Sorellanza, natura e poesia al Vivaietto di Arco

(c) Stefania Santoni

Bring me the sunset in a cup
Reckon the morning’s flagon’s up
And say how many Dew,
Tell me how far the morning leaps –
Tell me what time the weawer sleeps
Who spun the breadths of blue! (…) Who built this little Alban House
and shut the window down so close
My spirit cannot see?
Who’ll let me out some gala day
With implements to fly away
Passing Pomposity?
Emily Dickinson

Leggo e rileggo questi versi di Emily Dickinson, amante delle bellezze minuscole di cui è intessuta la vita quanto del silenzio che tutto contiene e diffonde, compagna di un sentire profondo, a tratti doloroso, ma sempre profondamente aperto e sincero. Ce li ho in bocca i suoi versi, mi invadono il palato, accarezzano la lingua, sembrano fiori che mi germogliano teneri in bocca, hanno un sapore dolce e amaro, sanno di finestre chiuse, prigioni dell’anima, ma anche di coraggiosi sguardi rivolti alle meraviglie del mondo, alla rugiada che dipinge il mattino e al tramonto che scaltro, quando tutto sembra impossibile, si infila nella tazza tra le nostre mani e ci mette le ali, e ci fa volare.

Questi versi incantati funzionano da mantra, una formula magica che mi ricollega all’incredibile energia della vita e d’un tratto mi prende per mano e mi conduce a “uno spazio che custodisce l’essenza del sacro”, dove succedono cose magiche e dove natura e donne fioriscono di pari passo, assecondando i propri reciproci ritmi, pelle a pelle, in un unico grande e permeabile abbraccio.

(c) Stefania Santoni

Questo luogo magico si trova ad Arco (Pratosaiano) e si chiama “Il Viviaietto“: lo conosco grazie a Stefania Santoni che dallo scorso anno organizza qui, insieme a Francesca Corradini, la padrona di casa, momenti di tempo sospeso in cui la sorellanza può fiorire attraverso “rituali di autenticità”, ma anche di cura, ascolto, sostegno e accoglienza. Sono appuntamenti in cui donne e natura si accolgono a vicenda, sono pensati come “tessere di un mosaico in continua evoluzione” per allenarsi a un tempo altro in cui co-costruire insieme, l’una accanto all’altra.

“Portami il tramonto in una tazza” è il titolo del prossimo incontro al Vivaietto, ispirato dalla poesia citata in apertura: domenica 20 ottobre alle ore 17:00, “nel calore dell’ora del tè, il profumo avvolgente delle foglie appena infuse si mescolerà alle dolcezze tipiche di un tea party, come gli scones caldi e fragranti”. Un rituale di nutrimento per aprire le nostre finestre, chiuse da altri o proprie da noi stesse, e allenare le nostre ali, per spiccare insieme in volo leggere e libere.

(c) Stefania Santoni

Ne ho chiacchierato con Stefania, per comprendere più profondamente il senso di queste pratiche di sorellanza e di immersione nella bellezza della natura.

Quand’è cominciato e perché l’intreccio tra le tue pratiche e quelle del Vivaietto?

Le mie pratiche con il Vivaietto sono nate lo scorso anno, proprio nel momento più magico dell’anno: il solstizio d’estate. Con Francesca Corradini (padrona di casa del “Il Vivaietto”), già esisteva un legame profondo, un’amicizia cresciuta nel tempo, intrecciata da sogni comuni e dal desiderio di dare vita a momenti di autentica bellezza per gruppi di donne. Tra fiori e profumi, tra sorelle, abbiamo immaginato delle occasioni da vivere e co-costruire insieme, come tessere di un mosaico in continua evoluzione.

Ogni incontro al Vivaietto nasce dal desiderio di creare momenti sospesi, in cui l’anima ha la possibilità di trovare uno spazio per esprimersi e connettersi con la bellezza che ci circonda. Più che un semplice giardino, il Vivaietto è uno spazio che custodisce l’essenza del sacro. Qui, il tempo sembra fermarsi, avvolto in un’aura che invita alla riflessione e alla meraviglia. Ogni profumo, ogni fiore, ogni sguardo complice tra sorelle diventa parte di un rituale di autenticità, in cui il tempo non scorre come lo conosciamo, ma si trasforma in quello che i Greci chiamavano aion– un tempo di qualità, un tempo eterno che ci permette di immergerci completamente nell’armonia della natura e nelle profondità delle nostre emozioni.

La bellezza e l’armonia sono valori fondamentali del Vivaietto. Qui tutto sembra danzare in perfetta sintonia, offrendoci non solo un rifugio per il corpo, ma uno spazio sacro per la mente e per il cuore.

(c) Stefania Santoni

La parola “sorellanza” ne trattiene in sé tante altre come quelle di “cura”, “sostegno”, “ascolto”. Se potessi creare un tuo personale dizionario della sorellanza, che parole inseriresti?

La sorellanza è una pratica che salva la vita. È un legame che va oltre l’amicizia o la semplice solidarietà: è un’energia che nutre e sostiene, una forza che cresce attraverso la condivisione e la fiducia reciproca. La parola che meglio descrive questa essenza è orizzontalità. Nella sorellanza, nessuna è sopra o sotto l’altra, ma tutte camminiamo affiancate, con lo stesso valore e la stessa importanza. In questo spazio di parità, ci si riconosce l’un l’altra come custodi di una bellezza interiore che non richiede competizione.

Altre parole che appartengono al mio dizionario della sorellanza sono “sospensione del giudizio,” perché in questo legame non c’è spazio per la critica, ma solo per la comprensione; “accoglienza,” perché si è sempre pronte a tendere la mano; “apertura,” perché si ascolta l’altro senza preconcetti; e “rifugio,” perché la sorellanza offre un luogo sicuro dove ripararsi dalle difficoltà della vita.

Fondamentale è anche lo sguardo amorevole e gentile tra sorelle: è attraverso questo sguardo che ci si riconosce nelle proprie vulnerabilità e si celebra la forza di ciascuna. Con uno sguardo privo di giudizio, ma colmo di comprensione, la sorellanza diventa uno spazio sacro di supporto reciproco, dove ogni donna trova nelle altre una fonte di ispirazione, di coraggio e di forza.

(c) Stefania Santoni

Fra poco il Vivaietto di Arco ospiterà un nuovo incontro in cui natura e poesia saranno unite per riconoscersi in un tutto più grande, in cui le partecipanti tra storie passate e presente espanso riconosceranno di non essere sole, di essere unite da fili sottili, a tratti invisibili ma potentissimi. Ci racconti qualcosa di più?

Fra poco, il Vivaietto di Arco ospiterà un incontro incantevole, dove natura e poesia si fonderanno in un abbraccio armonioso. Qui, le partecipanti si ritroveranno tra storie antiche e un presente espanso, scoprendo di non essere sole, ma di essere unite da fili sottili, invisibili eppure potentissimi, che legano ogni cuore e ogni anima. Nel calore dell’ora del tè, il profumo avvolgente delle foglie appena infuse si mescolerà alle dolcezze tipiche di un tea party, come gli scones caldi e fragranti. Ogni sorso e ogni morso diventeranno un momento di nutrimento, non solo per il corpo, ma anche per lo spirito, aprendo le porte a riflessioni profonde e intime.

Le parole di Emily Dickinson ci guideranno nel suo mondo poetico, dove la natura fiorisce in tutta la sua bellezza, svelando connessioni invisibili che ci uniscono. Proseguiremo con le sorelle Brontë, le cui scritture vibranti esploreranno la complessità della sorellanza, rivelando la forza dei legami femminili. Attraverso pratiche di cura e sorellanza, creeremo uno spazio di ascolto e condivisione, in cui ogni partecipante potrà esprimere le proprie emozioni, raccontare le proprie storie e trovare conforto. Le parole diventeranno semi, piantati in un terreno fertile di accoglienza e apertura.

Questo incontro sarà un viaggio unico, un momento di celebrazione della bellezza della vita e della potenza della sorellanza, dove la poesia diventerà rifugio e la natura, il nostro alleato, ci guiderà verso una connessione profonda con noi stesse e con le altre. Un’opportunità per abbracciare l’armonia e il sostegno reciproco, nel calore di un tè condiviso e di versi poetici che fioriranno nel cuore di ciascuna di noi.

(c) Stefania Santoni

Ci lasci con una citazione, una frase, una poesia, un qualcosa che ti aiuta e può aiutare anche noi a riconoscere e celebrare la nostra bellezza?

“Portami il tramonto in una tazza”. Questa semplice, ma intensa invocazione di Emily Dickinson ci invita a raccogliere la meraviglia del mondo in un gesto quotidiano. Immagina di tenere tra le mani una tazza colma dei colori sfumati di un tramonto, dove il cielo si tinge di rosso e oro, un’armonia che si riflette nei tuoi occhi.

Questa immagine ci ricorda che la bellezza è spesso nelle piccole cose: nelle sfumature di un momento, nella fragranza di un fiore che sboccia, nei sorrisi che incrociamo lungo il cammino. Ogni giorno ci offre un nuovo tramonto, una nuova opportunità per fermarci e contemplare ciò che ci circonda, per riconoscere la nostra essenza e quella degli altri.

Celebrando la nostra bellezza, abbracciamo la fragilità e la forza che convivono in noi. Ogni imperfezione, ogni cicatrice, è un segno di storie vissute e di esperienze condivise. E così ci uniamo per condividere le nostre parole, le nostre emozioni e le nostre vite, creando uno spazio in cui ciascuna di noi possa brillare come un tramonto che illumina il mondo.

Portiamo dunque il tramonto nei nostri cuori, brindando alla bellezza di ciò che siamo e di ciò che possiamo diventare.

(c) Stefania Santoni

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