocultura nella Londra arrabbiata degli anni ’70 ( vi dice qualcosa la prorompente tee God save the Queen?); designer in grado di comunicare messaggi politici, pacifisti, ecologisti e anti-moda attraverso graphic tees dalla tipografia esagerata, la seconda. (Sua è anche la maglietta Choose Life indossata da George Michael nel video di Wake Me Up Before You Go-Go). Rientra in questo filone, last but not least, anche l’iconica (e stracopiata) T-Shirt We should all be Feminist, proposta nel 2016 da Maria Grazia Chiuri, ex-prima donna alla guida della maison Dior, e ispirata all’omonimo libro-manifesto di Chimamanda Ngozi Adichie.
Anche la musica ha giocato un ruolo fondamentale nella diffusione della T-shirt. Dal rock al grunge, tanti gli artisti che eleveranno la t-shirt a divisa d’ordinanza per sé e per i proprio seguaci. E pensare che fu the king Elvis Presley a sancire l’inizio del fenomeno del merchandise legato alle rockstar.

Da maglia della salute per i marinai e militari a manifesto sociale, passando per l’abbigliamento da lavoro e lo star system: ma quanta strada ha fatto la T-shirt? Ha attraversato epoche, culture, continenti, due guerre mondiali e svariati eventi epocali… eppure dopo oltre un secolo, sembra ancora una giovinetta senza grinze, un’icona intergenerazionale in grado di mettere tutti d'accordo. E se la T-shirt potesse raccontarci anche le dolomiti contemporanee? È questo il caso di due giovani brand di cui vi parliamo oggi, accomunati non solo dalla provenienza geografica (il Trentino Alto Adige) e dalla giovane età dei creatori, ma anche dall’amore per la propria terra e per una certa estetica vintage. Conosciamoli insieme. 

Il primo brand di cui parliamo è Maie, nato a Sèn Jan in Val di Fassa da un’idea di Chiara e Francesco Detomas, la prima dipendente in un’azienda di interior design e il secondo fotografo e designer, accomunati non solo dalla fratellanza, ma anche dalla voglia di raccontare la loro montagna in una maniera contemporanea, lontana dai soliti stereotipi. Nascono così le loro Maie, dal design contemporaneo ma con quel tocco vintage, un po’ pastello, un po’ granuloso che tanto piace. Il nome, com’è facilmente intuibile, significa maglie ed è stato scelto non solo per il suono piacevole anche in italiano, ma anche per testimoniare l’essere fortemente radicati al territorio, alla cultura e alla lingua ladina.

Francesco e Chiara indossano le T-Shirt Maie; © Maie
About the authorClaudia GelatiMi chiamo Claudia e sono quella con la frangetta, gli occhiali tondi e le calze a pois. Qualcuno [...] More
Montagne appuntite, sci, vecchie funivie: le illustrazioni che campeggiano sulle candide T-shirt, si rifanno all’estetica degli iconici manifesti di promozione turistica delle Dolomiti, particolarmente in voga tra fine ‘800 e prima metà del ‘900, quando prima della fotografia si ricorreva al disegno e alla grafica per raccontare il territorio (molti dei quali raccolti anche da Andrea Bettega, nell’account Instagram @alpigrafia di cui abbiamo parlato qui).
Anche le frasi in ladino proposte vogliono raccontare un tempo immaginario, sospeso e vacanziero, che forse (r)esiste solo in quelle affascinanti pubblicità d’epoca. Su una delle T-Shirt, la frase “jir coi schi dut l di” è ripresa da una hit in ladino e letteralmente significa “sciare tutto il giorno”; su di un’altra troviamo “a soreie stae sché el lat sot la brama”, un proverbio ladino che celebra la bellezza del prendere il sole. 
Se le T-shirt di Maie fossero una canzone, per me suonerebbero come Surfin’ in U.S.A. dei Beach Boys, con quel ritmo incessante, la chitarrina e il falsetto di Brian Wilson e compagnia che fanno subito estate, con la pelle che sa di sole e caldo, e quella spensieratezza dei mesi estivi che rende tutto possibile. Ecco sì, immaginatevi quella vibe lì, ma spostatela in Val di Fassa e in tutte le stagioni. Anche la comunicazione sui social ripropone un’estetica vintage ma cool, ironica e forse tributando un po’ l’estetica e la narrativa alla Wes Anderson: guardare i reels per credere!
T-Shirt Jir coi schi dut l di ; © Maie
Dettaglio T-Shirt Jir coi schi dut l di ; © Maie

Per Chiara e Francesco, però, oltre all’estetica anche l’aspetto della sostenibilità è sempre stato importante e, da subito, hanno cercato materiali ecologici e riciclati non solo per i capi ma anche per il packaging. Le T-shirt sono, infatti, sono realizzate da un’azienda che produce con scarti di tessuti biologici, ottenendo sì il colore di fondo meno uniforme, ma anche un prodotto decisamente più sostenibile. I packaging, invece, sono realizzati in cartone riciclato con cartellini in tessuto di scarto e fibre d’erba. Grazie a queste scelte verdi, tutti i capi sono certificati Global Recycled Standard, Oeko Tex, Peta approved Vegan e Fair Wear. Riciclate, vegane, sostenibili e molto carine…cosa volere di più? Se le Maie di Chiara e Francesco vi hanno incuriosito, la bella notizia è che potete acquistarle nei negozi Alpen Chic di Pozza di Fassa e Tessilcasa di Canazei (TN), ma anche direttamente in direct sulla pagina Instagram @maie.fasciane con spedizioni in tutta Italia. Io non vedo l’ora di ricevere la mia per posta, così indossandola provo a dimenticarmi dell’afa padana e mi immagino in Val di Fassa. 

Continuiamo a parlare di T-shirt e dell’amore per una certa estetica vintage anche con il secondo brand che vi raccontiamo oggi, ma per farlo svalichiamo e ci spostiamo in in Alto Adige, sull’Alpe di Siusi. Ma facciamo un passo indietro: con una laurea in relazioni pubbliche e comunicazione d’impresa in tasca e dopo aver lavorato in un’agenzia pubblicitaria a Milano, Marc Goller, stanco della grande città, torna a casa in Alto Adige e qui fonda il suo piccolo studio creativo, mettendo a frutto la passione per la fotografia e l’interesse per la grafica editoriale sviluppatosi nel capoluogo lombardo. Per sostenersi, però, Goller associa al lavoro creativo anche quello stagionale in un noleggio sci sull’Alpe ed è proprio qui che scatta la scintilla: inaspettatamente, infatti, viene in contatto con una grande collezione di fotografie e cartoline postali d’epoca dell’Alpe di Siusi, che raccontano di un tempo lontano, di grandi alberghi e di un turismo molto diverso da quello di oggi, in cui la ricca borghesia e l’aristocrazia tedesca, austro ungarica ed italiana sceglievano questo angolo di paradiso non per il lusso ma per la pace, il silenzio e la natura. Il desiderio di raccontare un’epoca, quella tra la fine dell’800 e la prima metà del secolo breve, poco conosciuta ai più ma ricca di fascino, si concretizza prima con la realizzazione con il volume Domols Dahoam, quasi un coffee table book curato nei minimi che racconta lo sviluppo storico dell’Alpe di Siusi attraverso un’accurata selezione di fotografie e racconti. 

Domols Dahoam, © Seiser Alpe
Dettaglio Domols Dahoam; © Seiser Alpe
Dettaglio Domols Dahoam; © Seiser Alpe

Dal libro si arriva così alla nascita del brand Seiser Alpe e alla produzione di T-Shirt come merchandise per il mondo dell’hotellerie locale. Il nome del brand, Seiser Alpe  si rifà all’antico nome della regione, utilizzato anche sulle vecchie cartoline postali prima ancora della versione in lingua tedesca Seiser Alm e della sua successiva traduzione italiana, Alpe di Siusi, ai tempi del fascismo. Seiser Alpe, quasi involontariamente, riunisce sotto lo stesso nome due lingue e due culture che, secondo Goller, hanno egualmente contribuito allo sviluppo del turismo regionale, rendendolo ricco e variegato come lo conosciamo oggi. 
T-shirt e felpe oggi sono prodotte in collaborazione con alcuni hotel della zona, ma attenzione: non si tratta solo di un souvenir della piacevole vacanza, ma un ulteriore supporto attraverso cui raccontare il territorio in un maniera inedita, con uno sguardo a quell’epoca passata magnifica, troppo spesso vittima di culture washing, con uno stile e un’estetica assolutamente contemporanea, lontana dal kitsch folkloristico e dalla tirolesinità ostentata ad ogni costo.

(1) T-Shirt Alpe di Siusi Active Hotel; © Seiser Alpe (2) Hoodie Albergo Pensione Bellavista; © Seiser Alpe (3) T-shirt Goldknopf; © Seiser Alpe (4) Hoodie e T-Shirt Goldknopf; © Seiser Alpe (5) T-Shirt Paula & Hans Steger Dellai; © Seiser Alpe

Per Goller e colleghi, l’estetica di T-shirt e hoodies è un aspetto centrale, per evitare che esse diventino pezzi da museo, souvenir acquistati sull’onda del sentimentalismo per poi essere relegate nell’armadio perchè troppo kitsch, troppo vacanziere per essere indossate nella vita di tutti i giorni. Idealmente chi acquista il prodotto Seiser Alpe, si porta a casa un pezzettino di questa regione altoatesina, di un territorio complesso quanto affascinante, un ricordo vivido dell’Alpe di Siusi da indossare a Milano, Monaco, Amburgo e chissà forse anche in America e Asia. 

Come per Maie, oltre all’estetica anche l’aspetto della sostenibilità è importante. Le T-shirt Seiser Alpe sono in cotone organico e vengono prodotte in Portogallo, da un’azienda che produce in maniera sostenibile, garantendo qualità nei materiali, durabilità e bellezza.
Come dite? Vi siete innamorati anche di queste magliette e non vedete l’ora di indossarle? Mi spiace deludervi, ma ad oggi per indossare le T-Shirt Seiser Alpe dovete prima regalarvi una vancazina in uno di questi splendidi hotel storici dell’Alpe di Siusi e lì acquistarle. Ma tenete d’occhio l’account Instagram del brand, perchè potrebbero esserci novità per il prossimo autunno/inverno. Infatti Marc e i suoi colleghi, AKA l’amico di università cipriota John Ghadjiandreou e il vipitenese Michele Sterchele, sono già al lavoro per creare un loro piccola collezione Seiser Alpe per l’inverno da acquistare sullo shop online attualmente work in progress, continuando però a stringere nuove partnership con hotel e aziende non solo dell’Alpe di Siusi, ma anche del resto dell’Alto Adige. 

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design, fashion, Val di Fassa, seiser alpe, Maie, alpe di siusi
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