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January 28, 2022

Il mare in bocca: le ‘cento’ e più sfaccettature della poesia. Intervista a Francesca Fattinger

Maria Quinz

“La poesia -
Ma cos’è mai la 
poesia?
Più d’una risposta incerta
è stata già data in 
proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come alla salvezza di un corrimano.”
 

WISŁAWA SZYMBORSKA

 

Cos’è la poesia? 

Difficile rispondere, impiegando definizioni nette dai tratti inequivocabili, nitidi e circoscritti, se non ricorrendo, banalmente, alle voci elencate con rigore e imprescindibile limitatezza, all’interno di un qualsiasi dizionario della lingua italiana. Ma se è vero che definizioni importanti e dotte su cosa sia la poesia, non manchino e non siano mai mancate attraverso i secoli, da parte della critica letteraria, in concomitanza con l’evolversi del linguaggio poetico, è vero anche che il tentativo di dare risposta a tale quesito è da sempre base fondante dello stesso fare poetico e oggetto di riflessioni e interrogativi continui e spesso irrisolti da parte degli stessi poeti. 

La riflessione su cosa sia la poesia, con le sue molteplici sfaccettature e la sua anima “aperta” e libera, difficilmente “incasellabile” fatta di parole e silenzi, suoni e immagini, illuminazioni e caos, corporeità ed evanescenza, fantasia e realtà, è anche al centro del volumetto di poesie Il mare in bocca di Francesca Fattinger, edito da franzLAB, nella collana Cento, alla sua terza pubblicazione e che raccoglie 26 componimenti dell’autrice in tre lingue (italiano, tedesco e inglese) e una serie di illustrazioni realizzate da Mirijam Heiler in continuità con il racconto poetico. 

Testo e immagini costituiscono due punti di vista differenti dello stesso racconto sfaccettato – in un gioco di sguardi, rimandi e incroci – che si rivolge a lettori di (quasi) tutte le età (dai 12 ai 100 anni) e che si propone – come ci dicono le due autrici – di “guardare negli occhi tutte e tutti coloro che si sentono in una fase di trasformazione e ricerca di sé e che, con “il mare in bocca”, ogni giorno nuotano disegnando nuovi orizzonti”.

Di questo e altro, parliamo con Francesca, in un’intervista in anteprima per franzmagazine.

Francesca come nasce il progetto del libro?

Questo progetto è nato in un momento complesso e drammatico come quello del primo lockdown, ma che ha rappresentato per me – come per molti altri – anche un’occasione di riflessione profonda su più fronti e una nuova fase di creatività attraverso la poesia. In contemporanea è cresciuta anche l’amicizia con Mirijam Heiler, assieme alla fascinazione verso le sue illustrazioni e al desiderio di entrambe di fare qualcosa insieme. Le 26 poesie contenute nella raccolta le ho scritte tutte in quel periodo. Via via, il progetto si è trasformato, con il punto fermo che avesse la forma di un racconto articolato per parole e immagini. Arrivare alla veste finale è stato come approdare alla meta agognata di un lungo e bellissimo viaggio: un percorso necessario per raggiungere il luogo prescelto e le radici più profonde del nostro racconto.FFMH_mareinbocca_mockup_02 copia

Cosa sta al centro del racconto di “Il mare in bocca”?

Al centro del racconto – e anche alla base – c’è un ragionamento che mi sta particolarmente a cuore e su cui rifletto da tempo: cosa sia la poesia e quale valenza abbia per me, in particolare, in rapporto al mio “stare al mondo”. Come ti dicevo, l’iter creativo è stato lungo, articolato ma anche foriero di incontri stimolanti: prima è arrivato lo scambio con Mirijam, poi la collaborazione con Nicole Fersko e Georg Zeller, per le traduzioni in inglese e tedesco; poi il lavoro con Christoph Mich, il grafico. Il coinvolgimento di più persone, il giustapporsi di più punti di vista, riflessioni, linguaggi, mi ha fatto capire, ancora una volta, quanto sia potente e “aperta” la poesia, con la sua capacità di creare legami e sinergie. Non solo nel racconto di qualcosa, ma anche nel “non detto”, attraverso gli spazi vuoti e i silenzi: spazi che possono essere letti, vissuti e interpretati liberamente dagli altri, non solo dai collaboratori, ma anche dai singoli lettori.

Francesca, non tutti i testi sono stati tradotti in inglese e tedesco: come mai?

La scelta di tradurre soltanto alcuni dei componimenti – 4 poesie sono unicamente in italiano, 11 sono tradotte in inglese altre 11 ancora, in tedesco – nasce, da una parte, dal desiderio di dare un’idea di autonomia e fluidità ad ogni singolo componimento oltre che all’insieme della raccolta, dall’altra ha che fare con il mio particolare interesse per la poesia visiva e il suo ulteriore livello comunicativo. Per me conta – e anche molto – come la poesia trovi posto all’interno della pagina; come generi dei vuoti tra i versi e le singole parole, creando agglomerati di testo e migrazioni dello sguardo sul foglio. Queste scelte non sono sempre facili per chi si occupa della grafica e vorrebbe allineare tutto, tuttavia per me gli spazi sono parti della scrittura poetica, tanto quanto le parole. Solitamente, preferisco non usare segni di interpunzione; in alcune poesie, in particolare, ho scelto di usare le sbarre, creando dei blocchi compatti di testo, dotati di una loro particolare forza e intensità: qui il ritmo di lettura cambia, diventa più veloce, ossessivo, incalzante; non sarebbe tale se ci fossero spazi e punteggiatura tra le parole.FFMH_mareinbocca_mockup_08 copia

Nella struttura del libro, la poesia viene prima, le illustrazioni dopo. Vuoi spiegarci questa scelta editoriale? 

La netta suddivisione tra testi e immagini è ovviamente voluta. In generale, le raccolte poetiche che uniscono illustrazioni e versi non sono molte e tendenzialmente alternano testo e poesia, pagina dopo pagina. Io e Mirijam abbiamo scelto di separarli per creare ulteriori livelli di lettura. 

Credo che le mie poesie funzionino anche per immagini, evocando ricordi e sensazioni e quindi, assieme a Mirijam, abbiamo preferito non interrompere sul nascere questa possibilità di lettura autonoma per ognuno, attraverso l’inserimento di illustrazioni speculari ai testi. Ci piaceva l’idea di stimolare una sorta di viaggio esplorativo attraverso le pagine, anche con l’ausilio di alcune frecce, che creassero rimandi e corrispondenze tra i due linguaggi, invitando il lettore a sfogliare il libro, avanti e indietro, più e più volte. Del resto le poesie sono arrivate prima, anche a livello di genesi creativa. Ho scritto le 26 composizioni in autonomia e poi via via le ho viste fiorire a seconda delle persone a cui le inviavo, in relazione alla collocazione dei testi nell’impaginato e grazie allo scambio con Mirijam: è stato interessante scoprire come, interagendo con lei, le poesie, prendessero forme inaspettate, diramandosi differentemente nelle sue illustrazioni. Mi sento molto arricchita da questi nuovo sguardi, da questa apertura di cui dicevamo all’inizio. 

Come descriveresti il “tratto” di Mirijam?

Le immagini evocante dalla mia poesia sono molto intime e altrettanto intime sono le illustrazioni di Mirijam, che, dipingendo con l’acquerello digitale, è riuscita a trasformare la forza e la fragilità delle mie parole, non di rado ermetiche, in linee delicate ma decise, in un processo che l’ha condotta all’essenzialità, con una genesi non dissimile da quella della mia poetica: con una pratica a togliere, piuttosto che ad aggiungere. Trovo che ci sia un rispecchiamento nel nostro procedere. 

Quando osservo le illustrazioni di Mirijam trovo ogni volta dettagli che non avevo notato in precedenza. Mi piace che il corpo sia così presente nei suoi disegni; che ci sia quasi una balletto dei piccoli gesti, di quei movimenti apparentemente trascurabili ma che in realtà sono carichi di senso. 

Anche la mia poesia è permeata dal corpo, da mani che si esprimono, dalla danza dei movimenti. Ritrovare tutto ciò nelle immagini intense di Mirijam vuol dire che qualcosa di mio è arrivato.FFMH_mareinbocca_mockup_04 copia

C’è qualche poesia particolarmente significativa per te all’interno della raccolta?

Direi Bambina a zig zag, da cui deriva anche il titolo della raccolta. Il titolo si è trasformato più volte e devo ringraziare mia mamma che ha avuto l’intuizione di utilizzare il verso “il mare in bocca”, contenuto in Bambina a zig zag e che, forse più di altre poesie, sa riassumere l’essenza dell’intero racconto. La bambina della poesia nuota andando a zig zag, rivelandosi solo in parte, a tratti scomparendo, con l’acqua del mare che le entra in bocca. La presenza del mare esprime il desiderio di andare oltre i propri limiti verso orizzonti differenti; il mare in bocca è lo slancio verso una dimensione di cambiamento e libertà, che si unisce alla sensazione di aver scoperto finalmente qualcosa. Spero in realtà che ognuna delle persone che leggerà questa e altre mie poesie troverà qualcosa di diverso, che gli risuoni nel profondo e che inneschi nuove immagini e significati. 

E poi citerei, forse, Acqua in bocca, non solo per l’ulteriore richiamo al titolo della raccolta, ma anche per il suo ritmo giocoso, quasi da “filastrocca per adulti”, che è un’altra anima della poesia, quella sonora e musicale, che mi appartiene e che mi diverte particolarmente, “tenendomi compagnia”.

Francesca, chi è, per te, il lettore ideale del libro?

Chiunque sia incuriosito dalla poesia, direi … 

Aggiungo anche che, fin da subito, il progetto intendeva rivolgersi a un pubblico ampio, per fascia di età, quindi non prettamente adulto. Mi piaceva l’idea che il libro potesse funzionare anche per i ragazzi, della fine medie in poi, sia per la ritmica, che per i temi affrontati. Sono presenti più temi propri dei più giovani ma non solo, come la ricerca di identità, le trasformazioni fisiche e non; la difficolta di affrontare piccole e grandi sfide che la vita pone sulla strada di ognuno, come la morte, l’amore, le sconfitte, l’incontro con la natura che ci circonda ecc. FFMH_mareinbocca_mockup_07 copia

Ci sono poet* che ti hanno ispirato nel tuo approccio alla poesia?

Sicuramente una maestra assoluta è Wislawa Zimbroska; poi tra le poetesse illuminanti che ho sempre sul comodino c’è Chandra Livia Candiani. Mi sento molto in linea con la sua sensibilità e la sua poesia malinconica, fragile e forte, al tempo stesso. Altre poetesse italiane che stimo e amo molto leggere sono Silvia Vecchini che scrive anche per l’infanzia, Francesca Genti Alessandra Racca, di cui ho seguito alcuni corsi. Un altro riferimento importante per la mia esperienza di scrittura è la Piccola Accademia di Poesia a cura di Elena Mearini, con Marco Saya e Angelo De Stefano presso LABÒ, associazione culturale promossa e ospitata da Morellini Editore, a Milano.

Hai scelto di pubblicare il libro nella collana Cento di franzLAB, come mai? 

Sono felice di far parte della collana Cento, perché rende il libro qualcosa di unico, con la tiratura limitata in cento copie, numerate e firmate. Anche la scelta della rilegatura è stata lunga e complessa. Ci siamo decise per la brossura svizzera con l’impiego di un filo blu, che mettesse simbolicamente in congiunzione me e Mirijam, oltre a creare delle connessioni con le persone che sfoglieranno il libro. La raccolta sarà custodita in un cofanetto, mentre l’illustrazione in copertina sarà leggermente in rilievo, invitando il lettore a un approccio tattile e sensoriale con la carta stampata. I livelli di interazione con il libro sono tanti e diversi … non vediamo l’ora che i nostri lettori li scoprano e ce li raccontino!

 

Il volume “Il mare in bocca”, sarà acquistabile nello e-shop di franzLAB dal 1° febbraio 2022.

Giovedì 10 febbraio (ore 18.00) si terrà la prima presentazione alla presenza delle autrici del libro “Il mare in bocca”, alla Waltherhaus di Bolzano nell’ambito della rassegna Bücherwelten.

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