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October 21, 2022

Le “Forme ibride” di Ismaele Nones
in mostra a Laives

Francesca Fattinger

È venuto anche il nostro vate, Édouard Gilssant, che ci ha parlato del desiderio della forma perfetta. Soltanto passando attraverso l’inestricabile, ha detto, possiamo salvare l’immaginazione. In quell’attraversamento si sarebbe manifestato ciò che chiamava il tremblement, un tremore che è fondamentale per il nostro passaggio.
Hans Ulrich Obrist

In questi giorni sto rileggendo “Fare una mostra” di Hans Ulrich Obrist e incappo in questo paragrafo che mi sembra parlare con chiarezza della mia sensazione davanti ai quadri di Ismaele Nones, giovane artista trentino ora in mostra a Laives. Ne parla così bene il curatore, Gabriele Salvaterra, invitato dall’Associazione culturale lasecondaluna per inaugurare con questa mostra la stagione espositiva autunnale, quando scrive che davanti ai suoi quadri sente uno spostamento di baricentro, si sente preda di una diversione, di un depistaggio del reale, di un détournement, come erano soliti fare i situazionisti al fine di destabilizzare gli osservatori, integrando elementi che sembravano essere in contrasto o cambiando le relazioni tra loro. 

Senza titolo, 2022, Ismaele Nones

La scorsa settimana mi sono trovata per la prima volta dal vivo davanti ai quadri e ai disegni di Ismaele Nones; sono entrata nelle Sala Espositiva in via Pietralba 29 a Laives e mi sono data il tempo di guardare, di entrare in relazione con quelle superfici dipinte, con le pennellate, le campiture, le linee, gli sguardi, i corpi. Mi sono resa conto che il “nitido trattamento iconico bizantino”, che appiattisce, semplifica, raccoglie così tanto sulla superficie, non è che uno strato, mi sembra davvero essere un mantello che abbraccia e nasconde una narrazione che al di sotto ribolle e che scaltra si fa strada tra le pennellate così ordinate, così precise, così immobili e in un attimo, in una parentesi apparentemente minima, esplode e muove tutto.  

ismaele nones, inaugurazione laives, 1

La trovo sbucare nello sguardo imbarazzato di un personaggio a bordo piscina che sembra volerci chiedere aiuto, lui l”’inadeguato” è l’unico ad avere un’ombra, a essere carne in un mondo altro da lui, che lo respinge e che lo vuole al contempo; ed eccola affiorare nella posa rannicchiata di una donna nuda su una poltrona di design che ci guarda da dietro la spalla, ferma ma che pare pronta al salto; e ancora nella linea che divide due amanti in un bacio congelato, immobile, in posa; nelle linee perfettamente simmetriche di una piscina che sembrano sciogliersi e farsi gommose davanti a me; in quelle di una terrazza al sole che si affaccia su un cielo giallo in procinto di divorare tutto; oppure ancora ecco che la dinamicità, la storia che ribolle selvaggia al di sotto del segno e del colore, emerge nella lotta tra due uccelli nello sfondo o nella scia di un aereo nel cielo nero della notte. Ed è questo per me il “tremore” di cui parla Glissant ripreso da Obrist: è in quei punti che il quadro così nitidamente costruito e dipinto trema e nel tremore mi fa entrare, mi accoglie in quella soglia ibrida che l’icona da sempre incarna.

Volevo fare il bagno ma c'era un pavone, 2020, Ismaele Nones

(…) il vero senso dell’icona non è affatto nella “purezza” e l’immagine ha un valore simbolico, al di là dei contenuti rappresentati, quando mantiene il suo carattere “ibrido”, quando cioè il rapporto in essa tra visibile e invisibile, spirituale e materiale, è ancora ambiguo e allusivo.

Queste sono alcune delle parole di Elio Franzini, citate dal curatore, a spiegazione del titolo “Forme ibride” scelto per l’esposizione, espressione che potrebbe facilmente rimandare a una mostra di arte astratta, non figurativa o concettuale, e qui invece, in cui la figurazione è la grande protagonista, diviene sinonimo della “ricerca del senso complesso dell’immagine”, una ricerca che si fa pittura e che sta lì appollaiata sul filo che divide, e al contempo non può che unire, ciò che il curatore definisce “l’immanenza dell’immagine” da una parte e “la trascendenza della sacra raffigurazione” dall’altra.

ismaele nones, inaugurazione laives, 3

Altri artisti e artiste contemporanee, più inclini alla provocazione e all’ironia, si sono rifatti a questo tipo di pittura schematica e codificata, talvolta ritornando proprio alla figurazione bizantina, ma se l’intento è sempre quello di destrutturare questo tipo di rappresentazioni per farle proprie, in Ismaele Nones c’è qualcosa di più, di più intimo, personale, familiare: un ritorno a casa, un forte desiderio di ripartire dalle basi, per ritrovarsi e da lì darsi nuova forma. Dopo gli anni formativi dell’Accademia di Belle Arti di Venezia con una serie di sperimentazioni scultoree più analitiche e concettuali eccolo ripartire dalla bottega di famiglia, lavorando come assistente del padre, Fabio Nones, famoso decoratore e iconografo che ha lavorato in moltissime chiese e luoghi sacri in Italia e all’estero. Creatore di immagini anonime che incarnano i modelli del passato e che continuano nei secoli a funzionare come preghiere universali, fatte di colore e linee; veicolo tra la quotidianità dell’uomo che le guarda e il divino che in esse è rappresentato.

ismaele nones, inaugurazione laives, 2

Così Ismaele riparte da ciò che ha vissuto e assorbito, e che vive e assorbe tuttora, lo prende, lo elabora, lo fa suo e lo usa come strumento di rappresentazione di episodi personali, della sua vita, delle sue sensazioni, del piacere stesso di creare composizioni e narrazioni. E pur dichiarando la salda decisione di un distacco da tematiche di più stringente attualità, il curatore sottolinea come ”utilizzando lo stile delle icone, l’autore affronti una serie di questioni che raccontano insicurezze, imbarazzi ed emarginazioni che hanno molto a che fare con la condizione sempre più fluida, espansa e senza centro dell’idea di corpo oggi.” 

ismaele nones, inaugurazione laives, 4

Con “Forme Ibride” riprende la stagione di mostre del lasecondaluna: dopo le due esposizioni fotografiche “Uno, nessuno, centomila” di Claudia Corrent ed “ENRICO PEDROTTI. PRESENZE.”, seguite da “Forze d’attrazione. Opere dall’Istituto per la Grafica d’Arte Merano”. La mostra è visitabile gratuitamente nella Sala Espositiva in via Pietralba 29 a Laives fino a sabato 29 ottobre, da martedì a giovedì (16:00 – 19:00) e venerdì e sabato (10:00 – 12:00 e 16:00 – 19:00). 

Foto Ismaele Nones, Emma (dettaglio), 2021, pittura acrilica su tela, 135 x 90 cm, Courtesy Niccoli (1), Ismaele Nones, Senza titolo, 2022, matita su carta, 35,6 x 28 cm Courtesy l’artista (2), foto dell’inaugurazione di Valentina Cavion e Davide Stani (3,5,6,7), Ismaele Nones, Volevo fare il bagno ma c’era un pavone, 2020 pittura acrilica su tela, 150 x 200 cm, Courtesy Niccoli (4)

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