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March 25, 2022

Misaki Kawai e Zana Masombuka
in mostra a Trento

Francesca Fattinger

Ormai da qualche giorno è primavera e pensare alla primavera vuol dire pensare a una rinascita, a colori, a profumi, a un rifiorire di ricchezza e varietà, ma anche essere pronti ad accogliere la sfioritura, il rifiuto, la perdita. Mi piace pensare alle due mostre ospitate da Studio d’Arte Raffaelli e Cellar Contemporary come a due fiori di un bouquet che colora la città di Trento con la sensibilità di due artiste che nella loro arte portano le proprie istanze in modo diametralmente diverso, ma con la stessa urgenza e auto-riflessione, tesa a farci notare l’importanza dello scarto e del cambiamento.

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Nei sempre magnifici spazi dello Studio d’Arte Raffaelli ho potuto ascoltare le parole di Camilla Nacci che nel suo racconto ha dato vita ai dietro le quinte delle due mostre, l’una ospitata proprio lì, a Palazzo Wolkenstein in via Marchetti, 17: “Fluffy Paws” di Misaki Kawai e visitabile fino al 2 aprile e l’altra “Time + Nodugwana: An Ode to My Grandmother”  di Zana Masombuka, ospitata negli spazi di Cellar Contemporary in via san Martino, 52 e visitabile fino al 15 giugno.

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Il primo racconto comincia ad Osaka, dove è nata Misaki Kawai: una città vocata al divertimento che ben fa comprendere la natura delle sue opere, sempre molto colorate, ironiche e morbide, in alcuni casi letteralmente! Sono un invito ad allontanarsi dalla pesantezza della quotidianità per provare ad indagarla in modo giocoso. Le opere pittoriche in mostra sono state realizzate attorno al tema “Fluffy Paws” (zampette pelose) e si inseriscono perfettamente nel suo percorso artistico e di vita. Dopo il suo percorso di studi a New York infatti Misaki ha continuato a muoversi per il mondo finendo oggi a Copenaghen: la mostra restituisce proprio l’idea di come si faccia a sentirsi a casa in qualsiasi posto accerchiandosi di piccoli oggetti familiari che possiamo portare sempre con noi e che racchiudono essi stessi il nostro concetto di casa. Misaki vive e lavora in simbiosi con il compagno e la figlia e quest’ultima ha rivestito un ruolo molto importante come ispiratrice per le tele e le opere in mostra suggerendole un immaginario onirico e visionario, partendo molto spesso dai suoi giochi come soggetti rappresentati. La mostra però non comprende solo i suoi lavori pittorici dai colori sgargianti e vibranti; sono esposte anche alcune sculture pelose e vasi di ceramica che partendo da un suo progetto sono stati realizzati da artigiani del territorio tra Veneto e Trentino. Oltre a questi nella seconda sala in mostra una serie di arazzi sui generisin cui ha tessuto al telaio vestiti della figlia ormai troppo piccoli: ricordi da buttare che prendono nuova forma nelle trame colorate, rimettendo in circolo quei materiali da scarto e creando in noi nuovi ricordi o ripescandone di vecchi.

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Il secondo racconto e quindi la seconda mostra ci fa prolungare il nostro viaggio e ci porta nella comunità di Zana Masombuka, artista, fotografa e performer sudafricana, nata nel 1995, che ha dato vita alla piattaforma “Ndebele Superhero” ispirandosi all’eredità antropologica della popolazione indigena rurale del villaggio in cui è cresciuta. Altro mondo, altro obiettivo delle sue opere, ma sempre un’artista che riflette su di sé e ce ne dona un racconto visivo. Esposte a Cellar Contemporary troviamo due serie fotografiche “Time” e “Ode to My Grandmother”, realizzate tra il 2019 e il 2020 ed esposte per la prima volta in Italia. Sono un racconto per immagini scandito dalle fasi della vita dell’artista e delle persone che hanno avuto un’importanza cruciale nel suo percorso: la comunità Ndebele e la sua nonna materna. Zana è anche fotografa, ma in questi lavori, ha deciso di lasciare la macchina fotografica per mettersi davanti, rispondendo pienamente al suo bisogno di muoversi ed esprimersi attraverso la corporeità e i gesti davanti alla camera. Si tratta infatti di un’autorappresentazione performativa che partendo dalla sua autobiografia si fa corpo e spazio e si tinge di colori. Zana si sottopone a un lungo processo di trasformazione e di self-training attraverso il trucco, il costume e la posa performativa ed è questo mix di elementi che compongono la sua narrazione: un racconto in cui aspetto estetico e messaggio si compenetrano in tal misura da non riuscire più a distinguerli.NODUGWANA VI

Come già accennato, la prima serie in mostra ha come protagonista la sua comunità, Ndebele, dove è nata e cresciuta, una comunità con una grande tradizione di arte decorativa, visibile dalle case dipinte e dagli abiti indossati, e in cui il sapere si trasmette in via orale. Molte sono le cose rimaste segrete, tanto da usare un codice che viene inteso solo all’interno della comunità. Lo scopo di questo progetto è catturare l’essenza del tempo indagando l’evoluzione della cultura africana attraverso le diverse epoche e la trasmissione dei saperi tra le diverse generazioni. Un ruolo in questa rappresentazione è rivestito dai limoni, intesi in termini simbolico-metaforici, a seconda della loro disadratazione rappresentano lo spirito fresco ed esuberante ma anche arrogante della gioventù o la saggezza ma riluttanza delle più vecchie generazioni. L’intento di Zana con la sua arte è di riconnettere questo strappo tra generazioni passate e la sua.
Il secondo progetto in mostra “NODUGWANA: An Ode to My Grandmother” è un progetto su sua nonna, emblema della figura della saggezza, come modello educativo e di vita: un racconto fotografico che mette in luce la sua vita dalla giovinezza alla vecchiaia sottolineando l’esperienza che l’artista ha mutuato da lei insegnandole il rispetto della vita e della morte. 

L’esposizione è inoltre parte del recente progetto di Caravan SetUp, che prevede una residenza in loco e una Lectio Magistralis dell’artista a Palazzo Te, avviato in occasione del C-Change Festival in collaborazione con Alkémica Soc. Coop. e il Comune di Mantova.

Non perdete l’occasione di passare in entrambi questi spazi e di incontrare questi mondi, colori e sguardi, sono la chiave per affacciarsi a culture, che apparentemente lontane dalla nostra, ne sono in realtà uno specchio in cui cercarsi o forse perdersi, dipende da voi!

Foto courtesy di Studio d’Arte Raffaelli e Cellar Contemporary

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