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May 22, 2023

Utopia: la libreria indipendente a Cles di Elisa Sartori

Stefania Santoni

Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire. Ho ricostruito molto, e ricostruire significa collaborare con il tempo, nel suo aspetto di “passato”, coglierne lo spirito o modificarlo, protenderlo quasi verso un più lungo avvenire; significa scoprire sotto le pietre il segreto delle sorgenti.

Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano 

Sì sa: la primavera è nascita e vita. È luce e freschezza. È generazione e fucina d’idee. Per questo porta con sé novità: è il caso dell’apertura della libreria Utopia, di Elisa Sartori, a Cles. Una libreria indipendente che ha le sembianze di uno spazio magico dove accadono scoperte non solo di libri ma anche di relazioni, dove s’impara e si fa umanità. Di questo mi ha parlato Elisa, libraia molto accorta e sensibile. 

Elisa, come nasce il tuo amore per i libri e la lettura?

Sono sempre stata fin da bambina molto curiosa e una lettrice decisamente vorace perché per me i libri erano letteralmente un rifugio. Da piccola ero timidissima e un po’ impacciata. E per questo le pagine dei libri diventavano un mondo relazionale che mi consentivano di sentrimi e di entrare in empatia con ciò che vivevo. Più di una volta i libri mi hanno salvato la vita: in periodi difficili diventavano il mezzo dove riporre tutte quelle emozioni e situazioni faticose, che non mi consentivano di essere serena e stare bene. Così ho iniziato a leggere dei librini per bambini e bambini; mano mano che andavo avanti con lʼetà mi sono avvicinata ai testi della collana viola di Mondadori Junior o Piccoli Brividi per poi approdare alla narrativa per adulti e alla saggistica. Il libro per me è proprio uno strumento di apprendimento, un mezzo per esplorare e imparare.

Perché hai scelto di chiamare la tua libreria “Utopia”?

“Utopia” era il nome che sentivo essere più immediato per il mio progetto. Mi spiego meglio. L’Utopia è un “non – luogo”, qualcosa d’impossibile ma a livello fonetico – se pensiamo alla sua traduzione in inglese (e quindi alla tradizione di Tommaso Moro )- è un buon luogo. Mi piaceva molto questa duplice entità, questo gioco doppio insito nella parola. Perché la mia libreria vuole essere un non – luogo, cioè uno spazio di accoglienza e di cura (per i libri, le persone, la collettività). M anche un buon luogo di relazioni, confronto, scoperta. Uno spazio di crescita mia personale, ma anche per chi giunge qui a sedersi, fare due chiacchiere, sfogliare un libro. Utopia è un punto di incontro collettivo dove praticare cammini di fioritura personale, dove il problema di una persona diventa il problema di tutte le persone. E insieme, rimboccandoci le maniche e (soprattutto) uscendo dal nostro io, da un ego che di questi tempi sembra sempre più imperante, si può superare e valicare ogni difficoltà.IMG20230512111159 Che genere di libri ospita la tua libreria indipendente?

Essendo indipendente, la mia libreria sta cercando di privilegiare case editrici medio piccole, facendo una selezione sia nella narrativa che sulla saggistica di titoli e temi che a volte capita di non trovare in una libreria più mainstream. Si passa da romanzi italiani o di ambiente anglofono alla letteratura araba (finalmente stanno iniziando a tradurre in italiano parecchi titoli interessanti!) a saggi che trattano temi della nostra quotidianità. In libreria non manca uno spazio dedicato ai più piccoli: uno spazio fisico dove si possono fare esperienze di scoperta del libro. Dove c’è l’opportunità di venire a conoscenza del libro a livello non solo di immagine, ma anche tattile: si tratta di uno spazio accessibile anche per chi non sa ancora leggere. Ho pensato di allestire questo angolo anche con una tenda, una specie di tana con dei cuscini dove i bambini e le bambine vi possono leggere o costruire puzzle in legno che un laboratorio di Malé mi ha costruito appositamente. Lʼidea è quindi permettere di vivere la libreria nella sua interezza, in ogni sua dimensione. 

 Cʼè un filone o un tema che prediligi?

A livello di saggistica Utopia ospita temi sociali, come il femminismo, la salute mentale, la natura e il cambiamento climatico. Non mancano la storia e i diritti umani. Piano piano sto riempiendo gli scaffali di tutti gli atri temi mancanti. Cerco di creare informazione, di facilitarne la divulgazione così da consentire alle persone che arrivano qui di avere strumenti per comprendere questioni del nostro tempo. Penso alla paura che le persone hanno e sentono nei confronti dell’alterità, di ciò che è diverso (che poi siamo tutti e tutte diverse, perché siamo persone uniche e irripetibili): la mia libreria vorrebbe far sì che non ci siano più spazi e territori limitati (anche a livello non fisico, quindi mentale). Vorrei che le persone non si sentano sole con le loro paure, ma che possano in qualche modo salvare la loro solitudine attraverso la lettura, la conoscenza che si trova nei libri. Per quanto riguarda invece la narrativa, amo i romanzi con trame storiche e come ti accennavo prima mi sto avvicinando anche alla letteratura araba, oltre che a quella giapponese. Adoro Elena Ferrante, Naomi Alderman, Margaret Atwood.Schermata 2023-05-22 alle 17.04.02 Unʼultima domanda. Utopia sarà anche uno spazio culturale dove si terranno incontri, laboratori e “similia”?

Assolutamente sì. Spero di iniziare già a giugno (ho già un paio di presentazioni in programma ma per ora niente spoiler!) con i primi appuntamenti, come eventi in cui si affrontano temi anche un po’ scomodi. Non mancheranno laboratori per bambini e adulti sia di scrittura che di fotografia o di letture ad alta voce. Un sogno sarebbe creare un “club del libro” dove si sceglie insieme un titolo, si legge il libro e poi se ne riparla. Una chiacchierata insieme sul piacere emotivo della lettura!

Credits: Elisa Sartori

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