Culture + Arts > Visual Arts

August 22, 2024

1974–2024: cinquant’anni di A22 in mostra alle Gallerie di Trento

Claudia Gelati

Il 1974 in Italia è l’anno del referendum sul Divorzio, del terrore degli anni di piombo e dell’austerity in seguito alla crisi petrolifera; in provincia di Bolzano il clima non è certo dei più idilliaci. Tuttavia, c’è un altro evento storico che merita di essere ricordato e che riguarda da vicino la regione alpina. È l’11 Aprile 1974 quando, per la prima volta in assoluto, un automobile può percorrere interamente i 314 km che costituiscono l’asse Brennero–Modena: l’autostrada A22 è completata.  Il Trentino Alto Adige/Südtirol e l’Italia intera sono collegati all’Europa e di conseguenza il mondo; merci e persone ora possono viaggiare più velocemente attraverso un corridoio diretto che attraversa il Brennero, un valico già protagonista di una storia millenaria, dai Romani in poi.  Per commemorare questo importante anniversario e ripercorrere  tappe e  insidie che hanno preceduto la realizzazione dell’autostrada, Fondazione Museo Storico del Trentino e Autostrada del Brennero Spa, in collaborazione con la Fondazione Ing. Lino Gentilini, hanno inaugurato lo scorso aprile la  mostra “La via del Brennero. Il Viaggio dalla Mitteleuropa al Mediterraneo” alle Gallerie di Trento, due ex-tunnel stradali della tangenziale di Trento inaugurati sempre nel 1974, riconvertiti  in un incredibile spazio espositivo nel 2008. 

_AEF7811

Io la mostra l’ho visitata di recente e mi ha aperto davvero gli occhi su quell’opera gigante che è stata ed è tutt’ora A22. Ironia della sorte, ho raggiunto Trento proprio grazie all’A22. La provincia di Mantova, mia terra natale, non offre grandi meraviglie a livello paesaggistico… insomma, in certi stagioni sa anche essere affascinante a modo suo, ma non certo quella bellezza immediata e mozzafiato delle vallate e delle cime dolomitiche. Diciamolo. A giugno i campi di cereali punteggiati da rossi papaveri sono una meraviglia, ma dopo quella prima messa è tutto un campo di granoturco, una coltivazione di meloni e per variare facciamo fagioli, dai. Per via dell’afa, certi giorni ti sembra di dover uscire con un macigno sulla schiena e le zanzare ti aspettano sull’uscio di casa più o meno a qualsiasi ora del giorno. Insomma per vivere al centro della pianura padana, la mia zona, ci vuole una certa resilienza. Eppure, il sapere di poter prendere e scappare da qualche parte, entrare in autostrada a Mantova Nord, Mantova Sud, Pegognaga, o anche la vicina Rolo Reggiolo e uscire solo una volta raggiunta la montagna o il mare, rende tutto più sopportabile. 
A pensarci bene, l’A22 per me è quasi una di famiglia, perchè ne ho sempre sentito parlare e ci ha sempre accompagnato almeno per qualche chilometro. Da piccola era la strada che come per magia ci portava tutti in montagna; dove per tanti anni montagna stava per Folgaria, poi è stata la volta di Pinzolo e solo alcuni anni dopo della verdissima Val Pusteria. Qualsiasi fosse la località, la strada da prendere era la A22, bastava cambiare uscita per trovarsi in posti diversi. D’altronde credo siano poche la autostrade che in Italia presentino una tale varietà paesaggistica come l’A22: dalla pianura piattissima tra Modena e Mantova, alla prime montagne venete, fino al 1345 m.s.l.m del valico del Brennero. 

_AEF7953

La ritualità dell’autostrada, poi, mi ha sempre affascinato. L’atto di prendere il biglietto, la sbarra che si alza e segna l’inizio del viaggio, le soste in autogrill, il pagamento del pedaggio quando ancora dietro al vetro c’era un essere umano, con la camicia azzurra e il piccolo ricamo verde A22. Ricordo che l’intrattenimento preferito mio e di mia sorella era indovinare la targhe dei TIR che sorpassavamo. Slovenia, Austria, Germania o a volte qualcosa di più esotico come Finlandia o Danimarca, ed era come esserci stati in tutti quei posti lontani. E quel Brennero sempre ripetuto lassù su ogni cartello e sembrava non arrivare mai. Subivo già il  fascino dei confini, del vedere che vita faceva che non si sentiva nè di qua nè di là, il vedere la fine di un paese e l’inizio di un altro… chissà cosa pensavo poi di trovarci lassù al Brennero.
Per diversi anni, poi, l’A22 è stata anche una strada di servizio: a volte accompagnavamo mio papà in camion che portava il ferro in zincatura, uscita Verona Sud. Oggi quella zincatura non esiste più e, anzi, dalla vetrata del vicino centro commerciale si vede il piazzale vuoto. 
In tempi più recenti e per quasi sette anni, l’A22 è stata per me è stata la strada del tornare a casa. Contare i cartelli che segnano la fine di una provincia e l’inizio dell’altra, un modo per sapere quanto manca. Mantova. Verona. Trento. Bolzano. Eccomi, uscita Bolzano Sud, sono arrivata a casa. E in tutti quegli anni, anche quando facevo su e giù dal treno, l’A22 era sempre lì. Vedevo i suoi guardrail Cor Ten dal finestrino e la spiavo dal treno, con la musica nelle orecchie. Quanti viaggi, fatti e immaginati, quante storie, quante vite da vivere. 

Sono certa che chiunque abbia almeno un ricordo legato a questa autostrada, che sia per vacanza o per lavoro. E allora come si va a raccontare i primi cinquant’anni di un’infrastruttura che attraversa una regione intera e ha plasmato un territorio? Come si fa a raccontare tutto di una strada che appartiene a tutti? 

L'allestimento1

Anzitutto, visitando “La via del Brennero. Il Viaggio dalla Mitteleuropa al Mediterraneo” prima non pensate di visitare una mostra, ma di intraprendere un viaggio. Un viaggio lungo 314 km che attraversa quattro regioni: Emilia, Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige e dove, attraverso l’infografica che si snoda il lunghezza, sembra di quasi di attraversarle per davvero quelle sei province, di vedere dal finestrino tutte le 24 stazioni autostradali. Il cartello verde continua ad indicare Brennero sempre dritto, sempre più a nord. Non siamo ancora arrivati, il viaggio continua. 
Il racconto, proposto in Italiano, Tedesco e Inglese, si articola in quattro macro sezioni:  Infrastruttura, Viabilità, Società e Green Corridor. L’allestimento, curato così come tutta la grafica da Doc – a Communication Group,  è lineare e scorre via come la strada che percorriamo metaforicamente. Strutture in alluminio si intersecano e si inseguono lungo la Galleria Bianca e dialogo fra di loro, ospitando testi, immagini, video, interviste e anche oggetti che ci permettono non solo di scoprire il significato di un’opera di tale portata, ma anche qualche segreto sulla mobilità di ieri, oggi e domani. Dai temi legati alla costruzione, come le audaci soluzioni adottare con i viadotti per superare le strette valli alpine, alle sfide di domani per rendere l’autostrada sempre più sostenibile.  Come all’interno di una grande installazione immagini che si riflettono su specchi scintillanti come caleidoscopi, installazioni video ed incredibili immagini d’epoca che ci fanno rivivere la costruzione di quest’opera imponente. Ma anche oggetti e cimeli legati al mondo dell’autostrada e che aiutano a comprendere quanto l’A22 non sia solo un strada, quanto piuttosto un’opera totale: un rotolo di ticket autostradali, il berretto in dotazione dell’esattore nel 1968, i contenitori di sicurezza per il denaro, o ancora, una porzione di guardrail, una moto della polizia stradale, sezioni di manto stradale  e molto altro ancora.

 AEF07358

“La via del Brennero. Il Viaggio dalla Mitteleuropa al Mediterraneo” è una mostra dove date, nozioni, numeri e nomi vengono dati con precisione e in cui c’è tanto la leggere e da scoprire, ma che trasmette bene la coralità di un progetto così ambizioso per l’epoca. Ad esempio lo sapevate che lungo l’autostrada del Brennero ci sono 22 stazioni di servizio e 142 tra ponti e viadotti? O ancora, che per fare spazio all’autostrada sono stata deviate e ricostruite 252 km e spostati 380 km di linee telefoniche ed elettriche. L’opera più impegnativo? Riguarda da vicino la provincia di Bolzano, perchè con molta probabilità si tratta del Viadotto Colle Isarco, tra Vipiteno e Brennero. Progettato tra il 1968 e il 1969, fu costruito in 28 mesi e, con una lunghezza totale di 1028, articolato in 13 campate, è ancora oggi un capolavoro progettuale e ingegneristico. L’altezza del fondovalle è di 110 m. Per rendervi l’idea è poco più alto del grattacielo che domina Rimini e un po’ più basso di quello Pirelli a Milano. Impressionante, no? 
Se oggi Autobrennero è una delle aree più strategiche e nevralgiche del corridoio TEN-T scandinavo mediterraneo, pensate che alla fine degli anni’50 a Roma, il governo di allora non riteneva quest’opera così necessaria e si opposero alla sua realizzazione in più riprese. Solo nel 1961, ci fu un apertura, ma il contributo statale rimase comunque scarso: appena il 3,25% del costo totale per il tratto Brennero-Verona. È stata la Regione Trentino Alto Adige/Südtirol insieme alle amministrazioni locali dei territori interessati a credere in quest’opera con orgoglio, lungimiranza e con la stessa impostazione di governo autonomista di oggi. Qualcosa di cui andare fieri, no? 

L'allestimento4

Ma lo mostra in questione non mette solo in luce date e numeri, ma anche le tante personalità che con il loro estro hanno contribuito a plasmare l’A22 così come la conosciamo noi oggi. Tra i tanti, i fratelli Bruno Gentilini, ingegnere industriale originario della Val di Sole, che insieme ai fratelli Lino e Cesare, offrì un contributo fondamentale all’attività di progettazione dell’autostrada. O ancora Pietro Porcinai, architetto e paesaggista italiano, a cui nel 1965 fu chiesto di redigere una consulenza relativa all’inserimento dell’A22 nel paesaggio montano. Fu tra i primi a capire che  la nuova velocità del traffico veicolare doveva necessariamente coniugarsi con il paesaggio per ridurre al minino la lacerazione dell’ambiente naturale. Sua l’idea di introdurre l’utilizzo del COR-TEN per i guardrail autostradali: un acciaio che non arrugginisce a quei tempi quasi sconosciuto, ma che con il suo colore pregevole si integrava bene con i colori del paesaggio atesino. 

Certamente non posso spoilerare tutta la mostra, ma posso sicuramente dire che mi ha colpito per la sua capacità di raccontare fatti storici, talvolta anche molto tecnici, senza mai risultare noiosa o difficile comprensione, promuovendo contestualmente una riflessione sul significato della costruzione di un opera viabilistica come motore di sviluppo territoriale. Al cento del discorso espositivo, l’Arco Alpino da intendersi come spazio intra-europeo, una terra di passaggio e di confine, che dal 1974 non è più solamente una paesaggio dell’abitare, ma anche un paesaggio dell’attraversamento. La storia degli insediamenti umani nella Alpi da un lato, e la storia dei sistemi di viabilità e trasporto in Europa, dall’altro, protagonisti diversi di un’unica narrazione. 

AEF07917

Se siete di passaggio, o in vacanza tra Trento e Bolzano, concedetevi una sosta alle Gallerie di Trento. Ad attendervi, troverete anche una mostra particolarmente scenografica dedicata alla storia dei giochi olimpici e un’altra dedicata alla Seconda Guerra Mondiale, raccontata attraverso l’esperienza trentina. “La via del Brennero. Il Viaggio dalla Mitteleuropa al Mediterraneo” è visitabile gratuitamente fino al prossimo 25 Febbraio. Dopo questo viaggio emozionale ed emozionante nella storia dell’Autostrada del Brennero, non guarderete più l’autostrada con gli stessi occhi. O anzi, forse la vedrete davvero per la prima volta, riconoscendo il valore e la lungimiranza di quel progetto nato negli anni del boom economico, in una terra difficile e in lotta con sé stessa. 
Anziché percorrerla apaticamente, sbuffando perchè non riuscite a sorpassare o perché c’è traffico, pensando alla brioche surgelata che vi attende in autogrill e lamentandovi per il pedaggio.  Forse davvero per la prima volta il viaggio conterà più della meta, come in quella frase che ci piace postare sui social ma che forse non abbiamo ancora capito a pieno. Per la prima volta forse percorrerete senza più darla per scontata, ma pensando a che storia incredibile è, non solo che qualcuno abbia pensato ad una infrastruttura del genere, ma abbia anche sfidato uno stato intero per difenderla e realizzarla ad ogni costo. 

Ah, mi raccomando, non dimenticativi di prendere il biglietto. 

Credits: Fondazione Museo Storico del Trentino 

Print

Like + Share

Comments

Current day month ye@r *

Discussion+

There are no comments for this article.