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February 24, 2023

La forza e la fragilità della memoria nell’opera di Andreas Senoner

Francesca Fattinger

Andreas Senoner e il suo mondo, il suo mondo che è il nostro sublimato nella sua arte; Andreas Senoner e un mondo in trasformazione davanti ai nostri occhi, un mondo in metamorfosi continua, fluida e impalpabile e al contempo concreta e materica che ci ricorda il nostro essere in continua trasformazione, esseri sempre in movimento, nel flusso del tempo che ci modifica e che modifichiamo a nostra volta, anche quando siamo fermi, anche quando crediamo di non mutare. Andreas Senoner e l’uso del legno “come elemento naturale che documenta attraverso la stratificazione il passare del tempo (e quindi la memoria)” che ci consegna un “messaggio contemporaneo e insieme senza tempo”. Eccomi affacciata, in bilico, su una pozzanghera magica che ribalta il mondo, lo colora, lo mischia, lo fa nuovo, sull’orlo di narrazioni surreali in cui uomo, animale e natura si incontrano in un confine labile e sfumato; narrazioni fatte di silenzi corporei, di gesti congelati, di incontri e scontri morbidi, di esseri e momenti ibridi da accarezzare con lo sguardo. 

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In occasione della Giornata della Memoria lo scultore altoatesino ha installato nel Museo Ebraico di Bologna un’installazione site specific; curato da Niccolò Bonechi e realizzato in collaborazione con Bonechi Art Consulting, l’intervento scultoreo di Andreas Senoner sarà visibile fino al 5 marzo. L’opera si intitola “The Double (Forget me not)” e già dal titolo capiamo come l’artista si sia confrontato con i suoi temi abituali caricandoli di nuovi significati e consapevolezze, attivando un dialogo con il luogo che la accoglie: “una stanza oscura, quasi impenetrabile alla vista, nella quale risiedono i nomi e le storie degli ebrei emiliano-romagnoli tragicamente deceduti nei campi di concentramento nazisti.” E così il suo ragazzo, seduto a terra, con gli occhi immersi nel vuoto, in contemplazione silente, fermo, immobile, con braccia e gambe incrociate e il corpo ricoperto di piume bianche, ci ricorda la fragilità e la delicatezza che caratterizza la nostra esistenza terrena, ma anche il nostro essere spirituali e immortali al di fuori di essa o ai suoi confini. 

Questo intervento mi ha dato l’occasione per chiacchierare con l’artista sia dell’opera specifica installata a Bologna sia della sua pratica artistica e dei progetti futuri.

Ci sono delle parole che riecheggiano nelle tue opere, in esse si fanno corpo da penetrare e da accarezzare con lo sguardo, sono: “metamorfosi”, “eredità”, “connessioni”. Come stanno evolvendo e che ruolo hanno nella tua attuale ricerca artistica? 

 Attraverso la scultura conduco una ricerca che si rivolge all’individuo e al continuo mutamento cui è sottoposto, a livello interiore o esteriore, nella dimensione personale, ambientale, nel contesto in cui risiede. Voglio evidenziare a livello simbolico gli elementi che suggeriscono questa continua trasformazione, le tracce indelebili che ne derivano, studiando mutamenti materiali che si ricollegano ad altri più astratti e impalpabili, riconducibili all’esperienza umana. Attraverso la materia concreta legata alla natura, all’essenziale, sublimata dal processo artistico, nascono i concetti sfumati e metafisici della mia poetica, che troveranno un dialogo con i singoli spettatori e la loro personale esperienza.  

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I materiali che usi, in primis il legno, le piume, i licheni, sono materiali con una connotazione molto forte, aggiungono strati, sprigionano un’energia narrativa e simbolica molto forte. Come avviene la scelta e la loro combinazione e come si rapportano alla figura umana, protagonista centrale di ogni tua opera?

Lavoro con materiali specifici ed essenziali, quasi esclusivamente di origine animale e vegetale (legno, piume, licheni, tessuti o cera d’api). Sono tratti dai luoghi delle mie origini, o ispirati ai Paesi e alle culture che ho visitato e conosciuto in questi anni, in qualità di libero viaggiatore e artista in residenza. Mi interessa studiare la loro storia, l’evoluzione che subiscono, e farli emergere, risaltare. Prediligo l’uso del legno, come elemento naturale che documenta attraverso la stratificazione il passare del tempo (e quindi la memoria) in una forma visibile e persistente anche dopo il processo artistico. Nel mio lavoro, scelgo di mantenere le modalità operative della scultura tradizionale, e farne un linguaggio mio, che trasmetta un messaggio contemporaneo e insieme senza tempo, che possa parlare a chiunque, trovando riscontro in una dimensione profonda e inconscia dell’essere umano.

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E poi c’è la “memoria” e i suoi contrari l’”oblio”, la “dimenticanza”, l’”abbandono”, temi con cui hai dovuto confrontarti per l’intervento al Museo ebraico di Bologna. Ce lo racconti?

Trovo sia fondamentale instaurare con molta cura il dialogo con la cultura e l’ambiente dove un’opera verrà esposta. Nella mostra appena inaugurata al Museo Ebraico di Bologna, mi è stato chiesto di pensare ad una installazione per la Sala del Memoriale, un luogo denso di storia e di significato. Ho sentito profondamente la responsabilità di affacciarmi con delicatezza a uno spazio così importante e intenso, a livello umano e storico, portando il mio lavoro “Forget me not”. Un’opera che vuole parlare dell’esperienza umana, della sua vulnerabilità, della sua presenza così fragile eppure a suo modo dotata di una componente eterna, incancellabile. Rievoca la dimensione personale, fisica di un essere umano, ma anche quella astratta e impalpabile della sua esistenza, che persiste oltre la vita, oltre il tempo e lo spazio, e infine l’aspetto simbolico della memoria, anche a livello collettivo e storico.

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Altri progetti presenti o futuri che non dobbiamo perderci?

Per tutto il mese di febbraio nella Verduyn Gallery (Moregem, Belgio) è visitabile una mia mostra personale dal titolo “The Future of Bodies”, da metà di marzo invece sarò presente con una bipersonale insieme all’artista trentino Michele Parisi nella Galleria Isolo17 di Verona. Ad aprile esporrò in un evento al Fuorisalone a Milano e per la prossima estate sto lavorando a due progetti espositivi molto interessanti all’estero.

Foto courtesy of the artist:  The double (forget me not), cm 74x77x45 noce, piume (1);  Transitory Body (Mask), cm 120x36x25 cirmolo, piume (2); Origins, cm 48x21x15 noce, piume (3); Fear, cm 14x21x12 noce, tiglio (4); Nature doesn’t care, cm 58x25x23 noce antico (5)

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