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June 16, 2022
L’arte del vetro di Ivan Baj
Maria Quinz
Per capire chi siamo dobbiamo cominciare a togliere e ricercare l’essenza nell’assenza.
Laura de Santillana
Fragilità e resistenza, trasparenza e leggerezza, duttilità e luminescenza, alchimia e genio creativo, suggestione e poesia… Sono solo alcune delle parole che mi affiorano alla mente, nel tentativo di descrivere la più eccelsa arte vetraria dell’isola di Murano, dove maestri vetrai e artisti sono capaci di trasformare il soffio dell’aria in forme inattese e oggetti raffinatissimi. Personalmente trovo che quest’arte abbia in sé qualcosa di straordinario, laddove un materiale “povero” creato dall’uomo, come il vetro, è capace di originare oggetti così eterei, siderali e durevoli al tempo stesso, in un processo di sublimazione della materia che prende vita, si trasforma, si plasma e pare trattenere e conservare in sé il mistero dell’esistenza.
Fascinazione e stupore, incantamento e nostalgia (per un’estate di qualche tempo fa in Sicilia…) è quello che provo ora alla vista della collezione “Voyage in Sicile” dell’artista del vetro Ivan Baj, che ho il grande piacere di intervistare qui.
Ivan Baj meranese di origine, è fondatore e direttore creativo del marchio Arcade e ha disegnato collezioni di oggetti in vetro insieme ad artisti e designer internazionali, tra cui Laura de Santillana, Paola Navone e Marcello Panza. Suoi lavori sono stati esposti a livello internazionale – al Musée d’Orsay e al Beaubourg di Parigi, al Museo del Vetro di Murano, a Palazzo Franchetti per la Venice Glass Week e a Palazzo Litta per la Fondazione Cologni di Milano – e sono presenti in collezioni permanenti del Museo del Vetro di Venezia, del Musée des Arts Décoratifs di Parigi e del Museo d’Arte Moderna di Lissone. In questi giorni Ivan Baj presenta la sua collezione “Voyage in Sicile” alla prestigiosissima fiera d’arte contemporanea Art Basel, dal 16 al 19 giugno.
“Voyage in Sicile” è il primo progetto della serie “Voyages”, con la curatela di una cara amica di franzLAB Allegra Baggio Corradi: viaggi – ispirati a luoghi, persone, odori, atmosfere, colori, texture, bellezze di natura e frutto della creatività umana – che Ivan racconta con rara poesia, in sinergia con il maestro artigiano Andrea Zilio, attraverso la trasparenza, la leggerezza, la sensualità e la seduzione di un materiale così unico come il vetro.
Ivan come ti sei avvicinato all’arte del vetro?
Fin da molto giovane ero incuriosito dalla lavorazione del vetro e intorno ai vent’anni mi è capitato di entrare in una vetreria di Murano: in quell’occasione sono rimasto estremamente affascinato da questo materiale così duttile ed espressivo ed è forse da lì che ha preso il via il mio percorso professionale e creativo. In precedenza – erano gli anni Settanta – mi ero formato come ceramista presso la fabbrica Rosenthal e presso la Ginori di Firenze. Dopo un periodo di formazione in una vetreria, ho iniziato a realizzare i miei primi lavori in vetro di Murano, incoraggiato anche dall’amicizia con Anna Venini e Laura de Santillana e non mi sono più fermato.
Poi è nato Arcade…
Sì, intorno al 1989 ho creato il marchio Arcade, iniziando a presentare i nostri lavori nelle varie fiere internazionali di settore; le prime collezioni in vetro erano estremamente innovative rispetto a tutto ciò che si vedeva a Venezia allora. Via via sono nate le collaborazioni con designer importanti, tra cui Laura de Santillana, Paola Navone e Marcello Panza e abbiamo iniziato a espanderci, finché abbiamo fatto di Arcade un brand internazionale apprezzato e riconosciuto in Italia e all’estero e che funziona ancora molto bene.
Come vivi l’esperienza di collaborazione con i designer?
Per me è un divertimento confrontarmi con le loro idee e realizzare insieme degli oggetti di pregio, uno diverso dall’altro, in sinergia con gli artigiani del vetro; in passato, quando ero ragazzo è stata un’occasione preziosissima di formazione e crescita. Con Laura de Santillana, la più grande artista del vetro riconosciuta a livello mondiale – che purtroppo non c’è più – e Donna Anna Venini, c’è stato solo da imparare e far tesoro di ogni esperienza e insegnamento ricevuto. Io sono nato con lei quando avevo vent’anni e insieme abbiamo portato avanti molteplici sperimentazioni, avviando la collaborazione con diversi artisti: con designer giapponesi, come Kazuhiko Tomita, Tomoko Mizu, con Paola Navone, con Marcello Panza ecc.
Accanto alle collezioni di Arcade, hai creato anche una tua linea personale…
Proprio così, le mie produzioni si sviluppano in due principali direzioni. Da una parte c’è il mondo Arcade, dove si trovano le forme solide, così come quelle ispirate alla natura, realizzate in edizioni limitate in collaborazione con i vari designer, dall’altra c’è la produzione di Ivan Baj con la mia personale traiettoria creativa, guidata dal desiderio di realizzare oggetti molto diversi, dei pezzi assolutamente unici, ispirati ai viaggi e al mio immaginario più profondo. Dai miei viaggi e dagli incontri con luoghi e persone nascono quindi i “Voyages”, interamente modellati e soffiati a bocca a Murano dal maestro Andrea Zilio. Ogni Voyage è un’incursione in un paesaggio naturale o culturale, fatto di architetture, colori, profumi, atmosfere e suggestioni da cui traggo ispirazione.
In questi giorni presenti “Voyage en Sicilie” ad Art Basel, cosa contraddistingue questa collezione?
“Voyage en Sicilie” è il primo dei miei viaggi. Questa collezione è dedicata alla Sicilia: una terra bellissima a cui sono legato fin da giovanissimo e che amo particolarmente. Ognuno dei pezzi è un immersione in un mondo colorato differente che può essere ispirato all’acqua, alle rocce, alla vegetazione della macchia mediterranea, con le sue agavi, i fichi d’India, così come ad elementi architettonici e artistici del territorio, come le tipiche pigne in ceramica di Caltagirone, le fontane siciliane ecc.
In particolare “Voyage en Sicile” si ispira alla collezione di ceramiche dei Papè, una famiglia nobile dell’isola. La sfida, al limite del fattibile, è stata quella di trasporre il mondo della ceramica in quello del vetro: la realizzazione ha richiesto una straordinaria maestria artigianale e un grande lavoro alla base per ricreare con la trasparenza ed evanescenza del vetro, l’espressività della ceramica così come la chiave ironica e giocosa che contraddistingue l’arte siciliana.
Sono quindi felicissimo e curioso di presentare la collezione ad Art Basel – dal 16 al 19 giugno – che è sicuramente l’evento più importante per l’arte contemporanea al mondo; è la prima volta che partecipo con i miei vetri a un’esposizione di questo tipo, diversa dalle fiere più commerciali del design, seppur prestigiose di New York, Parigi ecc.
Con chi lavori per realizzare i tuoi vetri?
Io oggi lavoro esclusivamente a Murano, ho provato per alcuni periodi a realizzare i miei vetri anche in altre realtà, in Cecoslovacchia per esempio, ma non è la stessa cosa. La mia decisione è stata anche quella di promuovere e sostenere la manualità italiana, che rimane unica e ineccepibile. Non c’è niente da fare… abbiamo qualcosa in più. Lavoro con il maestro Andrea Zilio da tanto e il nostro è un sodalizio che funziona benissimo: è più che rodato in tanti anni di collaborazione.
Io disegno il vaso, ma sono presente alla realizzazione; questo succede per tutti i mie lavori ma in particolare per i “Voyages”, che sono molto complessi e dove partecipo a tu per tu con gli artigiani alla creazione dei singoli oggetti: tengo il vetro in mano, dico le mie idee in corso d’opera… C’è tutto un movimento per entrare nell’oggetto, così come nella testa del maestro e quindi nella mia – cosa non facile – ma dopo trent’anni di lavoro insieme abbiamo un feeling fantastico.
Ivan, quali sono le tue radici culturali?
Io sono altoatesino al cento per cento, sono originario di Merano, ma ho anche un legame affettivo particolare con la Sicilia, mentre ho fatto della Sardegna la mia seconda patria. Qui ci abito, lavoro e studio molti mesi all’anno: ho bisogno del mare tutti i giorni, mi piace averlo davanti. Non sono assolutamente un turista, qui ho la mia la casa. L’ha disegnata Alberto Ponis, che è uno dei più bravi architetti italiani di case mediterranee, progettate in continuità con il paesaggio.
La mia casa l’abbiamo immaginata e creata insieme e quindi ha un valore molto particolare per me. Con Alberto Ponis è nata poi una bella sinergia; lavoro al restauro delle sue case, secondo i suoi principi, che sono diventati anche i miei, di rinnovamento dei luoghi, preservando i materiali originali, dove possibile degli anni ‘60/’70, ma anche di epoche precedenti, in armonia con il paesaggio, le, rocce, il verde della natura. Curo gli edifici così come la progettazione degli spazi esterni, nel rispetto delle piante autoctone, inserendo esclusivamente specie della macchia mediterranea, mantenendo e valorizzando ciò che, in quel luogo, la terra ha generato.
I tuoi progetti per il futuro?
Sicuramente vorrei proseguire su questa nuova strada – il restauro di case – che mi sta appassionando molto. Poi certamente porterò avanti i miei “Voyage”. L’anno prossimo ci dedicheremo alla Sardegna, poi chissà dove andremo a finire… magari su Marte.
Foto: ritratto Gregor Khuen Belasi, altre foto Martina Ferraretto Zanvettor
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