Guida galattica per autori e autrici sudtirolesi

20.12.2024

Matteo e Joanna, © Matteo Jamunno

Tutta questa neve caduta in una sola volta non si era mai vista e in effetti, non è caduta veramente, ma per i fini della storia che devo raccontare facciamo finta ci sia neve ovunque. Joanna passa a prendermi in macchina, un macchinone gigantesco, alto, dalle ruote dentate e affidabili, ideale per attraversare un’immaginaria neve. Suona il clacson ed è come una chiamata alle armi per renne natalizie. Scendo di casa sapendo che non sarà un viaggio facile. Dobbiamo attraversare uno dei territori più impervi del Südtirol e per cosa poi? Un’ennesima presentazione del mio libro. Sono molto grato a Joanna che mi accompagna sempre nelle mie avventure da quando il mio primo romanzo ha vinto Zoom-Ed ed è stato pubblicato. Un anno dopo, posso iniziare a trarre le prime conclusioni.

About the authorMatteo JamunnoNasce a Napoli nel 1983, cresce a Bolzano, fuoriesce a Vienna. Cantautore conosciuto da pochi come YOMER. Musicista dalle [...] More
Non è per niente facile essere un autore! Diventare un autore, autoeleggersi tale, a furor di popolo pure, per non piombare nella depressione da disoccupazione, dopo i quarant’anni di vita soprattutto, non è una passeggiata. Ci vuole faccia tosta e per fortuna io ne nasco dotato. Avessi iniziato prima sarebbe stato molto più facile. La sera potevo fare letture senza avvertire la presa del sonno stringersi attorno ai miei occhi già alle 21:15. In più quando ero giovane non mi andava di farmi rispettare. Accettavo tutto come una benedizione, “Ah che bello, volete io salga sul palco e condivida con voi quello che scrivo? Ma come siete gentili. Ma no, non vi preoccupate, cioè figuratevi se voglio dei soldi. Chi li vuole i soldi? A cosa servono? A non morire di fame? Che cosa puerile. No no a me va bene continuare a scroccare cibo a mia mamma, non vi preoccupate organizzatori di eventi, pagatemi pure in birre”. Ecco avrei detto proprio una cosa del genere.
Per fortuna non sono più un ventenne. Ce ne ho messo di tempo ma sono riuscito a debellare questa terribile condizione dell’essere giovane! Non è stata una grande fatica, ho solo dovuto invecchiare evitando di morire. Adesso, alla mia veneranda età, cerco di farmi rispettare. Poi ovviamente non ci riesco e per fortuna qua subentra Joanna e tutta la Saav.

La Saav, per chi non la conoscesse, è l’Unione degli Autori e Autrici Sudtirolesi. Insomma, tutti quelli come me che scrivono, che progettano, che hanno idea, pubblicazioni, si occupano di poesie e di riempire pagine intere di diari ecc. possono riunirsi nel grande abbraccio Saav.
Mio malgrado sono pure entrato nel Gran Consiglio dei Saaggi Saav (non si chiama così ma mi piacerebbe molto cambiargli nome perché questo gli da un tono più fantasy e misterioso) e dopo un paio di anni finalmente sto iniziando a capire come rendermi utile e cosa possiamo fare per migliorare la situazione sul territorio.

Perché essere autori è un po’ un mestiere infame. Si è soli quando si scrive, nel processo creativo. Si sta chiusi nella propria testa e a meno che anche voi non abbiate tante voci a tenervi compagnia (io ne ho almeno una dozzina e tutte mi urlano che faccio pena) si soffre come in una cella d’ isolamento. Per questo conviene unirsi, perché quando si è circondati da persone simili si condivide un destino. E aiuta molto nella fase successiva al processo creativo, quando il racconto o il libro o la sceneggiatura è stata partorita e bisogna portarla in giro. Farci qualcosa. Mica la vuoi lasciare nel cassetto insieme alle ragnatele sulla biancheria intima buona?

Tutto quello che accade dopo è molto simile al viaggio che io e Joanna stiamo affrontando.

Io mi fido di Joanna, lei sa dove stiamo andando. Spero. Le sue mani sul volante gigantesco sono salde e sicure. La strada lo è un po’ meno. Non le stiamo simpatici. Questo paesino è sperduto nella giungla sudtirolese e davvero non capisco come possa interessargli il mio libro. Però ho accettato di andare a leggere e l’ho fatto proprio perché dalle foto che ho visto in rete, il paesino ricorda un sacco il villaggio che ho descritto nel mio libro. Se un luogo così simile esiste io devo andare a vederlo! In più è l’occasione per mettermi in macchina e lasciare la responsabilità della mia esistenza nelle mani di qualcun altro.

Ovviamente la neve che non smettere di cadere (ma che non c’è sul serio) rende il viaggio impossibile. Secondo me ci siamo persi. Provo a dire la mia opinione a Joanna ma noto che non è ricettiva. Con i suoi occhi laser taglienti sta sciogliendo il ghiaccio sul parabrezza per capire dove siamo, se la direzione è quella giusta e magari pure evitare di cadere in un burrone. Le dico che se vuole possiamo fermarci e controllare su i nostri moderni telefonini dove siamo. Mi dice che non serve perché tanto non c’è linea, la bufera ha bloccato le comunicazioni. Controllo il mio telefono e ha ragione. Accidenti. Non posso catturare Pokémon se manca il 5g!

Non riusciamo ad andare avanti. La macchina si ferma e non sappiamo dove siamo finiti. Tutto attorno è bianco e silenzioso e vorrei dire “Te l’avevo detto” ma se c’è una cosa che ho imparato nella vita è come non farmi ammazzare così da poter invecchiare serenamente, quindi lo tengo per me. Joanna però ha un asso nella manica e da lì estrae la nostra salvezza: un libretto rosso dal titolo “Fair Pay”. Lo poggia sul cruscotto e lo apre. Inizia a leggerne il contenuto.

Pagina dopo pagina, ecco finalmente una guida per gli autori/autrici e per gli organizzatori di eventi, per capire come muoversi nella giungla piena di misteri e aree impervie ed innevate e irraggiungibili del mondo delle parole su carte e parole pronunciate.

Mesi di lavoro, di collaborazioni fra menti e enti, per trovare cifre e indicare le possibilità d’azione. Una guida ispirata da zone simili alla nostra e che godono forse di un occhio di maggiore riguardo verso noi autori. Germania, Austria e Svizzera avevano già qualcosa di simile che ha ispirato la struttura della guida. Le cifre poi sono state aggiustate per adattarsi ai nostri bisogni di terra di mezzo. Non possiamo puntare in alto come la Svizzera siamo onesti, ma neppure alla beneficenza italiana. Alcuni numeri possono spaventare, ma è solo perché è la prima volta che qualcuno (Saav e Künstlerbund) si prende la responsabilità di definire e suggerire soluzioni per aiutare a orientarsi. Questo è il proposito della guida “Fair Pay”: aiutare a chiedere e capire cosa e quanto è giusto.

Non appena Joanna apre la guida la temperatura nell’abitacolo sale vertiginosamente. Il rosso della copertina ci scalda e fa sentire protetti. Il ghiaccio e la condensa stanno scomparendo, noi torniamo ad avere fiducia nel nostro viaggio. “Vedi! Ecco perché ci eravamo persi, perché non sapevamo esattamente quanto era giusto chiedere per questa serata di lettura!” esclama Joanna completamente rivitalizzata. “Ma qua, a pagina 25 in lingua italiano è indicato ‘a partire da 400€ lordi’, una cifra ragionevole!”. Io sono estasiato e posso solo confermare. Considerando tutto il viaggio e quello che dovrò affrontare per una lettura sperduta nella giungla mi sembra un caloroso e decoroso compenso. Ci voleva proprio una guida multilingue (tedesco, italiano e ladino) capace di aiutare noi sudtirolesi a orientarci. Ora possiamo ripartire, la tempesta di ghiaccio si è calmata e la strada e tornata visibile.

Ma qualcosa ci blocca. Appare all’improvviso da dietro alcuni alberi. È una figura spaventosa, il suo manto grigio è ricoperto da appuntite stalattiti di vetro cristallino, calcificate nel tempo. Gli occhi sono iniettati di sangue, le zanne digrignate reclamano vendetta. Definirla come una scimmia di considerevoli dimensioni non spiegherebbe la maestosità della creatura. Uno yeti forse riesce a comunicare lo stupore nel vederla ergersi di fronte a noi.

(Ai fini della sicurezza del lettore io, Anna Quinz, direttrice creativa di franzmagazine, tengo a precisare che nel territorio sudtirolese non sono presenti giungle e tantomeno creature simili a yeti. Il giovane autore Matteo YOMER Jamunno soffre di un bisogno chiamato “inventare storie assurde per sembrare più interessante” e io sono anni che gli suggerisco di tornare in terapia ma lui dice sempre che lo farà ma stiamo ancora tutti aspettando)

Lo yeti salta sul cofano e le sospensioni urlano pietà. Batte i pugni sul tetto della macchina. Io e Joanna ci facciamo prendere dal panico. Io sto pure per farmela addosso ma per fortuna Joanna torna in sé immediatamente e prende in mano la situazione. Mi vede perso e siccome è madre di tre pargoli oramai adolescenti, sa come fingere di sapere cosa fare. Un talento tipico delle madri: infondere sicurezza anche se non si ha idea di come andranno le cose. Afferra la guida, apre la portiera e esce.

Lo yeti urla: “400€ sono troppi!!! Ma come ti permetti!!! Invece di essere grato che ti invitiamo a presentare il tuo libro!!!”

Joanna controbatte: “Sono cifre indicative! Scendi dalla macchina e vediamo di parlarne faccia a faccia.”

Yeti: “Tu non capisci, se paghiamo gli autori poi cosa dobbiamo fare, pagare i musicisti? E quelli in cucina? E quelli che puliscono?”

Joanna: “Eh, non sarebbe sbagliato…”

Yeti: “Donna tu sei pazza!!! Tu ci vuoi rovinare!!!”

Joanna: “No! Io desidero solo un mondo migliore per i giovani come Matteo!”

(È importante rendere noto ai lettori che la differenza d’età tra Matteo e Joanna è solo di pochi anni ma siccome l’articolo lo sta scrivendo Matteo e lui è molto insicuro vuole far credere di essere giovane. Ma poi all’inizio dell’articolo diceva il contrario, di essere felice di stare invecchiando. Tutto ciò non ha senso. Io mi dissocio, Anna Quinz)

Lo yeti si blocca. Un mondo migliore per i giovani, per gli autori, per chi scrive. Queste parole lo hanno colpito. Si volta a guardare tra le frasche da cui è emerso e emette un gemito indefinibile, è un richiamo. Esce un piccolo yeti che indossa occhiali, in mano stringe una penna e un taccuino.

“Mia figlia scrive poesie e le piacerebbe tanto proseguire. Ha davvero talento.” dice lo yeti.

Joanna chiude la guida e gliela porge. “Questa guida allora è anche per lei”.

Lo yeti però la rifiuta: “Non posso prendervela adesso! Vi servirà ancora, il viaggio davanti a voi è lungo. Tenetela, ditemi solo dove posso reperire un’altra copia”.

“Oh, ma caro yeti, venga pure settimana prossima da noi in Saav, piazza Dogana 4 a Bolzano. Abbiamo molte copie e siamo aperti a nuovi membri!” rassicura Joanna ricambiando con uno dei suoi migliori sorrisi.

Io, nel frattempo, in macchina me la sono fatta addosso. Non ho capito bene quello che stava accadendo ed ero convinto fossimo spacciati e invece ora vedo che si stanno scambiando i contatti e si seguono a vicenda su Instagram e la piccola ha pure iniziato a leggere una poesia.

Ci salutiamo ma io resto nascosto per non far vedere quello che ho combinato la sotto.

Arriviamo dopo pochi chilometri al luogo della presentazione e il paesino è proprio come lo avevo immaginato, perfetto per essere vero, sembra quasi che io me lo sia inventato, un po’ come tutta questa storia.

(Confermo che l’autore si è inventato tutto tranne l’altra protagonista Joanna, che esiste davvero, così come la Saav e la guida “Fair Pay”. In fede, Anna Quinz)

Vado a cambiarmi i pantaloni e salgo sul palco.

La folla mi acclama, urlano il mio nome, ridono alle mie battute e si commuovono mentre leggo le pagine del mio libro. Tutti e sette i presenti. Eh sì, non sempre le serate si rivelano affollate, specialmente quando si propone cultura, ma da qualche parte dobbiamo iniziare.

Uno alla volta, si può attirare il pubblico al piacere di un romanzo, alla delicatezza di una poesia, al racconto di un’avventura.

Dal fondo della sala, dietro una tenda, noto una sagoma gigantesca e una un po’ più contenuta intente ad ascoltare senza farsi notare dai presenti. Sono lo yeti e la figlia, accorsi a vedere cosa le si potrebbe prospettare in caso la piccola decida di proseguire con la carriera di autrice. 

Non è ancora molto ma oramai siamo partiti. La cosa bella però, che rassicura tutti, è che da quando c’è Saav e la sua guida Fair Pay, non si è più soli.

Si è uniti.

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