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February 23, 2023

“Retrospective” di Monica Bonvicini a Bolzano
poesia concreta o componimento surrealista?

Francesca Fattinger

Ogni volta che mi trovo faccia a faccia con un’opera di Monica Bonvicini mi ritrovo scossa, destabilizzata, interrogata, spinta a confrontarmi con le convenzioni architettoniche, spaziali, di potere, di genere e linguistiche e quindi con me stessa, con il mio pensiero e il mio corpo e con lo spazio che il mio pensiero e il mio corpo occupano. Così mi è successo ancora una volta con l’installazione sonora “Retrospective”, presentata lo scorso 10 febbraio alla Fondazione Antonio Dalle Nogare nell’ambito della mostra “Ri-Materializzazione del Linguaggio. 1978-2022”, in cui l’opera viene ascoltata ed esperita per la prima volta in Italia. “Retrospective” è stata infatti realizzata dall’artista in occasione della sua ampia mostra personale “I do You” alla Neue Nationalgalerie di Berlino e ora si confronta con lo spazio della Fondazione, anzi al limite di esso, tra l’edificio e l’ambiente naturale circostante.

04 Monica Bonvicini, Retrospective & Conversation_Fondazione Antonio Dalle Nogare_Photo: Tiberio Sorvillo

Ma in che cosa consiste l’installazione? Una voce recita circa 2000 titoli di opere che l’artista ha realizzato dall’inizio della sua pratica negli anni ’90 fino ad oggi. È così messo in crisi il concetto stesso di retrospettiva; reso impalpabile e immateriale offre una versione alternativa rispetto alle possibili presentazioni formali a cui siamo abituati. Facendo questo l’installazione interroga e destabilizza le istituzioni culturali e le architetture di potere che la ospitano. Un messaggio pragmatico e poetico quello nascosto tra le parole pronunciate dalla voce che riecheggia nel cortile d’entrata della Fondazione. La sequenza di titoli pronunciati uno a uno in “Retrospective” si trasforma d’un tratto “in un poema, una konkrete poesie, un componimento surrealista che però, nella ricorrenza di alcuni termini e nella coerenza dei temi, apre a nuovi possibili scenari di senso.”

01 Monica Bonvicini, Retrospective, 2022, sound piece at Fondazione Antonio Dalle Nogare, Photo: Tiberio Sorvillo

Si tratta del secondo intervento di riattivazione della mostra. La mostra “Ri-Materializzazione del Linguaggio. 1978-2022” si ri-attiva infatti periodicamente: è una mostra viva, una piattaforma relazionale di confronto fra le ricerche di artiste del passato e del presente, per ridefinire le relazioni esistenti tra parole e immagine, opera e documento, corpo e manufatto, autrice_ore e fruitrice_ore. Quale potere hanno le nostre parole? Quale potere hanno se interrogano le architetture che le ospitano e che potere abbiamo noi che le ascoltiamo?

Nell’installazione sonora “Retrospective” c’è un passaggio dalle opere alla parola racchiusa nei loro titoli, dalla parola allo spazio in cui riecheggiano, dallo spazio ai corpi di chi ascolta. Così il tempo in cui è stata creata l’opera, il cui titolo viene letto ad alta voce, si intreccia con il tempo presente dell’ascolto e il nostro spazio e quello delle opere sono messi in crisi, scomposti e ricreati dalla voce che ci guida in territori a tratti surreali a tratti portatori di nuovo senso.

Ne ho parlato brevemente con l’artista prima del suo talk con la curatrice Cristiana Perrella e il curatore Andrea Viliani, parte del programma pubblico Fondazione Live.

02 Monica Bonvicini, Retrospective & Conversation_Fondazione Antonio Dalle Nogare_Photo: Tiberio Sorvillo

Qual è il ruolo della parola nel tuo lavoro e in particolare nell’opera Retrospective?

Nel caso di “Retrospective”, esposto qui nel cortile della Fondazione Antonio Dalle Nogare, si tratta di una voce che legge quasi 2000 titoli dei miei lavori in ordine alfabetico, iniziando dalle installazioni, ai video fino a tutti i disegni. Questi sono tutti i titoli che ho nel mio archivio. È nata come idea per pensare a una retrospettiva che non sia fisica, ma immateriale. In questo senso è la prima esperienza di questo tipo, non avevo mai fatto un sound piece, composto solo da una voce registrata, però queste parole, cioè i diversi titoli, raccontano non solo più di vent’anni del mio lavoro e della mia pratica ma lasciano spazio anche alle immagini che qualsiasi visitatore e visitatrice può creare nella sua mente. Queste immagini a volte possono essere connesse come in una specie di poesia e altre volte invece si trasformano in un elenco, come nel caso della lettura della serie di “untitled” in cui allora forse il pensiero dell’ascoltatore si stacca, lo sguardo vaga e si aggrappa a ciò che c’è intorno, guarda un albero o chissà cos’altro. È libero.

Come si relaziona quest’opera con l’architettura in cui risuona?

Qui alla Fondazione il lavoro è molto diverso da com’è stato pensato per Berlino: è lo spazio stesso a essere molto diverso. A Berlino interagisce con la città, con il rumore delle macchine, del traffico, delle persone che parlano, qui invece c’è una situazione molto più intima, c’è molta più natura, diventa per questo più teatrale, la voce risuona in uno spazio più stretto e personale e ci si sente più vicini alla voce. Quindi si instaura una relazione più fisica e corporea con il lavoro.

04 Monica Bonvicini, Retrospective, 2022, sound piece at Fondazione Antonio Dalle Nogare, Photo: Tiberio Sorvillo

Portando una retrospettiva che non è una retrospettiva così come ce l’aspettiamo stai interrogando lo spazio culturale in cui ti inserisci e anche il potere che questo spazio ha. In questo caso la porti un po’ fuori, è all’interno dello spazio ma si affaccia a ciò che è fuori, annullando il confine tra fuori e dentro. Che ruolo ha questa tua azione? 

Mi divertiva il fatto di portare il mio lavoro fuori. Praticamente ho messo la mia retrospettiva fuori dal museo. A Berlino avrei potuto decidere di fare la mia retrospettiva all’interno delle sale del museo e invece ho deciso di portarla fuori, di farla mescolare con i rumori della città. Mentre a Bolzano è stata installata proprio nel cortile in entrata, dove regna il silenzio, e dove è praticamente impossibile non ascoltarla, se si vuole entrare dentro alla fondazione bisogna passarci in mezzo. 

Foto Monica Bonvicini, Retrospective & Conversation_Fondazione Antonio Dalle Nogare_Photo/ Tiberio Sorvillo

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