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September 16, 2022

“Vedere al buio” di Driant Zeneli: narrazione, realtà virtuale e psicanalisi

Francesca Fattinger

Lo Struzzo e la Farfalla si trovarono, insieme, a un bivio. Si guardarono negli occhi e, senza conoscersi, iniziarono a comunicare con i gesti. 
Driant Zeneli  

Come è possibile vedere al buio? Non è una strada verso lo smarrimento di sé, la perdita di orientamento, l’estraniamento? O forse al contrario è un’occasione di svelamento e di realizzazione? Solo nel buio si può vedere davvero, si può imparare a notare quello che la troppa luce nasconde; immersi nei dettagli ci perdiamo quello che solo nel buio si può imparare a riconoscere, ciò che con calma si svela è solo nell’oscurità che può emergere. È un buio che ci avvolge, che ci terrorizza, che sembra volerci catturare, afferrare, disarmare, ma se si impara a farlo parlare, dargli voce e corpo, se ci si allena a leggerlo, quel nero ci insegnerà a prenderci cura dei nostri inciampi e a riscoprirli necessari per il nostro avverarci. 

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Caduta, fallimento, metamorfosi, desiderio sono alcune parole chiave che ci aiutano a comprendere la mostra che appunto si intitola “Vedere al buio” di Driant Zeneli, artista albanese che vive a Tirana. L’esposizione è stata realizzata come conclusione della ricerca svolta in occasione della Waiting Room Residency, residenza che ha come suo obiettivo principale l’approfondimento delle relazioni esistenti tra arte contemporanea e psicoanalisi, curata da Giusi Campisi e Sara d’Alessandro e realizzata in collaborazione con il Centro di Clinica Psicoanalitica Jonas di Trento

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Questa mostra l’ho rincorsa per tutta l’estate, incuriosita dai temi trattati e dalla modalità scelta per la narrazione: si perché “Vedere al buio” è un progetto costruito proprio attorno alla pratica del racconto, in termini di ascolto, costruzione di storie e trasformazione di queste stesse in nuove narrazioni. Per Driant Zeneli non è un processo nuovo, anzi in questa mostra riprende la sua pratica di creazione di animali-robot quali personaggi delle sue storie, come nel caso della trilogia “The Animals, Once upon a time… in a present time”: esseri robotici che appaiono a un primo sguardo freddi ed estremamente diversi dall’uomo, tra le mani dell’artista diventano invece personaggi poetici e umanizzati, specchi delle nostre paure come delle nostre aspirazioni. Così accade nel “Lo Struzzo e la Farfalla”, la prima delle quattro “Favole per adulti” create dall’artista in dialogo con le psicoanaliste del Centro Jonas. Ribaltando il consueto processo dell’ascolto in terapia e trasformando le psicoanaliste in “narratrici” e l’artista in uditore e osservatore ne sono nate quattro narrazioni che ruotano attorno al tema della metamorfosi. Storie che diventano metafore accessibili ed esperibili del percorso di terapia, dove immaginazione, virtualità e realtà si intrecciano indissolubilmente. Per la prima volta l’artista, da sempre interessato alla trasformazione dell’immagine in movimento, ha potuto sperimentare la realtà virtuale e trasformare la prima delle storie raccolte in un’esperienza da vivere e fruire su visore, grazie al sostegno di Connected Reality di Bolzano.  

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Lo struzzo si avvicinò allo specchio d’acqua ma, quando vide se stesso riflesso, si spaventò. “Le ali non mi sono mai servite”, pensò, “non posso volare. Il mio corpo è troppo pesante”.  

Si salgono le scale e già all’entrata accanto alla porta appare un piccolo mostriciattolo, un invito curioso a entrare in un mondo in cui realtà e immaginazione non possono che alimentarsi a vicenda.  Aperta la porta una luce blu ci avvolge e corrono ancora sulle pareti le tracce del workshop collettivo per bambini “Come trasformarsi in Insectobot” tenuto al MUSE dall’artista a febbraio di quest’anno. Lo sguardo corre alla continua ricerca di segni e storie: una specie di caccia al tesoro visiva di creature tra il regno animale e il mondo magico, tra l’immaginario e il fantastico.

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Questa cornice visiva e divertente introduce l’esperienza vera e propria di mostra: indossato il visore si è guidati dalla voce di Diego Sala che passo a passo introduce ognuno dei 7 atti in cui è divisa la favola. I due personaggi, lo struzzo e la farfalla, vivono un’esperienza che li trasformerà e che darà vita a un forte legame tra loro. È molto semplice immedesimarsi in uno dei due e farsi guidare dalla voce narrante per scoprire la metamorfosi dello struzzo che con le sue ali, non così inutili come credeva, riuscirà grazie alla fiducia della farfalla a volare via dalla foresta in fiamme in cui si trovavano intrappolati. Fuoco, acqua, natura sono elementi simbolici e narrativi ma anche elementi che colorano di realtà la virtualità. Non una vera morale chiude questa favola, ma per come l’ho vissuta io, una serie di domande aperte su quelli che percepiamo come i nostri limiti, sull’importanza dell’appoggio di qualcuno accanto a noi e sul coraggio di lasciare andare e di perdere qualcosa, per ritrovare qualcos’altro che si credeva di aver smarrito per sempre o forse nemmeno mai avuto.

waiting room residency_driantzeneli_Foto di gruppo

Lo struzzo, incredulo e disperato, volò via, lasciando la farfalla sola nella grotta. Poi, guardò intorno a sé la foresta bruciare. 

Waiting Room Residency 2022 è un progetto di Tiring House e Jonas Trento, in collaborazione con MUSE – Museo delle Scienze e Nuovo Cineforum Rovereto e realizzata grazie al contributo della Fondazione Caritro. L’opera “Lo Struzzo e la Farfalla”è stata prodotta, come indicato sopra, grazie al sostegno di Connected Reality Bolzano. Hanno inoltre contribuito al programma pubblico il MART – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e il Liceo Artistico Vittoria di Trento. 

waiting room residency_driantzeneli_Ingresso

“Vedere al buio”resterà aperta fino al 15 ottobre 2022 ed è visitabile su appuntamento, contattando le due curatrici o il centro Jonas. Andate a curiosare questa realtà e immergetevi nella favola del “Lo Struzzo e la Farfalla”, chissà se vi parlerà di voi e della vostra vita, come è accaduto a me, vale la pena provare! Forse è proprio grazie all’arte che possiamo allenarci a “vedere al buio” e proprio in quel buio provare a ritrovarci.

Foto: Lo Struzzo, personaggio del video di Driant Zeneli (1), Lorenzo Danieli (2,3,4,5,6); le citazioni nel testo provengono dalla favola “Lo Struzzo e la Farfalla” di Driant Zeneli

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