Culture + Arts > Performing Arts
June 27, 2022
Apap – Feminist Futures a Centrale Fies: tra performance, installazioni e scuola di saperi femministi
Stefania Santoni
Dal 17 al 19 giugno Centrale Fies ha riaccolto nei suoi spazi la rete europea di apap – Feminist Futures. Apap è un network europeo che esiste da circa 20 anni e Centrale Fies ne fa parte da 3 cicli. Questʼultimo ciclo si chiama appunto Feminist Futures: non si tratta di un titolo assertivo né tantomeno appropriativo, ma piuttosto di un titolo che vuole invitare allʼutilizzo di ragionamenti femministi (più precisamente del femminismo intersezionale) sulle dinamiche istituzionali culturali scardinando i rapporti di potere. Basti pensare allʼapproccio utilizzato nel processo dʼindividuazione e selezione del materiale artistico: sono state le stesse artiste invitate a prima istanza a proporre a loro volta altre artiste, scardinando in maniera radicale il consolidato approccio curatoriale delle direzioni artistiche più tradizionali.
Curato da Barbara Boninsegna con Filippo Andreatta il programma di Feminist Futures si è snodato in un’ampia selezione di performance, installazioni, dibattiti e incontri tenuti da artiste e artisti internazionali prodotti e sostenuti dalla rete apap, ma non solo: Chiara Bersani, buren, Silvia Calderoni/Ilenia Caleo, Naomi Velissariou, Muna Mussie, Selma Selman, BABA ELECTRONICA. Vediamo alcune delle tappe del programma.
Muna Mussie ha portato a Fies due lavori: lʼinstallazione Verso lʼimmagine e il lavoro performativo Curva cieca.Durante la sua permanenza residenziale Muna ha dedicato diversi giorni alla ricerca di Verso lʼimmagine, un progetto iniziato con la Fondazione Sandretto Re Baudengo e che a Fies ha trovato una seconda tappa. Si tratta di uno spazio di ricerca aperto e legato allo studio dellʼimmagine: Muna ha scelto di interrogare lʼimmagine attraverso linguaggi differenti e un dialogo tra vedenti e non. Motore della sua ricerca è stato il pensare allʼimmagine come possibilità di creazione di nuovi mondi investigando saperi, sensi e sensibilità differenti. Lʼinstallazione si è costituita grazie a ricami, cioè mediante un linguaggio specifico usato per formalizzare lʼidentità progettuale. Il ricamo segue il sistema del Braille, cioè il sistema di lettura e scrittura tattile per non vedenti e ipovedenti.
Verso lʼimmagine nasce da Curva cieca, una performance realizzata più di un anno fa, in dialogo con ragazzo non vendente - Filmon Yemane - dedicata alla scoperta della lingua materna dellʼartista. Si parte da assunto: nessuno è padrone della propria immagine. Da questa premessa prende avvio una forma di didattica sperimentale dove attraverso la lingua materna di Muna Mussie e di Filmon Yemane (il tigrino, una delle lingue ufficiali eritree) si cerca di definire la propria immagine.
Chiara Bersani ha invece portato a Fies Lʼanimale, produzione che ha avuto una storia tutta sua, molto specifica. Era nata come commissione, come un lavoro di 15 minuti che partiva dalla morte del cigno, il celebre assolo di danza classica de Il Carnevale degli animali. Questo lavoro si è nel tempo evoluto perché sentiva la necessità di rinascere e rimettersi in moto. Tutto è iniziato da una riflessione sulla morte, quella morte che tutti e tutte noi abbiamo respirato in questi anni di pandemia. Per questo nella sua perfomance diviene centrale lʼuso della voce: è legata al fiato, al respiro, allʼaria. Fondamentale in questo caso è stato lʼaccompagnamento di Camilla Guarino e di Giuseppe Comuniello che hanno prodotto delle audiodescrizioni poetiche per il pubblico cieco a partire dallʼosservazione del lavoro. In questo modo le opere sono diventate accessibili ai ciechi e a chi desiderava accedere a un lavoro di danza contemporanea.
Silvia Calderoni e Ilenia Caleo hanno invece messo in scena The present not enough (primo baluginìo): a partire da un documentario in cui gli animali vengono narrati indugiando sulle loro umanizzate e presunte caratteristiche, le due artiste hanno attivato una riflessione sulle soggettività e le individualità di ognuno, sottraendosi al pensiero mainstream e attraversando diversi punti di vista.
Il duo belga buren ha invece esplorato la società attuale: per loro il palcoscenico è un parco giochi critico, una superficie su cui giocare continuamente. In SPARE TIME WORK il duo ha trasformato in musica un certo immaginario politico, concentrandosi sui temi di una nuova relazione tra le forme di lavoro e di svago, verso una rivoluzione social.
La Feminist Futures School è stata condotta da ricercatrici ambientali, sociologhe del lavoro, artiste e artisti tra cui Angela YT Chan, attivista climatica che ha avviato una riflessione sulle risorse naturali e le componenti coloniali; Harun Morrison, che si è cimentato nel workshop Fiction in Gardens, un laboratorio dedicato alla descrizione di giardini in letteratura che fa pare di una database che è stato condiviso con i e le partecipanti del workshop; OHT con Silvia Costa che ha condotto un workshop dedicato a Frankestein esplorando la relazione tra il libro di M. Shelley e lʼimpatto climatico.
Infine, durante questi tre giorni non sono infine mancate le arti visive. Centrale Fies ha ospitato una mostra personale di Selma Selman intitolata Viva la vida dedicata al dialogo tra le dinamiche di identità, il genere, le differenze culturali e i comportamenti sociali.
Foto credits: 1 Centrale Fies, Chiara Bersani, L’animale, ph Roberta Segata; 2 Centrale Fies, Muna Mussie, Curva Cieca, ph Roberta Segata ; 3 Centrale Fies, OHT, Silvia Costa, Frankenstein, ph Alessandro Sala
Comments