Il genio dimenticato di Armando Ronca
Palazzo Vanzo e l'anima moderna di Bolzano

Armando Ronca, Chiesa di San Pio X, 1963-1969, © Werner Feiersinger
Armando Ronca, Chiesa di San Pio X, 1963-1969, © Werner Feiersinger
Un passo oltre il Talvera, una breve passeggiata da via dei Portici a piazza della Vittoria: ad accogliere la nuova redazione di franzmagazine sarà il prestigioso Palazzo Vanzo. L’edificio è un omaggio discreto all’architetto veronese Armando Ronca, il cui nome non brilla nelle cronache d'architettura quanto il suo talento e il suo curriculum suggerirebbero. Eppure Palazzo Vanzo, progettato da Ronca nel 1954, è un "edificio polifunzionale" che riveste “un ruolo significativo nell’evoluzione del tipo edilizio" introducendo quelle "soluzioni innovative" che hanno lasciato una traccia indelebile nell’architettura italiana del dopoguerra.



Così cita la scheda dedicata sul sito del "Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi" promosso dal Ministero della Cultura: una mappatura dell’architettura contemporanea attraverso la schedatura di edifici e aree urbane rappresentative. Con i suoi cinque piani fuori terra, il cui primo livello funge da portico per il camminamento sottostante, ha facciate caratterizzate da frequenti bucature, finestre a nastro che si riducono di piano in piano e, sul Lungotalvera San Quirino, balconi e terrazze. Come suggerisce il nome, Palazzo Vanzo fu sede dell'omonima impresa edile il cui titolare, Gennaro Vanzo, commissionò l'edificio all'allora ignoto ingegnere veneto a cui, in seguito, affiderà il monumentale Eurotel di Merano: la prima di 36 strutture "ibride" che - dall'Italia alla Germania, dalla Svizzera all'Austria, fino a Belgio, Spagna e Paesi Bassi - comporranno il sistema innovativo che fondeva l’idea dell’hotel con quella del condominio.

Ronca, figlio di un produttore di candele, nasce a Verona nel 1901 e inizia la sua carriera dopo gli studi di ingegneria a Genova, Torino e Padova. Nel 1935 avvia un suo studio a Bolzano e, parallelamente, un secondo a Milano, dove partecipa a progetti di rilevanza nazionale come l’ampliamento dello Stadio San Siro, il suo lavoro forse più noto e definitivo. Dell’impianto originario, realizzato nel 1925-26, venne affidato a Ronca il secondo ampliamento del 1954-55: con l’ingegnere Ferruccio Calzolari aggiunse un secondo anello di gradinate a sbalzo, sostenute da 132 telai in cemento armato disposti trasversalmente al perimetro dello stadio e fasciati da 19 rampe a pendenza. Si aggiunsero 50.000 posti e l’immagine del Meazza cambiò radicalmente.
Ma è in Alto Adige che Ronca trova la sua tela ideale: le città di Bolzano e Merano negli anni della ricostruzione postbellica si trasformano grazie alle sue visioni moderniste. Se la nuova sede di franzmagazine, Palazzo Vanzo, è un simbolo dell’approccio razionale e innovativo di Ronca, un edificio che si impone per la sua funzionalità e il suo impatto estetico e dinamico, ancora oggi la sua presenza rimane palpabile in opere come “La Torre” delle Case Ina di via Sassari: uno dei primi grattacieli del capoluogo che rappresenta un’autentica pietra miliare dell’urbanistica del secondo dopoguerra. Da sempre ispirato al maestro Le Corbusier, Ronca ha firmato oltre trenta edifici solo tra Bolzano e Merano, contribuendo a delineare i paesaggi urbani con un’architettura iconica e audace. Tra le sue opere spiccano Villa Cembran (1935), Palazzo de Eccher (1961), l'Hotel Astoria (1963) e il complesso Ariston (1965) nella città del Passirio.

A Bolzano, tra tra il ’39 e il ’40, la storica sede del giornale "La Provincia di Bolzano" di fianco a Ponte Druso, l'Istituto Rainerum (1952), l'edificio polifunzionale del Complesso Perathoner (1951-55) e l'edificio residenziale e commerciale da otto piani realizzato nel 1960 all'angolo tra via Alto Adige e via Garibaldi. Sue le straordinarie altezze cementizie della chiesa di San Pio X ispirata alla cappella di Notre-Dame du Haut, a Ronchamp, e oggi vincolata dai Beni architettonici; come sotto tutela è, da gennaio 2023, Casa Col da Lech, a Selva di Val Gardena: uno splendido esempio di razionalismo della regione alpina.

L’impronta di Ronca decollò con il prototipo meranese dell’Eurotel, inaugurato nel 1959. Una struttura che anticipa un concetto radicalmente nuovo di ospitalità, combinando albergo e condominio in multiproprietà: soluzione avanguardista che ben si adattava al periodo di espansione economica. A caratterizzarlo è ancora oggi “una facciata rappresentativa e memorabile”, ricorda l'architetta Magdalene Schmidt evidenziando come il successo della formula Eurotel farà di Ronca "un pioniere della modernità turistica". Schivo nel corso di tutta la sua carriera, nonostante l’indiscusso valore della sua produzione, la figura di Ronca è stata riscoperta nel 2017 grazie alla monografia "Armando Ronca. Architettura del Moderno in Alto Adige 1935-1970" curata, per Kunst Meran in occasione dell'omonima mostra, da Schmidt con il collega Andreas Kofler, oggi vicedirettore artistico e curatore del Museo Svizzero d'Architettura.


“Credo che tutti gli architetti in Alto Adige abbiano osservato gli edifici di Ronca con una certa reverenza” ammette Kofler. "La mostra e la prima monografia furono l’occasione per riunire appassionati e studiosi attorno all’opera di un uomo che ha plasmato il volto moderno della regione con un'eredità che guarda al futuro. Gli edifici disegnati da Ronca sono tantissimi e riconoscibili: i residenti non li hanno mai valutati per il loro valore, in quanto li identificavano con progetti fascisti o postfascisti. In realtà - spiega Kofler - l'opera di Ronca è arrivata nel dopoguerra ed è un'architettura moderna dallo stile internazionale, che ha portato sul territorio altri criteri rispetto all'architettura vernacolare o tradizionale dell'Alto Adige". Edifici che scrivono una storia di sperimentazione e di eleganza strutturale. "Dovremmo cambiare sguardo e imparare a riscoprirli in modo meno superficiale, cogliendo la diversità che aggiungano allo spazio urbano - conclude l'architetto -. Il contrasto che creano valorizza anche le linee esistenti e più classiche con un contributo urbanistico indubbio. Ronca ha creato gallerie, passaggi, connessioni tra diverse aree della città e questa è l'eredità che ha lasciato".

