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September 28, 2022

Der Garten dahinter: incontrarsi nei giardini di Bressanone. La mostra di Carmen Müller

Stefania Santoni

Noi oggi tendiamo a dimenticare che l’anima non è solo
dentro di noi, ma anche fuori di noi. E quando siamo in un
giardino, che si tratti di un giardino asiatico o di un giardino
alla francese o di qualunque altro tipo di giardino, si manifesta
qualcosa dell’anima mundi. L’Anima del Mondo si rende visibile e
anzi, si mette in mostra
.

James Hillman

 

Carmen Müller ha scelto di dedicare la mostra DER GARTEN DAHINTER. Incontrarsi nei giardini di Bressanone curata da Elisa Barison presso la Galleria Civica di Bressanone a una citazione di Rainer Maria Rilke: “Ci sono momenti in cui una rosa è più importante di un pezzo di pane.” Questo verso poetico è sentito tanto dall’artista quanto dagli appassionati custodi dei vari giardini e orti, che ormai l’artista ha reso complici nella sua pratica di ricerca (artistica) sul campo. 

Per prepararsi alla mostra Carmen Müller ha visitato regolarmente, per più di un anno, vari orti brissinesi e chi li coltiva. Tra il Giardino dei Signori, pubblicamente accessibile, agli orti comunali in concessione lungo la ferrovia, passando per i Giardini segreti degli ordini religiosi, ha creato un mix ricco e diverso, che esiste in maniera simile, probabilmente, solo nella natura.

Ma lasciamo che sia Carmen Müller a raccontarci meglio nascita e sviluppo di questo suggestivo allestimento che omaggia i giardini e gli orti brissinesi. 

2_Foto_J++rgen Eheim

Carmen, come nasce il tuo interesse per i giardini?

Nei vari luoghi in cui ho vissuto finora, c’era sempre un giardino che curavo. Negli ultimi decenni ho intensificato le mie osservazioni botanico-artistiche delle varie piante negli orti. Mi interessa documentare ed esprimere il processo di crescita, i colori e le strutture delle singole piante sotto forma di testi, disegni e dipinti. Le piante che troviamo lungo la strada, fino alle piante esotiche, sono per me la fonte di ispirazione per eccellenza. Catturare l’effimero è la mia passione.

In che modo hai concepito la tua ricerca/studio per il giardino? 

Da quando ho fatto la prima mostra di ricerca/studio di giardini a Museion nel 2009, sono stata invitata in vari luoghi come artist in residence, per svolgere ricerche in orti privati-pubblici e comunitari in loco. Trascorro ore a piedi come ricercatrice di giardini e orti. Nel farlo, è importante che io prenda contatto con i rispettivi custodi dei giardini, perché ogni giardino ha una sua storia che voglio conoscere. Prendo appunti delle conversazioni, faccio fotografie, porto con me delle piante, che interpreto poi artisticamente nel mio atelier.                                                                                                                       

Come metti in dialogo e in relazione i vari giardini presenti nella mostra?

Ogni giardino – sia privato o pubblico, sia un giardino d’albergo o un giardino di un convento – è rappresentato in alcune fotografie. Inoltre, alcune piante tipiche del luogo vengono esposte in forma di pitture o disegni. Ai rispettivi giardinieri è stato chiesto di scrivere di propria calligrafia alcuni pensieri personali sui loro orti. A questo si aggiungono alcuni oggetti trovati sul luogo. I singoli ritratti di giardini/orti sono presentati in mostra sotto forma di installazione. 3_Foto_J++rgen Eheim

Gli oggetti esposti sono da te definiti “tesori”. Ce ne è qualcuno, fra questi, a cui sei più legata?

Mi piace arricchire queste mostre con oggetti che posso trovare solo nel in quel luogo. In questo caso, ad esempio, è stato la scuola paritaria Vinzentinum, che mi ha gentilmente prestato delle illustrazioni didattiche botaniche – che conosco dai tempi della scuola elementare. Inoltre, ci sono dei modelli in gesso di mele e pere del XVIII secolo – dipinti in modo realistico – con targhette dal suono poetico come “Carmeliter Reinette” o “Forellenbirne”.

In mezzo alla grande sala della galleria si trova un tavolo con sopra un vassoio con sacchetti di semi piegati ed etichettati a mano. È la scrittura di un 96enne albanese che ha “fatto radici” in un giardino a Bressanone. C’è poi un delicato nido di cinciallegra, trovato in una nicchia nel muro del giardino dell’Hotel Elephant. Sono oggetti che hanno un’aura unica e che arricchiscono la mostra.

Quando ci prendiamo cura di un giardino, è come se ci prendessimo cura di noi stesse.  Il tempo e la cura sono due temi cardine della tua mostra, o sbaglio?

Ogni giardino riflette la personalità del giardiniere/custode. Ci sono quei giardini ecologici con piante rispettose alla fauna selvatica ma anche siepi sterili sempreverdi…

La ricerca, le osservazioni, le conversazioni e poi la realizzazione artistica dell‘esperienza richiedono molto tempo. Tuttavia, mi riempie di soddisfazione conoscere lo spirito di un luogo esplorando i giardini e incontrando le rispettive persone che li curano, attraverso questo approccio.1_Foto_J++rgen Eheim

Vorrei fare una domanda anche a te, Elisa, che hai curato l’esposizione. Com’è stato pensare e predisporre la curatela di una mostra dedicata al giardino? E in che modo questo spazio verde botanico ha a che vedere con l’idea di crescita e fioritura personale suggerita dall’universo vegetale?

Sono molto, molto felice di aver potuto collaborare con Carmen Müller per questo progetto, che possiede un posto speciale nel mio cuore. Negli ultimi anni ho cercato di plasmare la mia vita in modo da avere più tempo possibile per il mio giardino e per passare del tempo con le piante. La passione con la quale Carmen insegue ogni piccolo dettaglio di un giardino e il modo nel quale si esalta per un oggetto o un libro da giardino di tempi passati, li ritrovo anche in me. Condividiamo l’amore per un certo mondo (quello delle piante) e per una certa estetica e credo che assieme, nell’ambito di questa mostra siamo cresciute e siamo anche riuscite a fiorire, almeno avevo quella sensazione durante l’inaugurazione. Inoltre, sembra che il progetto stia anche facendo delle radici a Bressanone e al di fuori. Tante sono le persone che hanno scoperto il lavoro dell’artista e dimostrano un interesse, che va oltre la mostra in galleria. Altre si fermano per condividere le storie dei loro giardini o ci raccontano di ricordi, vissuti proprio in alcuni di quei giardini segreti, che Carmen ha portato in galleria grazie ai suoi lavori ed alle testimonianze. Poi ci sono delle piantine dal giardino dell’artista in galleria che stanno crescendo benissimo e hanno appena fatto dei fiori. Non credo sia un solo fatto di luce e acqua…

 

Crediti fotografici: (1) Leonhard Angerer, (2, 3, 4) Jürgen Eheim

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