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June 21, 2022

Design from the Alps 1920–2020: 100 anni di creatività in Tirolo, Alto Adige e Trentino

Mauro Sperandio
21 giugno 2022. Al volume “Design from the Alps Tirol - Südtirol/Alto Adige - Trentino 1920–2020”, commissionato da Kunst Meran Merano Arte in occasione dell’omonima mostra, è stata attribuita ieri la Menzione d’onore al Compasso d’Oro ADÌ 2022. Congratulandoci con gli autori, ti riproponiamo l’intervista ai curatori pubblicata in occasione della mostra e dell’uscita del libro.

La macroregione Tirolo – Alto Adige e Trentino, pur frammentata dagli eventi storici, ha mantenuto nel corso dei decenni una parziale affinità linguistica ed una più ampia similitudine culturale e di inclinazioni, non fosse altro per il condizionamento che l’ambiente alpino ha esercitato sugli uomini e le donne che in quest’area vivono e sono vissuti. Nel campo del design, disciplina relativamente giovane, gli ultimi cento anni hanno visto un mai interrotto sorgere, di qua e di là delle Alpi, di geniali e lungimiranti personalità, oltre che di aziende capaci di investire nella ricerca di nuova bellezza e utilità. Al variegato mondo del design tra Tirolo, Alto Adige e Trentino è dedicata un’importante attività di ricerca promossa da Kunst Meran Merano Arte, con la collaborazione della Libera Università di Bolzano e di NABA di Milano, e sfociata nella realizzazione di una ricca mostra e di un ponderoso catalogo curato da Ursula Schnitzer, Massimo Martignoni e Claudio Larcher. In occasione della presentazione della mostra Design from the Alps Tirol – Südtirol/Alto Adige – Trentino 1920–2020, visitabile al Kunst Meran Merano Arte fino al 12 gennaio 2020, abbiamo ne parliamo con i curatori.

Kunst Meran Design from the Alps

Un ricco catalogo ed una ricca mostra. È stato difficile scegliere quali personalità escludere?

Ursula Schnitzer: La ricerca è iniziata due anni fa. Come spesso succede, in una prima fase si teme di non trovare abbastanza materiale per fare un catalogo e una mostra. I nomi e le aziende non erano tantissime, ma la ricerca è come quelle catene realizzate con le tessere del domino. Una volta avviata la prima tessera parte una lunga reazione e si scoprono tante storie e iniziative. È stato così possibile vedere chiaramente che, dal dopoguerra, alcune ditte hanno coinvolto per i loro progetti professionisti di fama; allo stesso modo, in tempi più recenti, sono stati incaricati dello sviluppo di nuovi prodotti  giovani designer del territorio. Penso a Marco Dessí, Christian Zanzotti, Harry Thaler, Martino Gamper, tutti di Merano e d’intorni, impegnati per aziende locali ma anche internazionali.
Il lavoro di esclusione non era il nostro forte, diciamo che fino a poche settimane fa abbiamo cercato ancora di includere ciò che ci sembrava interessante. Proprio questo “vasto panorama” ci ha portato a dar vita ad una grande mostra con oltre 100 prodotti e un catalogo di 460 pagine. Sicuramente con altro tempo a disposizione avremmo trovato ancora più cose, ma è proprio questo il bello della ricerca: non essere arrivati alla fine, ma aver portato alla luce storie e prodotti e aver creato ulteriore sensibilità per il tema del design.

catalogo_design_from_the _alps

Le vicende storiche hanno visto la separazione di Trentino, Alto Adige e Tirol. Questa cesura geografica e politica si ritrova nell’ambito del design?

Massimo Martignoni: Questa è stata una delle domande principali che ci siamo posti. A prescindere infatti dal percorso, non privo di aspetti traumatici, che ha portato alla disgregazione dell’antico Tirolo nella configurazione geografica e politica attuale, quali effetti poteva avere comportato questa rottura nel lavoro e nella stessa biografia dei singoli designer? In realtà ci siamo accorti che la spinta statutaria del design – che è per sua natura di matrice internazionale e non accetta di essere limitato entro bordi e confini imposti – è stata ben più potente, per loro, di quella semplicemente dettata dai rivolgimenti storico-politici. In altre parole, i nostri designer hanno continuato – in modo pressoché parallelo da una parte e dall’altra del confine del Brennero – a fare il loro lavoro, senza considerare o andando oltre questa separazione. Il fatto è che l’intera area, dal Tirolo austriaco al Trentino italiano, è strategicamente collocata all’incrocio tra i flussi culturali provenienti perlomeno da quattro luoghi chiave per il design internazionale, e cioè Monaco, Vienna, Venezia e Milano. Una terra per questo porosa, curiosa degli accadimenti esterni e per tale motivo impossibilitata a richiudersi in se stessa. Aggiungiamo che è pure il ponte naturale, il collegamento tra il nord germanico e il sud mediterraneo, e si capirà ancora meglio che tale separazione è tutto sommato un aspetto quasi del tutto secondario.

Design from the Alps Meran

Credi che l’ambiente alpino e rurale abbia influenzato il modus operandi o lo stile dei designer da voi studiati?

Massimo Martignoni: Senza ombra di dubbio. Tutti i nostri maestri, quelli del passato e gli odierni, i più anziani come i più giovani, hanno sempre testimoniato un fortissimo attaccamento alla terra d’origine, non importa poi se per ragioni diverse l’hanno dovuta, per un po’ o per sempre, lasciare. Il caso più emblematico è quello di Ettore Sottsass junior, che è un po’ la figura chiave della nostra intera ricerca: nato a Innsbruck, cresciuto fino ai dieci anni a Trento e poi trasferito per il resto della sua vita prima a Torino poi a Milano. Nelle sue memorie, nel suo lavoro, il senso di appartenenza ai luoghi natali è un filo conduttore continuo. Tutto ciò, evidentemente, non è da riferirsi solo alla naturale intimità che sempre si instaura con le proprie origini – perché, è ovvio, anche un designer di origini siciliane, o finlandesi o cilene o quel che si vuole, non mancherà certo di dire che ama la terra in cui è nato – ma al legame con la tipica parsimonia montanara in fatto di utilizzo e spreco minimo delle risorse locali che ha portato, nei secoli, a un’affascinante e personalissima traduzione costruttiva, decorativa e artigianale. Questo legame con  l’ambiente alpino e rurale non si è spezzato nemmeno oggi, rimane vivo e vitale. Kuno Prey, molto efficacemente, lo sintetizza nell’idea del “fare con poco” che è la trascrizione nostra del “less is more” di Mies van der Rohe.    

Non mancano nella vostra ricerca non mancano i giovani designer. Come si mostra il panorama attuale?

Claudio Larcher: Il design è sempre in evoluzione e oggi è sicuramente molto diverso da quello considerato “classico”. Oggi design è “service design”, “social design”, “design UX”, “interaction design”, etc. ed è in questo panorama che i giovani si muovono. Le scuole, come per esempio la Libera Università di Bolzano, sono state incubatrici negli ultimi anni di nuovi progetti di sperimentazione e di ricerca in questo territorio e gli studenti, una volta diventati giovani professionisti, hanno continuato a portare avanti i loro progetti anche nel mondo “reale”. Ci sono infine aspetti che accomunano le nuove leve, come ad esempio la capacità di fare impresa, di comunicare se stessi come professionisti e la continua ricerca di innovazione. Fortunatamente non manca l’attenzione ed il rispetto della natura:un atteggiamento sostenibile rispetto al progetto, imprescindibile al giorno d’oggi.

 

kunst meran design from the alps

Oltre ai singoli designer, Design from the Alps ha preso in considerazione numerose aziende. Quali sono le realtà più significative nella nostra provincia?

Ursula Schnitzer: Nello svolgere la nostra ricerca, che ha interessato non solo i designer ma anche il design sviluppato da molti professionisti all’interno delle aziende della nostra provincia, abbiamo scoperto che molte di queste vantano un solido legame con il disegno industriale, tanto che da decenni i loro cataloghi mostrano regolarmente prodotti dal design innovativo e interessante. Basti pensare alla lunga storia delle ditta Durst di Bressanone, che sino dal periodo fra le due guerre ha prodotto una serie di macchine fotografiche iconiche e ricche in innovazioni tecniche. All’interno della Birreria Forst, invece, abbiamo colto un fortissimo impegno nell’essere all’avanguardia: a partire dai bozzetti per etichette di Fortunato Depero e fino alle recenti collaborazioni con unibz, vediamo un azienda sempre pronta a proporre prodotti nuovi in veste contemporanea. Se rivolgiamo lo sguardo a quella che spesso viene denominata la “competenza alpina” delle aziende nel territorio –  con Salewa, Leitner e Prinoth, nonché aziende più giovani come la Technolalpin –  ci rendiamo conto che in questo ambito c’è un impegno veramente notevole, grandi risultati e una serie di premi per prodotti rivolti al mondo dello sci e alpinismo.

Design from the Alps. Tirol Südtirol Trentino 1920–2020

Pur essendosi dimostrata una realtà vivace e significativa, non credi che sia scarsamente riconosciuto il ruolo di Trentino, Alto Adige e Tirol come “regione del design”?

Claudio Larcher: Non vogliamo parlare di “zone del design” a livello geopolitico, ma piuttosto di territori. È interessante, come del resto vuole raccontare la mostra e il catalogo, che un territorio montuoso e con tradizioni artigianali molto forti possa generare progetti creativi legati al mondo del design. Proprio l’artigianato, insieme al tessuto industriale della zona  del Trentino, Alto Adige e Tirol, sono la spinta per l’innovazione e la produzione di “nuovo design”. La territorialità è uno stimolo creativo e non un limite! La mostra “Design from the Alps” speriamo sia uno stimolo a conoscere questi territori che hanno tanto prodotto dal punto di vista creativo e che spesso sono più conosciuti per le loro bellezze naturali.

Catalogo: Claudio Larcher, Massimo Martignoni, Ursula Schnitzer (ed.), Design from the Alps South Tyrol – Tyrol – Trentino 1920–2020, Scheidegger & Spiess, Zürich 2019 – ISBN 978-3-85881-649-8

Foto©: 1)Aero Caproni, Capriolo 75 Sport, 1954 Collezione Rinaldo Detassis. FOTO Anna Maconi; 2)Black Star, Blue Star, White Star
1960-1970. FOTO Anna Maconi; 3) Image by Barbara Pixner 4) Walter Pichler, Galaxy Chair 1, 1966. FOTO Museum für angewandte Kunst Gegenwartskunst, Wien; 5) Gil , Durst, 1938-46, FOTO Anna Maconi; 6) Nina Mair, Shell, 2014. FOTO Peter Philipp.

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  • John Leonardelli · 

    This is an interesting and exciting body of work. Complimenti to the research and efforts to publish this book