Dialoghi d'arte per ridisegnare il futuro

A St. Moritz sono in corso gli "Engadein Art Talks" ideati da Cristina Bechtler e Hans Ulrich Obrist

 

Nel gelido inverno svizzero, a scaldare l'atmosfera sui pascoli dell'Engadina sono gli "Engadin Art Talks" grazie ai quali Zuoz diventa per tre giorni il laboratorio più interessante del pensiero contemporaneo. Giunti ormai alla ventiquattresima edizione, gli "E.A.T." non sono un semplice festival ma un esperimento di immaginazione collettiva dove l'arte diventa il linguaggio attraverso cui esplorare i mutamenti del nostro tempo. L'obiettivo? Mettere in contatto opinion leader su scala globale con un pubblico curioso e desideroso di lasciarsi coinvolgere.

Ideati da Cristina Bechtler e Hans Ulrich Obrist, questi talk dedicati ad arte, architettura, design, letteratura e innovazione hanno già ospitato più di trecento voci internazionali, trasformando la piccola valle alpina in un osservatorio privilegiato sui movimenti culturali globali. E non è un caso: l'Engadina ha sempre nutrito spiriti creativi, da scrittori a filosofi fino ad artisti che hanno trovato in questi paesaggi aspri e luminosi lo spazio per pensieri rivoluzionari. Quest'anno il tema scelto dai curatori - Daniel Baumann, Koyo Kouoh, Hans Ulrich Obrist e Philip Ursprung - è accattivante pur nella sua apparente semplicità: "Forma e Impatto". Concetti che attraversano molteplici discipline, dalla danza all'architettura, dalla musica alla letteratura. Come può una forma generare movimento? Come un'idea plasma il reale? Domande che troveranno risposta nelle voci di relatori di primissimo piano come l'archistar Lord Norman Foster, che parlerà di città e architetture, o il collettivo di danza (LA)HORDE che esplorerà nuove geografie del lavoro creativo.

L'evento si snoda tra momenti intimi e visioni globali. Come la sessione con protagonista l'artista somala Uman, i cui dipinti raccontano viaggi tra Somalia, Kenya, Danimarca e Stati Uniti intrecciando memoria e astrazione in composizioni vibranti che sono esse stesse forme di conoscenza. O l'intervento dell'architetto e ingegnere egiziano May al-Ibrashy, che presenterà frammenti e visioni da Al-Khalifa, quartiere storico del Cairo, dimostrando come "il patrimonio possa ridisegnare la vita quotidiana".

Gli "Engadin Art Talks" hanno da tempo valicato la dimensione del forum diventando un ecosistema. Lo dimostrano gli eventi satellite a St. Moritz e a Ginevra, dove il dialogo continua, si ramifica e genera nuove connessioni. A St. Moritz, Maja Hoffmann della LUMA Foundation dialogherà con curatori e artisti come Theaster Gates su energie, sostenibilità, nuove geografie culturali. A Ginevra, un altro capitolo si aprirà intorno alle trasformazioni dei contesti creativi contemporanei. C'è una radice storica in questo approccio che affonda nei primi del Novecento con "Crystal Chain", un gruppo di architetti e artisti guidati da Bruno Taut che già allora immaginavano mondi nuovi attraverso lo scambio di lettere, bozze, utopie. Gli "E.A.T." raccolgono questo lascito: non sono un museo, ma un cantiere in cui le idee prendono forma, dove l'arte non è contemplazione ma azione.

Un dettaglio non secondario: questo dinamismo prende forma dominato dalla bellezza naturale, che è parte integrante del racconto. Le montagne, la luce e i silenzi dell'Engadina sono protagonisti della narrazione, collaborano al processo creativo. Non è un caso che artisti come James Turrell abbiano scelto questi luoghi per le loro installazioni, soglie tra percezione e immaginazione. 

Domenica 26 gennaio è in programma un momento che si preannuncia magico: una performance allo Skyspace Piz Uter, la torre di Turrell, con il cantautore Yeshe. Un istante che vedrà architettura, musica e paesaggio diventare tutt'uno, incarnando perfettamente lo spirito di questi talk. Il 31 gennaio un ultimo capitolo si apre a Ginevra, negli spazi di Palexpo, con un evento che vuole essere un ulteriore tassello nel mosaico di "Un écosystème culturel en transformation". Sotto l'egida di Art Genève, Daniel Baumann, Lionel Bovier, Asma Barchiche e Mina Squalli-Houssaïni daranno vita a una conversazione in francese: un dialogo liquido tra istituzioni, spazi artistici e visioni contemporanee. Un aperitivo seguirà, come da tradizione dei talks, a suggellare l'importanza del confronto informale, del pensiero che si nutre anche di quei momenti liminali tra una riflessione e l'altra.

"Forma e impatto" è dunque il manifesto di una visione in cui gli "Engadin Art Talks" si presentano come un non-luogo dove la creatività è strumento di pensiero e ogni conversazione può generare onde lunghe di cambiamento. Chi desidera partecipare a distanza trova le coordinate su engadin-art-talks.ch. Ma l'invito vero è altro: immaginare insieme.

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