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December 16, 2022

Siamo corpi, siamo linee, siamo intrecci: nell’atelier di Annalisa Filippi

Francesca Fattinger

Ma che cosa succede quando le persone o le cose si aggrappano l’una all’altra? Le loro linee si intrecciano  e si devono legare fra loro in modo tale che la tensione che punterebbe a separarle le unisca in realtà più saldamente. Nulla può resistere, a meno che non produca una linea, e a meno che quella linea non si intrecci con altre.
Tim Ingold, Siamo linee

Entrare nell’atelier di un artista è sempre un’esperienza intima e commovente, qualunque sia la sua tecnica, la sua poetica, la sua estetica, qualunque sia il suo modo di stare nell’arte e nella vita, ma lo è di più se si tratta di artiste e artisti di cui percepisci il legame strettissimo con le opere che creano. Quando percepisci che le opere disseminate per l’atelier non sono altro che prolungamenti del suo essere, del suo pensare, del suo agire la vita. Con l’artista trentina Annalisa Filippi è stato così, incontrarla nel suo atelier è stato come entrare profondamente in relazione con lei; in ogni sua pennellata, linea, campitura di colore l’ho incontrata, uguale e nuova ad ogni sguardo, in mutamento e movimento assieme a me che la guardavo. 

Annalisa Filippi_Le infinite direzioni del mio andare_110x200cm_foto di Paolo Sandri

È appena terminata la sua mostra personale a Trieste, alla Tivanella Art Consulting, a cura di Enea Chersicola, “Le direzioni del mio stare”, un’occasione importante per ripensare il tema del corpo che la accompagna da anni e intrecciarlo con quello delle direzioni: le sue direzioni, del suo corpo e del suo pensiero, del suo interno e del suo intorno, ma anche le direzioni che il colore prende autonomamente, libero di muoversi sulla tela, come materia viva che respira, si muove e a un certo punto si ferma. Si ferma e segna un confine, trasformandosi e fondendosi con altri confini, dà alla luce una nuova geografia, così come accade alle nostre traiettorie di vita che, anche quando crediamo di essere ferme, continuano a muoversi e sfociano in altro e altro ancora e si plasmano incontrandosi e scontrandosi con quelle degli altri e le altre. Annalisa mi racconta che, nel dipingere i suoi ultimi lavori, si è immaginata osservatrice dall’alto, a volo d’uccello sul mondo: e così in questo viaggio, tanto onirico quanto corporeo e reale, ha osservato non solo il paesaggio sotto di lei ma anche noi esseri umani che il paesaggio lo trasformiamo e alteriamo anche solo con la nostra presenza.  

Annalisa Filippi_ritratto 2_foto di David Fontanari

La macchia colorata che si fa segno e che da segno diventa traccia materica nei suoi quadri si anima in un percorso che invade lo sguardo. Bisogna fermarsi, davanti ai suoi quadri occorre sostare, lasciare che il percorso impresso dalla danza sensibile e sensuale tra artista e colore ricominci a vibrare, versandosi negli occhi e nel corpo di chi li osserva. È bello immaginare l’artista che gira attorno alle sue tele stese per terra nel processo di creazione: così la danza, quasi un ballo rituale attorno a una sorgente di sapere vivo e sensibile, viene catturata nel colore e nel segno, che non sono altro che specchi del gesto e del movimento che le ha originate. Davanti alla pittura di Annalisa Filippi ci si sente testimoni di una continua rinascita, di un silenzio solo apparente, come quello densissimo tra due parole in una poesia, ricco di tracce e di suoni ancestrali, un silenzio che rimette al mondo il mondo ogni volta da capo. 

Annalisa Filippi_Ali per rimanere_foto di Paolo Sandri

Le sue opere parlano la lingua della vita, per questo motivo non possono starsene a lungo inchiodate alla parete, ma devono saltare fuori, uscire dalla bidimensionalità e farsi loro stesse corpo. Per questo negli ultimi anni le “direzioni” della sua pittura si sono ulteriormente trasformate, in metamorfosi danzate in cui il colore è il massimo protagonista, colore che si fa trama che trattiene ricordi, frammenti di vita, emozioni, e a cui viene data carne e movimento attraverso le linee danzate dall’artista stessa e dalla danzatrice Natascia Belsito. Così i percorsi evocati dalle tele si alzano e prendono spazio, ritmo, corpo diventando mappe organiche di linee percorse, luoghi abitati, storie vissute. 

Annalisa Filippi_Viversi_foto di Paolo Sandri

Inoltre l’artista che, da sempre ama sperimentare e giocare con i materiali, ultimamente ha cominciato ad applicare inserti di carta nelle sue opere che, se da una parte lasciano la loro impronta sulla tela, dall’altra si trasformano in “cortecce” che vivono libere nello spazio. Potete trovarne alcune alla mostra collettiva “PROFILI” al SAC, Spazio Arte Contemporanea di Milano, fino al 26 febbraio 2023. Una bella occasione per osservare da vicino le sue opere ed entrare in relazione con le loro direzioni e le vostre!

Foto dell’artista di David Fontanari e foto delle opere di Paolo Sandri

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