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October 12, 2023
Le mie poesie non cambieranno il mondo: Il documentario su Patrizia Cavalli al Filmclub di Bolzano
Francesca Fattinger
Qualcuno mi ha detto
che certo le mie poesie
non cambieranno il mondo
Io rispondo che certo sì
le mie poesie
non cambieranno il mondo.
Patrizia Cavalli
Non si ha spesso la possibilità e il privilegio di incontrare una poeta, di cascare nei suoi occhi grandi, diretti, veri, nelle sue pupille appuntite che tutto vedono e tutto trattengono, nei suoi vuoti, nei suoi atti lenti, nella storia della sua vita, nella carne, nel dolore, nelle risate che gli a capo tra i suoi versi trattengono e cuciono assieme. Vedere i 76 minuti di “Le mie poesie non cambieranno il mondo,” per la regia di Annalena Benini e Francesco Piccolo e per la produzione di Fandango, permette di vivere questo incontro come se avvenisse in prima persona, affacciandosi sul mondo non di una poeta qualunque, ma di una poeta che ha fatto la storia della poesia italiana con la sua verità, la sua ironia e la sua musicalità. “Eccomi a voi” sembra dire tra le righe Patrizia Cavalli, che accompagnata con grandissima sensibilità dalle domande dei registi, si racconta con estrema lucidità come vuole lei prendendo le redini del racconto con l’ironia e l’acume che l’ha sempre contraddistinta, pur nella difficoltà della malattia che negli ultimi giorni la stava annebbiando. Ci accompagna ad accarezzare le trame della sua vita e della sua poesia, che alla fine non sono altro che i due lati di una stessa coloratissima stoffa.
Inquadratura dopo inquadratura ci si immerge nel suo passato e nel suo presente, tutto è unito e coerente così come lo è stata la sua vita, in un ritratto talmente intimo e vero che non può essere rassicurante, è impossibile, deve scuotere, emozionare, portare a parlare di disgusto, di perdite, di eccessi di gelosia, far ridere sguaiatamente e lasciar cadere pesante una lacrima tra le ciglia. Un documentario che è proprio così, documenta la vita di una donna libera, che nelle sue parole si è data per intero, senza infingimenti, senza nascondimenti di alcun tipo. Un racconto per immagini, quello creato dai registi, che come quello dei suoi versi è estremamente reale e ti mette faccia a faccia con la paura di morire, con il dolore e l’estremo potere vivificante dell’amore, con la verità e la bellezza più acuta della vita perfino nella tessitura delle bugie della quotidianità.
Le sue poesie non cambieranno il mondo, dice lei, ma in realtà dicendolo lo stanno già facendo, stanno cambiando la nostra postura, il nostro sguardo sulle cose e su di noi, stanno mettendoci di fronte a un quesito urgente più che mai oggi che di parole se ne dicono e scrivono tante: ci interroga sulla potenza della parola che nella poesia sembra arrivare al suo culmine, liberata dal superfluo, leggera, nuda. Lei che ammette fin da giovane che non vuole comunicare nelle sue poesie, lei che scrive e basta, ma crede nel potere delle “parole che istituiscono il reale”, crede nel potere della mancanza, quella che i suoi amori infelici hanno scavato nella sua vita: “è ciò che manca che fa esistere le parole”. E poi ancora mi sembra di essere accompagnata sull’abisso di un suo verso, prima del gesto dell’a capo, quando parla di come lei non si sia mai dichiarata a nessuno: “è quello il momento più bello, quando sai che una cosa è e la rimandi e non la fai avvenire”. Il potere della limitatezza della poesia, del suo essere cornice: la sua magia dice la poeta sta proprio lì.
Se non avete avuto la fortuna di sentirla declamare le sue poesie prima di vedere questo documentario, sarà come una specie di iniziazione, ne uscirete non riuscendo più a leggere una sua poesia senza sentire la sua voce a ogni verso, senza vedere il suo sguardo e il suo sopracciglio alzato, senza sentire il calore del suo corpo, il suo respiro, la sua energia, la sua ironia e la sua malinconia trattenuta in ogni singola parola e in ogni vuoto. Elsa Morante le chiese, prima di conoscerla come poeta e prima di continuare ad approfondire la loro amicizia, di poter leggere le sue poesie, voleva “vedere come era fatta”, ed è proprio così: leggere le sue poesie è leggere lei, il libro della sua vita, una vita passata a scrivere, a leggere i suoi versi e a stare con le persone a cui voleva bene in modo sempre appassionato, talvolta con qualche litigio, quelli non mancavano, ma perché tutto ciò che faceva lo faceva sempre con tutta se stessa, nel bene e nel male.
Patrizia Cavalli è morta il 21 giugno 2022, durante la post-produzione di questo film, che è ancora più raro e prezioso, perché ne custodisce la sua ultima testimonianza, il suo saluto a noi e forse un po’ anche a se stessa. Non posso che chiudere gli occhi e immaginarla mentre canta una delle sue canzoni, forse le parti del film che più mi hanno commosso e toccato. Presentato durante il Festival di Venezia, questo documentario ora sta girando i cinema di Italia e il 18 ottobre alle ore 20 sarà proiettato al Filmclub di Bolzano nella rassegna Female Views. Un consiglio dal cuore, non perdetevelo.
Poco di me ricordo
io che a me sempre ho pensato.
Mi scompaio come l’oggetto
troppo a lungo guardato.
Ritornerò a dire
la mia luminosa scomparsa.
Credits: (1) trailer ufficiale del film
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