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August 12, 2022

La vita dolce di Alex Katz al Mart di Rovereto

Francesca Fattinger

Chiara e dolce è l’anima mia, e chiaro e dolce è tutto ciò che non è l’anima mia.
Walt Whitman

È una mattina molto calda quando vado a visitare o forse incontrare o forse immergermi nel La dolce vita di Alex Katz al Mart di Rovereto. La città è quasi deserta, come il museo. Entro giusta giusta all’orario di apertura, sembra che le pareti trasudino ancora della notte sognante passata e le opere sbadiglino un po’ al mio passaggio. Ho il corpo ancora intorpidito quando, nel fare le scale che mi portano all’ultimo piano, mi sembra di affrontare una nuotata di prima mattina nell’acqua cristallina e gelata al contempo, al cui termine avrei trovato un mondo luminoso e colorato, il “suo” mondo luminoso e colorato. E poi la prima grande tela accoglie il mio sguardo, non appena raggiungo il piano della mostra, e già l’attesa delle grandi tele di uno dei più grandi maestri della pittura contemporanea viene ripagata. È come piombare in un paesaggio alle ultime ore del giorno e mescolarsi alla notte tra le sue pennellate nere ampie e veloci, mentre un giallo-arancione, che penetra tra alberi e fogliami, abbraccia e tinge tutto ciò che non è già stato inghiottito dalla notte. 

10 Alex Katz, After hours, 1993, Collezione Mastrotto

Scopro che Alex Katz, conosciuto principalmente per i suoi dipinti di paesaggi e ritratti, ha in realtà dato vita a molte collaborazioni, con poeti e scrittori, disegnando libri e copertine, e con coreografi e danzatori. È questo ultimo aspetto che mi stupisce in particolare: il suo lavoro come scenografo e costumista, per 50 anni al fianco della Paul Taylor Dance Company. A passeggiare nella sua mostra sembra di essere in una luminosissima quinta di un teatro o forse in un set cinematografico? E in effetti verrebbe voglia di ballare in mezzo a quelle tele così grandi da sembrare scenografie di storie di bellezza quotidiana lasciata sospesa, bloccata in un istante preciso di armonia ed eleganza, che ti guarda dritta in faccia e ti chiede: “che storie ci leggi tu?”. 

Song

Basta fare davvero pochi passi all’interno della prima sala che mi sento invasa da una luce e da un respiro che colgo quando leggo le poesie di Walt Whitman, una sorta di luminosità e di libertà che i versi svincolati da una qualsiasi struttura imposta, pieni di amore per la natura e per la vita, sensuali e saggi, in cui corpo e spirito si uniscono, mi sembrano contenere così bene. Forse un parallelismo forzato, ma non appena tornata a casa ho aperto le sue Foglie d’erba ed ecco che mi sono apparsi i versi in apertura e in chiusura dell’articolo; a sfogliarlo mi sembrava di ritrovare Alex Katz in molte sue parole e riflessioni: sul tempo, sulla luce, sulla vita, sull’arte.

Yvone

Per me il tempo presente è l’unica eternità.
E se entri nel presente quello è l’eternità.
Quello è il concetto del tempo.

Così racconta Alex Katz quando gli viene chiesto di raccontare di sé e della sua arte. A lui interessa immortalare quell’eternità che solo il presente racchiude, un presente che lui rappresenta nelle sue grandi tele e che non sono altro che attimi da lui vissuti direttamente e, la maggior parte delle volte, soggetti umani e paesaggistici a lui molto intimi, la sua casa, la sua New York e il suo amato Maine, Ada, la sua bellissima moglie, protagonista di oltre 200 opere, i suoi amici o parenti. Raffigura solo ciò che conosce e crede che “la pittura debba scaturire dal luogo in cui si vive”. Una pittura autentica, reale, tinta di quel “realismo obliquo” inventato per lui da Achille Bonito Oliva e citato da Denis Isaia, curatore della mostra, nel suo testo in catalogo.

02 Alex Katz. La vita dolce, Ph Mart

Sempre il curatore cita Merlin James, pittore sofisticato e critico d’arte inglese, grande sostenitore di Katz: “Alex Katz” scrive “non dipinge come se non ci fossero problemi. Dipinge nonostante i problemi. A causa dei problemi.”  Queste parole appena lette mi hanno scosso. Quell’apparente disimpegno intellettuale e quell’avversione per ogni tipo di intellettualismo, quella leggerezza che emerge con tanta forza da ogni sua opera, per le dimensioni, per le pennellate grandi e veloci, per i colori spesso accessi, per i soggetti, per le inquadrature quasi cinematografiche, nel guardarle sembrano voler dire di più di quello che rappresentano o forse sembrano proprio dire, quasi cantare direi, in un swing alla New Orleans, che la vita può essere dolce. Se la si gusta nelle piccole cose la vita nasconde un grande segreto a ogni morso: è calda, è viva, è vera. Non si può negare, scrive Denis Isaia, che Alex Katz sia “il pittore della società radical chic e colta di New York, la città più snob e più europea dei ruspanti Stati Uniti (…), ma come conseguenza di una scelta morale e poetica.” Come detto precedentemente, prima delle sue amiche e dei suoi amici della scena mondana è a sua moglie, ai suoi luoghi del cuore, che il pittore rivolge la sua meraviglia e la sua attenzione.

03 Alex Katz. La vita dolce, Ph Mart

Quindi quello che ho trovato è che il soggetto che mi interessa è la luce esterna. Questa è la cosa che mi ha portato dentro me stesso e che mi sono tenuto stretto.

E in effetti la luce, assieme a quel tempo lento, sospeso, leggero, disteso, è uno dei regali che più mi ha fatto questa mostra. È una luce che pervade l’allestimento e che si ritrova come declinata in una diversa coniugazione in ogni opera, fin dai bozzetti che Alex Katz fa en plein air, alla moda degli impressionisti, su tele piccole e pennellate veloci per riuscire a catturare le “sensazioni ad alta velocità” che la luce che cambia e scivola sul lago, sulle betulle, sulle case, gli regala. Una luce che mi è apparsa come un’epifania nelle trame di luce e ombre ricamate su una facciata di una casa in mattoni; strano come un soggetto così anonimo possa in realtà nascondere delle verità così profonde e quasi commuoverti nella sua semplicità. 

Alex Katz. Grey Bow, 1989. Oil on linen, 40 x 130 inches.

“Alex Katz. La dolce vita” presenta per la prima volta in un unico percorso un’ampia selezione delle opere esposte in Italia a partire dagli anni Novanta: 40 grandi tele, un “percorso a colori”, in cui la fanno da padroni i due grandi generi esplorati dall’artista, i ritratti e i paesaggi, ma in cui hanno spazio anche uno dei rarissimi nudi, alcuni disegni e due video, tra cui l’estratto di un film realizzato dal regista Ranuccio Sodi per la televisione e mai andato in onda. Il 2022 è l’anno di Alex Katz: oltre alla mostra del Mart, visitabile fino al 18 settembre, numerose sono le grandi monografie dedicate all’artista tra cui quella del Guggenheim di New York e quella della Fondazione Thyssen-Bornemisza di Madrid. Nel 2023 invece tra le istituzioni che ospiteranno il lavoro di Katz compaiono l’Albertina di Vienna e la Poetry Foundation di Chicago. 

10 Alex Katz. La vita dolce, Ph Mart

Alex Katz è stato un’anomalia nel panorama della grande arte americana del secondo dopoguerra, è riuscito a non assomigliare a nessuna delle esperienze artistiche del Novecento e al contempo ad accoglierne alcuni degli aspetti fondamentali e a farli propri: la velocità del gesto pittorico dell’Espressionismo Astratto di Pollock o De Kooning, come le campiture ampie ed estese della pittura astratta di puro colore di Noland e Rothko o ancora le grandi dimensioni delle tele della Pop Art. Non per compiacere critica o pubblico, semmai il contrario: per dare voce a un suo intimo bisogno che agli inizi della sua carriera artistica lo teneva sveglio tutta la notte a disegnare e a disegnare e a circondarsi dei suoi disegni e che infine lo ha condotto negli anni Novanta ai suoi grandi paesaggi che avvolgono chiunque si trovino davanti.

Sole sfacciato, non ho bisogno del tuo calore, torna a coricarti! La tua luce è solo in superficie, io forzo le superfici e anche le profondità.
Walt Whitman

Foto courtesy del Mart di Rovereto: Alex Katz. La vita dolce, foto allestimento, Ph Mart (1,5,6,8); Alex Katz, After hours, 1993, Collezione Mastrotto (2); Alex Katz, Song, 2003, Collezione privata, Modena, Courtesy Alex Katz Studio (3); Alex Katz, Yvonne, 2015, Collezione privata (4); Alex Katz, Grey Bow, 1989, Collezione privata, Modena, Courtesy Alex Katz Studio (7)

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