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July 12, 2022

Home studio 2: Jasmin Mairhofer

Alessio Posar

Seconda puntata di Home Studio 2: quando parliamo di storyteller e creativi, non possono non venire in mente figure poliedriche che si giostrano tra mille mestieri e ambiti diversi. 
Come Jasmin Mairhofer. Attrice di teatro, cinema e televisione, ha collaborato con molti registi tedeschi e italiani, come Wolfgang Murnberger, Harald Sicheritz, Bernd Fischerauer, Luca Miniero, Paolo Sorrentino e Renzo Carbonera, oltre a scrivere e dirigere i propri lavori.

Una piccola nota sulla foto di questa puntata: non è il vero, autentico, originale Home Studio di Jasmin, ma la sua scrivania temporanea. In questo periodo, infatti, Jasmin è a Merano per recitare nello spettacolo “Jedermann” di Hugo von Hofmannsthal – ora che lo sapete, fateci un pensiero.

Jasmin, come ti prepari quando devi interpretare un personaggio?

È sempre molto diverso. Trovo essenziale conoscere molto bene il mondo in cui il personaggio si muove, il suo ambiente e il periodo storico. A questo si aggiunge il non giudicare il personaggio e per questo aiuta conoscere il suo passato e comprendere le motivazioni dietro il suo comportamento.

Cinema e teatro: quali sono le differenze per un’attrice?

A teatro si hanno prove insieme alla regia e tutta l’ensemble, si recita in ordine cronologico senza uscire dal ruolo e la rappresentazione avviene dal vivo: si percepisce il pubblico e questo la rende sempre nuova, sempre diversa. A seconda della messa in scena c’è bisogno anche di sapersi estraniare, interpretare stili, e di molto lavoro fisico. La voce, poi, deve uscire bene, affinché anche l’ultimo spettatore possa capire in modo chiaro.

Il cinema, invece, richieda una recitazione più delicata, la cinepresa mette in luce tutto ciò che non traspare genuinamente dal momento e perciò bisogna sapersi aprire molto. 

Quando reciti, quanto c’è di te nei ruoli che interpreti? E cosa ti rimane dei personaggi, quando il film è finito?

A seconda di cosa rappresenta la scena, mi pongo sempre queste domande: come reagirei io? Chi sono in questa situazione? Quali sensazioni del personaggio conosco anche io, e quando e dove le ho già sperimentate? Allo stesso tempo mi piace la trasformazione, scoprire e sperimentare ciò che è nuovo e diverso da me. Si fa esperienza di tutto ciò che c’è di umano in ognuno di noi, per cui alla fine non c’è nulla di estraneo. È un pensiero conciliante.

Si diventa il materiale stessa da cui il personaggio viene plasmato, gli si presta corpo, voce, pensieri… A volte questo ti rende vulnerabile quando si tratta di critiche o rifiuti. Ma quando qualcosa – un film o uno spettacolo – finisce, non mi riesce difficile riazzerare tutto e ripartire. Quello che rimane, ogni volta, è un po’ di saggezza. 

Qual è il personaggio con cui hai avuto più difficoltà?

Credo sia stato il mio primo ruolo in italiano, perché non è la mia madrelingua. Ma adesso mi piace recitare in italiano, anche se a causa del mio accento non mi sento ancora del tutto a mio agio.

E quello con cui ti sei identificata di più?

“Bepi” dalla pièce Stallerhof. Si tratta di una ragazza con disabilità cognitive, che viene maltrattata ma che alla fine riesce a risollevarsi.

Hai recitato con registi italiani e tedeschi. Secondo te, quali differenze ci sono nel modo in cui raccontiamo le storie?

L’Italia ha una tradizione cinematografica roboante, con un sacco di cuore e magia. La Germania usa invece spesso espedienti drammaturgici tenui ma interessanti. Dipende però tanto dal singolo regista. 

Stai lavorando al tuo progetto di lungometraggio. Quando hai deciso di dedicarti anche alla sceneggiatura? Come mai?

L’idea è nata con un amico attore, il cui lavoro mi ha ispirato molto. Ho quindi cercato una storia che funzionasse per noi, e personaggi di cui potessimo intraprendere insieme il viaggio.

Come ha influito la tua esperienza da attrice nel processo di scrittura?

Diversamente da progetti predefiniti ci si può allontanare dal dover svolgere un compito o concretizzare una visione, ma ci si può concentrare completamente sulla gioia della recitazione: cosa mi interessa davvero? Cosa vorrei in particolare? Questo aiuta la creatività.
Dal mio lavoro come attrice so che spesso ai personaggi vengono messe in bocca cose che magari suonano emozionanti per l’autore, ma che i personaggi in realtà non direbbero. Dialoghi più asciutti lasciano spazio alla recitazione.

Di cosa ha bisogno, secondo te, una buona storia?

Verità universali, onestà e coraggio. 

Immagini te stessa come attrice nel tuo film? Come riesci a conciliare i ruoli di autrice, sceneggiatrice (e a volte anche regista)?

In questo momento mi concentro principalmente sulla fiducia, sulla preparazione e sulla collaborazione. E mi impegno a non aggrapparmi troppo a qualcosa solo per come io credo che debba essere, così che invece possa rimanere flessibile e fluido.

 

Foto Jasmin Mairhofer

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