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April 25, 2022
Etici e fatti a mano: i gioielli di Lara Catalani
Maria Quinz
Petali di fiori e pistilli d’argento che si dispiegano tra le dita, librandosi nell’aria; semi di zucca in oro che scintillano tra i capelli e poi anelli, ciondoli, orecchini creati dagli imprevedibili capricci della sabbia: monili dal fascino antico, che nell’irregolarità delle loro superfici, a volte porose, a volte lisce, incastonano pietre, come zirconi e granati, che lanciano lampi di luce improvvisi nella grana del metallo che li contiene, quasi come se emergessero naturalmente da una roccia originaria, ancora intatta e primordiale.
Sto parlando delle creazioni della designer di origini marchigiane Lara Catalani, gioielli che si possono ammirare nel suo nuovo laboratorio orafo “Il Passage”, che si trova nel nascosto Passaggio Annette Von Menz, a pochi passi dal fermento di Piazza delle Erbe a Bolzano. Il gusto della creatività nell’oreficeria ha spesso a che fare con il piacere di creare con le proprie mani qualcosa di piccolo ma prezioso; non tanto per il valore del metallo in sé, ma piuttosto in quanto portatore di molteplici valori: simbolici, affettivi, stilistici. Un manufatto che non si espone in bella vista nel salotto di casa ma che si indossa sulla propria pelle o sui propri abiti; un oggetto superfluo, poiché di natura ornamentale ma capace di donare gioia e buone vibrazioni, oltre che bellezza, a chi lo riceve, a chi lo dona, ma anche – non da ultimo – a chi lo crea.
Intorno a queste – e altre riflessioni – ruota la mia conversazione con Lara, che mi racconta il suo rapporto con l’arte orafa: gli esordi da giovanissima e il momentaneo abbandono, la riscoperta con la rinnovata passione per la manualità e la sperimentazione di tecniche e materiali; l’impiego esclusivo di metalli lavorati eticamente nell’arco di tutta la loro filiera produttiva e l’aspirazione a fare del proprio laboratorio un luogo di formazione, incontro e di scambio tra creativi.
Lara come ti sei avvicinata all’oreficeria?
Mi sono avvicinata molto presto e in modo naturale a questa professione dal momento che mio padre è orafo e ha tuttora il suo laboratorio nelle Marche, anche se non lavora più. Ho frequentato a Jesi l’istituto d’arte con la specializzazione in metalli e oreficeria e mi sono diplomata. Dopo la scuola d’arte ho voluto sperimentare altre strade: mi sono interessata alla grafica e mi sono formata in web e graphic design. Per circa 15 anni ho lavorato a Bologna, Barcellona, Roma e infine nelle Marche, in questo campo fino a qualche anno fa, quando ho iniziato a rallentare con il lavoro, una volta che sono arrivati i figli. Con la maternità e l’imposizione di nuovi ritmi di vita è arrivato via via anche l’impulso a usare nuovamente le mani, ritornando a una dimensione più tattile e materiale del lavoro. Ho iniziato così a disegnare i primi gioielli, poi a realizzarli al banchetto, aiutata anche dal fatto che mio padre aveva ancora tutti gli strumenti utili nel suo laboratorio. Il salto di qualità è arrivato quando ho avuto la possibilità di aprire il mio laboratorio qui a Bolzano, lo scorso gennaio. Trovare il giusto spazio di lavoro è stato fondamentale per me e il mio desiderio di creatività.
Lara dove trai ispirazione nel tuo lavoro?
In tutto ciò che mi circonda e che attrae il mio sguardo: sicuramente mi ispira la natura, con i suoi fiori, frutti e le sue tante forme inaspettate, ma non solo. Mi attraggono molto anche i manufatti umani e i loro più piccoli dettagli; a volte può trattarsi di un cancello di una casa, di una maniglia o di una tazza: qualsiasi cosa che abbia un’elaborazione formale particolarmente interessante ai miei occhi. La natura come soggetto di ispirazione è sicuramente più immediata: nel mio lavoro l’ispirazione naturale si concretizza in alcune collezioni di gioielli realizzate con la tecnica di modellazione della cera. Proprio tramite questa tecnica, a me più familiare, ho rotto il ghiaccio ritornando all’oreficeria dopo anni di abbandono. Devo dire che sono anche molto attratta da forme più lineari – e qui probabilmente emerge la mia esperienza in campo grafico. Mi piace lavorare sulle geometrie, i parallelismi, la semplificazione e l’astrazione delle forme.
Quali altre tecniche prediligi?
Principalmente uso la modellazione a cera, ma ultimamente ho usato molto anche la tecnica di fusione in sabbia che trovo molto affascinante: in questa lavorazione si creano due stampi cavi, realizzati secondo la forma desiderata con una sabbia particolare che diventa molto dura; unendo i due stampi si fa colare dentro il metallo fuso che nella discesa assume la forma interna, andando a solidificarsi. L’aspetto che mi piace maggiormente di questa tecnica è l’imprevedibilità: per quanto si definisca al dettaglio la forma degli stampi, non si potrà mai prevedere del tutto cosa ne verrà fuori. Questa lavorazione diventa ancora più interessante quando si inseriscono nella colata delle pietre e se tutto funziona come dovrebbe, si possono ottenere risultati inaspettati e sorprendenti. Trovo particolarmente bello vedere come il metallo riesca a inglobare la pietra che si va a incastonare con naturalezza, senza l’intervento manuale in un secondo momento. Si tratta di una tecnica antichissima e lenta, che richiede molto lavoro nella creazione dello stampo. Mi piace questa lentezza, così come la mancanza di controllo sul risultato.
E i materiali?
Tendenzialmente uso l’argento e più raramente l’oro. Ho scelto di utilizzare solo argento e oro sostenibili con la certificazione “Fairmined”, che garantisce che i metalli siano lavorati eticamente in filiere controllate all’origine, nel rispetto dei minatori e della natura. C’è stata una fase della mia vita in cui ritenevo che il gioiello fosse qualcosa di superfluo, dotato di valori simbolici, ma fondamentalmente non necessario, cosa che mi ha condotto a intraprendere per lungo tempo altre strade. La scelta di lavorare unicamente con metalli sostenibili ed etici, ha rappresentato per me una spinta positiva importantissima a livello di motivazione creativa e professionale.
Lara, hai particolari progetti per il futuro?
Mi piacerebbe molto intensificare l’attività del mio laboratorio con una serie di progetti di scambio e connessione con altri creativi del gioiello, facendo dei piccoli workshop legati all’oreficeria, per esempio, ma non solo. A dicembre abbiamo organizzato il “Christmas Passage” un evento che ha riunito in unico spazio designer di oggetti di diversa natura. Il clima tra noi era molto bello, rilassato, senza ansie da prestazione e quindi mi piacerebbe realizzare più eventi di questo tipo, scovare altri designer sul territorio che portano avanti progetti di pregio e potenziare maggiormente la visibilità degli artigiani locali. Il laboratorio si trova in pienissimo centro e può rappresentare una vetrina ideale per mostrare dal vivo manufatti differenti; una buona occasione anche per uscire dalla logica esclusiva dei canali digitali e portare nuova linfa vitale in città.
Foto Maurizio Lepore
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