Culture + Arts

January 20, 2023

Le corrispondenze di Henry Martin
alla arge/kunst

Maria Quinz

La critica d’arte come esperienza da vivere intensamente, con sguardo attento ed estrema sensibilità. Lo studio delle opere d’arte e la ricerca artistica come occasione privilegiata per addentrarsi nei misteri e nella profondità della vita. Il dialogo con gli artisti e i talenti del suo tempo come dimensione viva di incontro e scambio, foriero di una reciproca crescita personale e di legami duraturi, non soltanto professionali ma anche di intensa amicizia.

Sto parlando dell’esperienza professionale di Henry Martin (1942-2022), autore, critico d’arte, traduttore e curatore afro-americano originario di Philadelphia, che dal 1971 ha vissuto in un maso ad Aica di Fiè, tra le nostre Dolomiti, assieme alla moglie, l’artista Berty Skuber. Nonostante l’apparente isolamento del suo “buen retiro” altoatesino, circondato dalla quiete montana, Henry Martin per oltre cinquant’anni ha tessuto scambi vivaci e proficui con artisti di tutto il mondo – statunitensi, italiani, europei – tra cui i principali rappresentanti di correnti e movimenti artistici come Fluxus, Mail Art, Arte Povera e Concettuale.Schermata 2023-01-20 alle 16.48.58

A lui, a questa personalità del mondo dell’arte estremamente affascinante e cosmopolita, la Galleria Arge Kunst di Bolzano, con la curatela di Emanuele Guidi, ha voluto dedicare una mostra dal titolo “Correspondences: About Henry Martin”. L’esposizione, che sarà visitabile fino al 4 febbraio 2023, è stata voluta e progettata, in parte, dallo stesso Henry Martin, prima che ci lasciasse nel 2022. In seguito, la moglie di Henry Martin, Berty Skuber e il figlio John-Daniel hanno collaborato alla realizzazione del progetto con Emanuele Guidi. Il designer Martino Gamper ha curato gli allestimenti che fanno da sfondo ai materiali in esposizione, esaltandoli con semplicità ed eleganza e mantenendo intatti gli interventi di Martin stesso. Sono oggetto della mostra una selezione di libri d’artista, opere d’arte, lettere e tracce di vita che testimoniano la ricca corrispondenza e il dialogo di Martin con artisti e personalità dell’arte e della cultura come, tra gli altri, Ray Johnson, Gianfranco Barruchello, Geoffrey Hendricks, George Brecht, Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto, Arturo Schwarz, Lea Vergine, Anna Maria Ortense. 

Ar/ge KunstLa parabola esistenziale che ha condotto Henry Martin in Italia, fino all’Alto Adige, affonda lontano, nella sua passione per le lingue, lo studio dell’italiano e della letteratura, prima nel Maine e poi a New York (si è laureato in letteratura inglese al Bowdoin College e alla New York University) e nel suo arrivo in Italia nel ‘65, a Milano, dove ha insegnato per tre anni letteratura medioevale alla Bocconi. Tra le sue tante attività, Martin traduce la letteratura italiana contemporanea e collabora come critico a numerose riviste d’arte internazionali, tra cui Art News, per la quale scrive regolarmente come corrispondente dall’Italia. Dopo il 68’ vive qualche anno a Roma prima di trasferirsi in Alto Adige; a quegli anni risale l’amicizia con Gianfranco Barruchello (che, a sua volta, ci ha lasciato, proprio in questi giorni) e l’inizio di una collaborazione con lui nella scrittura di testi critici, tra cui i volumi How To ImagineA narrative on Art, Agriculture and Creativity  (1984) e Why Duchamp. An essay oh aesthetic impact (1985).©Henry Martin with Gianfranco Baruchello photo by Berty Skuber

In una brillante intervista comparsa su Vogue nel 1988, curata da Lea Vergine – che si può visionare in un espositore della mostra e che consiglio di leggere integralmente – Henry Martin riassume con chiarezza la sua passione per l’intero campo della creatività poetica e visiva e la sua posizione rispetto alla critica d’arte come esperienza di vita intensa, da portare avanti nel modo più onesto possibile: “il critico non deve essere solo fornitore di teorie autonome, occorre una sensibilità che dica quando quello che scrivi è pertinente all’opera.” Non mancano alcuni accenni – nello stesso articolo – alla sua scelta di ritirarsi in un luogo apparentemente lontano da tutto come Aica di Fiè: “Pensai che mi sarebbe andato bene lavorare e sciare. Ci sono rimasto. Fuori dalla metropoli il mio pensiero ha la possibilità e il tempo di formarsi”. Attitudine e scelta di vita che lo hanno condotto ad essere ascoltatore attivo e interlocutore ideale di numerosi artisti che, in dialogo con lui, hanno fatto la storia dell’arte contemporanea.

Credits: foto (1,2,3) Luca Guadagnini, (4) Henry Martin e Gianfranco Baruchello fotografati da Berty Skuber 

 

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